MTM n°17
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 6 - Numero 2 - apr/set 2007
L'Ospedale
 


Dott. Eugenio Raimondo
Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico e responsabile editoriale.


Anno 6 - Numero 2
apr/set 2007

 

Oggi operiamo circa 48 pazienti al mese, 12 pazienti per sala al giorno con 4 sale al mese. Riusciamo a visitare circa 20 pazienti in un giorno che provengono da tutta la nazione, isole comprese.

Vogliamo sfruttare la seduta operatoria per poter fare anche altre indagini strumentali e piccola chirurgia difficili da organizzare in una struttura pubblica per un soggetto non collaborante




Ospedale Israelitico: Odontoiatria speciale per pazienti diversamente abili e critici
Resoconto ad un anno di attività


del Dott. Eugenio Raimondo

sala operatoriaEra giugno 2006 quando iniziammo questa attività rivolta ai pazienti più deboli, quelli che non vuole nessuno, che non producono reddito, che sono molto spesso considerati “difficili”. Non esiste, ho sempre pensato, una sanità per pazienti facili da trattare ed un’altra per pazienti difficili. Quando, dalla Calabria venni a Roma per studiare medicina ho sempre pensato un domani di poter donare la mia conoscenza a servizio di tutti, soprattutto della classe più emarginata. Era caldo quella prima domenica di giugno. Già di domenica. Le sale operatorie gli altri giorni erano occupate. Il progetto è partito quasi per caso. Andai in Ospedale per parlare con l’architetto Dr. Pezzi, che aveva da poco riorganizzato la ristrutturazione dello stesso, a chiedere informazioni sulle normative vigenti per aprire una sala operatoria per un day Hospital in Calabria. Parlando delle mie esigenze, e cioè di trattare i disabili in anestesia generale, mi invitò a conoscere il Direttore Sanitario Dr.Gianluigi Spinelli, molto sensibile a tale problematica. Dopo pochi minuti di colloquio con il Direttore scoprimmo di avere in comune tante cose tra cui la nostra origine. «Mi presenti un progetto » mi disse, «penso che potremo iniziare a trattare i disabili. Le posso dare la disponibilità della domenica». E così fu. Una sala operatoria ogni 15 giorni, la validissima Equipe di anestesisti dell’Ospedale San Giovanni -Addolorata diretta dal Prof.Mario Di Lazzaro ed in loco dal Dr.Antonio Busetta, una squadra di infermieri professionali con tantissima esperienza diretti prima da Susanna Fusco e attualmente da Luigi Iacovino e personale infermieristico del Day Hospital diretti da Marta Wronska. Gli odontoiatri e gli igienisti dentali li ho scelti io tra quelli con cui avevo creato, presso il Presidio ospedaliero di Cetraro, il primo reparto di Odontoiatria Speciale nel Sud gestito da volontariato professionale e con cui avevo trattato in narcosi quasi 1000 pazienti. Proprio lì, a Cetraro mi capitò di conoscere l’onorevole Franco Dalia, a cui operai la sorella Roberta affetta da Sindrome di clown terapiaDown. Gli parlai del progetto che stava iniziando presso l’Israelitico di Roma. L’onorevole aveva ed ha tuttora un ruolo importante nella sanità laziale. È il presidente della Commissione Sanità della Regione. Mi finanzia il Progetto con 250.000 euro. Non mi sembrava vero. Andai con la delibera in mano dal Dr.Spinelli con i fondi da destinare all’Ospedale per organizzare tale servizio. Il Direttore Generale dell’Ente ospedaliero Dr. Antonio Mastrapasqua mi riceve alla sede centrale all’Isola Tiberina. Di poche parole, ma forte della sua esperienza, mi stringe la mano e mi augura buon lavoro. Un anno dopo. Potrei dire otto mesi dopo. E si perché otto mesi dopo siamo stati costretti a raddoppiare le sale operatorie e ad organizzare anche ricoveri in regime ordinario. Oggi operiamo circa 48 pazienti al mese, 12 pazienti per sala al giorno con 4 sale al mese. Ho una Equipe di 20 professionisti che si alternano nel servizio. Due anestesisti per sala ed uno alle visite. Riusciamo a visitare circa 20 pazienti in un giorno. Provengono clown terapiada tutta la nazione, comprese le isole. Non solo disabili mentali, ma anche cardiopatici, trapiantati, oncologici, diabetici gravi, in trattamento TAO, paralizzati ecc.Quello che riusciamo a garantire? Tutto. Sì tutto quello che naturalmente ci è concesso di fare considerando il livello di disabilità del soggetto e il livello di igiene orale. Anzi riteniamo che proprio in questi particolari soggetti la salute del cavo orale sia estremamente importante. A settembre partiremo con l’implantologia e la riabilitazione protesica fissa. Ma non ci sembra abbastanza. Vogliamo sfruttare la seduta operatoria per poter fare anche altre indagini strumentali e piccola chirurgia che magari risulta difficile da organizzare in una struttura pubblica per un soggetto non collaborante. Per esempio fare una ecografia, una gastroscopia, una visita otorino o partire anche dalle cose più semplici: tagliare le unghie dei piedi e levare il cerume all’orecchie. Provate a farlo ad un disabile mentale. È molto difficile. Non collabora. Perché non farlo quando è addormentato ottimizzando la seduta operatoria. Abbiamo fatto togliere amartomi a malati di sclerosi tuberosa dal nostro chirurgo plastico Prof.Maurizio Eleuteri, o visite urologiche dal Prof. Flavio Forte. repartoUna Equipe multidisciplinare è quello che sto cercando di costituire. Il disabile dovrà poter fare il suo check-up addormentato. Luisa Colonnese e Emanuela Finocchiaro sono ormai linea diretta con i genitori e con i malati per organizzare gli appuntamenti delle visite. Priscilla Barros organizza la sala operatoria ed i ricoveri. Sono esempio di gentilezza e professionalità. È come dovrebbe sempre essere in un Ospedale. La signora Antonella Gallo ci fa da Tutor con la direzione sanitaria. È una bella squadra, siamo soddisfatti. Abbiamo trattato quasi 400 pazienti, con tanta terapia conservativa e poco estrattiva. Abbiamo riabilitato protesicamente diversi soggetti anche con ponti fissi e con un programma mirato di igiene dentale e di educazione alimentare. Purtroppo anche due tumori maligni tra le nostre diagnosi. Cresceremo, punteremo ad essere un buon Centro di Riferimento del Lazio e anche del Centro Italia. Daremo a questi ragazzi la giusta dignità alleviando le loro già considerevoli sofferenze. Non dimenticavo, sono la nostra ciliegina, i Clown Dottori, della Associazione Ridere per vivere capitanati dal Dr. Leonardo Spina alias Dr. Spinotto. Accompagnano in sala operatoria i pazienti e li aspettano al risveglio insieme al dolce suono del flauto del Maestro Roberto Cilona. Grazie a tutti, ai miei operatori, alla Dr.ssa Daniela Loieroe al Dr. Pietro Pavia responsabili dell’ambulatorio e della degenza, al Dr. Marco Migliari e dr.ssa Ilora Loiacono responsabili della sala operatoria, alle dr.sse Francesca Sinni e Monica Uttaro responsabili del programma di igiene dentale. Grazie ai primi operatori Dr.Giuseppe Romanelli, Dr.Francesco Parisi, Dr. Stefano Carelli, Dr.Massimo Magliocchetti, Dr.Ernesto Iusi ed ai loro aiuti Dr.Michele Suraci, Dr.ssa Delfina Sirena, Dr. Aurelio Loiacono, Dr. Luca Gusmano, Ed ancora agli odontotecnici Giorgio Tombellini, Adriano Tisei, Luigi Biancolella, Alberto Villarosa, Michele Arnieri , all’assistente sociale Carmela Losardo, agli studenti di odontoiatria Luigi Montella, Luca Raimondo, agli assistenti alla poltrona Romana Raimondo, Ermelinda Greco, Illuminatus Reweyendera, Ottavia Gravina, Federica Vietti, Svlitlana Galas. Grazie a tutto il personale che si adopera per la buona riuscita del servizio, un particolare ringraziamento alla ausiliaria Antonella Moccia, e gli infermieri Anna Rosaria Guatieri, Antonio D’Agostino,Margareta Iordache, Luciana Ciavarella,Gabriela Rizea e Violeta Mirela.

medici e pazienti medici e pazienti

Presenza di amartomi in soggetto affetto da sclerosi tuberosa Carcinoma del pavimento della bocca Interventi di ricostruzione con perni canalari


La Lettera

GENTILISSIMO PROF. RAIMONDO,

Abugi e la sua famigliaSono la mamma [adottiva] di Obugella Bufalieri, da tutti chiamato Abugi, il ragazzo da Lei sottoposto, in data 8 luglio c.m., ad alcune cure odontoiatriche.
Mi permetto inviareLe queste poche righe, innanzitutto per ringraziarLa del suo eccellente operato ed esprimere tutta la mia gratitudine anche a tutti i suoi collaboratori che si sono dimostrati molto preparati dal punto di vista professionale e disponibili, in tutti i sensi, sia nei confronti di mio figlio che di tutti gli altri pazienti, purtroppo tutti in situazione di gravità, in quanto portatori di handicap gravi.
Se mi è consentito, vorrei metterLa al corrente della splendida circostanza che ha cambiato la vita di tutta la mia famiglia. Le premetto che, avendo già due bellissimi figli ed in pieno accordo sia con loro che con mio marito, tutti insieme abbiamo preso la decisione di prenderci cura di questa meravigliosa creatura che anche Lei ha avuto l’opportunità di conoscere.
Qualche anno fa Abugi, quando aveva solo pochi mesi, si trovava in una situazione di estrema gravità ed era stato affidato all’Ambasciata del suo Paese che a sua volta lo aveva lasciato in custodia ad alcune assistenti o badanti sempre provenienti da Paesi stranieri, le quali, tutto facevano tranne che prendersi cura di questa creatura. Mia figlia Luana facendo parte del corpo dei volontari della nostra parrocchia frequentava giornalmente il reparto di pediatria dell’ospedale Policlinico Umberto I° ed ebbe lei per prima la fortuna di conoscere Abugi, a cui i medici, dato il grave handicap [idrocefalia congenita], davano poche speranze di sopravvivenza. E fu grazie ai suoi continui solleciti che mi recai personalmente in ospedale per conoscere questo bambino e al momento dell’incontro tra me e lui è scattato qualcosa di magico: infatti credo di averlo guardato talmente con tanta tenerezza ed amore che lui, immediatamente, muovendo la sua piccola bocca, sembrò che mi stesse chiamando “mamma”.
Da allora sono iniziate tutte le nostre peripezie: pur lavorando e dovendo prendermi cura della mia famiglia, tutti i pomeriggi li passavo in ospedale con Abugi; dal momento che era molto piccolo e, a mio modesto parere anche mal nutrito, cominciai a portargli delle pappe molto sostanziose e, a distanza di poco tempo, già si era irrobustito. Dopo alcuni mesi, inaspettatamente, l’Ambasciata predispose il suo rimpatrio; io e tutta la mia famiglia eravamo veramente disperati perché sembrava che non ci fosse nessuna soluzione, ma all’improvviso [e qui credo che ci sia stata proprio la volontà di Dio] tramite un mio collega, che a quel tempo conoscevo molto poco, e ad una sua conoscenza presso l’Ambasciata si riuscì a bloccare il rimpatrio.
Dimesso dal Policlinico Umberto I° e ricoverato presso una clinica, Abugi restava sempre in attesa del rimpatrio. Noi vivevamo nel terrore che un qualsiasi giorno non l’avremmo più ritrovato. “Fortunatamente” per noi il figlio dell’Ambasciatore per un serio intervento chirurgico ebbe bisogno di sangue e mio marito si offrì di darglielo, ottenendo in cambio dall’Ambasciata il permesso di tenere Abugi con noi per i fine settimana. La cosa ci rese tutti molto felici, però era veramente molto triste quando, la domenica sera, eravamo costretti a riportarlo in clinica dopo aver aspettato che si addormentasse per far sì che non piangesse.
Non si poteva andare avanti in quelle condizioni. Così un giorno prendemmo contatti con un avvocato, che avendo dei parenti nel Paese di origine di Abugi poteva entrarvi senza troppe difficoltà; a nostre spese si recò presso la famiglia di origine di nostro figlio riuscendo ad ottenere la documentazione necessaria per richiedere la tutela e conseguentemente l’affidamento dal Tribunale dei minori di Roma [in presenza del giudice, Dott.ssa Marcazzan, mettemmo per iscritto che non avremmo mai accettato alcun compenso poiché noi facevamo questo soltanto per il grande amore che provavamo per questa creatura].
A distanza di un paio di anni abbiamo anche avviato le pratiche per l’adozione; che grazie a Dio, alla disponibilità della famiglia di origine e grazie anche alla disponibilità dell’allora Presidente del Tribunale dei minori di Roma siamo riusciti ad ottenere con nostra immensa gioia.
Nel corso questi anni il papà naturale di Abugi è venuto a trovarci tre volte, trattenendosi alcune settimane nella nostra casa, e noi tutti ogni volta che deve tornare nel suo Paese non riusciamo a trattenere le lacrime perché, essendo il papà di Abugi, lo amiamo come se fosse un nostro fratello e lo ringraziamo sempre di averci fatto questo grande dono.

La ringrazio di nuovo e la saluto cordialmente
Aurelia Morini


La storia di Giancarlo

sala operatoriaGiancarlo è un ragazzo di Crotone affetto da tetraparesi spastica. È’ paralizzato a letto in una posizione anchilosante con la testa piegata di lato ed il corpo ormai deformato. Non parla, ma ti guarda e lo fa con gli occhi. Lo conobbi a Cetraro, nel reparto che fondai nel 2001 sempre per le cure dei portatori di Handicap. La storia di Giancarlo, purtroppo, è la storia di un ragazzo a cui sono state rifiutate indagini preziose per conoscere la grave malattia di cuisala operatoria è adesso affetto, subentrata alla già sua precaria condizione: il Morbo Non Hodking. Aveva una emoglobina molto bassa, feci scure. Qualunque medico, anche neolaureato avrebbe pensato una perdita di sangue dall’intestino o dallo stomaco. Ma nessuno, in Calabria si è reso disponibile per una gastroscopia o colonscopia. “ Tanto, con le condizione in cui si trova, non ne vale la pena”, dicevano i colleghi.
sala operatoria Presso il nostro Servizio abbiamo organizzato con il Dr. Cannaviello una indagine gastroscopica prima della seduta odontoiatrica, con la stessa sedazione ed abbiamo scoperto delle lesioni esofagee ulcerate ed emorragiche dalla cui diagnosi istologica si è purtroppo diagnosticato il tumore. Non so quale potrà essere il destino di Giancarlo, ricoverato in oncologia dello stesso Ospedale, ma gli auguro che possa rimettersi presto, nonostante purtroppo la diagnosi non è stata precoce. Sia comunque il suo sacrificio e la sua difficile esistenza un chiaro invito al rispetto della persona e della dignità umana, soprattutto per il personale sanitario distratto e fatalista.