Ospedale Israelitico:
Odontoiatria speciale per pazienti diversamente abili e critici
Resoconto ad un anno di attività
del Dott. Eugenio Raimondo
Era
giugno 2006 quando iniziammo questa attività rivolta ai pazienti
più deboli, quelli che non vuole nessuno, che non producono reddito,
che sono molto spesso considerati “difficili”. Non esiste, ho sempre
pensato, una sanità per pazienti facili da trattare ed un’altra
per pazienti difficili. Quando, dalla Calabria venni a Roma per
studiare medicina ho sempre pensato un domani di poter donare la
mia conoscenza a servizio di tutti, soprattutto della classe più
emarginata. Era caldo quella prima domenica di giugno. Già di domenica.
Le sale operatorie gli altri giorni erano occupate. Il progetto
è partito quasi per caso. Andai in Ospedale per parlare con l’architetto
Dr. Pezzi, che aveva da poco riorganizzato la ristrutturazione dello
stesso, a chiedere informazioni sulle normative vigenti per aprire
una sala operatoria per un day Hospital in Calabria. Parlando delle
mie esigenze, e cioè di trattare i disabili in anestesia generale,
mi invitò a conoscere il Direttore Sanitario Dr.Gianluigi Spinelli,
molto sensibile a tale problematica. Dopo pochi minuti di colloquio
con il Direttore scoprimmo di avere in comune tante cose tra cui
la nostra origine. «Mi presenti un progetto » mi disse, «penso che
potremo iniziare a trattare i disabili. Le posso dare la disponibilità
della domenica». E così fu. Una sala operatoria ogni 15 giorni,
la validissima Equipe di anestesisti dell’Ospedale San Giovanni
-Addolorata diretta dal Prof.Mario Di Lazzaro ed in loco dal Dr.Antonio
Busetta, una squadra di infermieri professionali con tantissima
esperienza diretti prima da Susanna Fusco e attualmente da Luigi
Iacovino e personale infermieristico del Day Hospital diretti da
Marta Wronska. Gli odontoiatri e gli igienisti dentali li ho scelti
io tra quelli con cui avevo creato, presso il Presidio ospedaliero
di Cetraro, il primo reparto di Odontoiatria Speciale nel Sud gestito
da volontariato professionale e con cui avevo trattato in narcosi
quasi 1000 pazienti. Proprio lì, a Cetraro mi capitò di conoscere
l’onorevole Franco Dalia, a cui operai la sorella Roberta affetta
da Sindrome di Down.
Gli parlai del progetto che stava iniziando presso l’Israelitico
di Roma. L’onorevole aveva ed ha tuttora un ruolo importante nella
sanità laziale. È il presidente della Commissione Sanità della Regione.
Mi finanzia il Progetto con 250.000 euro. Non mi sembrava vero.
Andai con la delibera in mano dal Dr.Spinelli con i fondi da destinare
all’Ospedale per organizzare tale servizio. Il Direttore Generale
dell’Ente ospedaliero Dr. Antonio Mastrapasqua mi riceve alla sede
centrale all’Isola Tiberina. Di poche parole, ma forte della sua
esperienza, mi stringe la mano e mi augura buon lavoro. Un anno
dopo. Potrei dire otto mesi dopo. E si perché otto mesi dopo siamo
stati costretti a raddoppiare le sale operatorie e ad organizzare
anche ricoveri in regime ordinario. Oggi operiamo circa 48 pazienti
al mese, 12 pazienti per sala al giorno con 4 sale al mese. Ho una
Equipe di 20 professionisti che si alternano nel servizio. Due anestesisti
per sala ed uno alle visite. Riusciamo a visitare circa 20 pazienti
in un giorno. Provengono da
tutta la nazione, comprese le isole. Non solo disabili mentali,
ma anche cardiopatici, trapiantati, oncologici, diabetici gravi,
in trattamento TAO, paralizzati ecc.Quello che riusciamo a garantire?
Tutto. Sì tutto quello che naturalmente ci è concesso di fare considerando
il livello di disabilità del soggetto e il livello di igiene orale.
Anzi riteniamo che proprio in questi particolari soggetti la salute
del cavo orale sia estremamente importante. A settembre partiremo
con l’implantologia e la riabilitazione protesica fissa. Ma non
ci sembra abbastanza. Vogliamo sfruttare la seduta operatoria per
poter fare anche altre indagini strumentali e piccola chirurgia
che magari risulta difficile da organizzare in una struttura pubblica
per un soggetto non collaborante. Per esempio fare una ecografia,
una gastroscopia, una visita otorino o partire anche dalle cose
più semplici: tagliare le unghie dei piedi e levare il cerume all’orecchie.
Provate a farlo ad un disabile mentale. È molto difficile. Non collabora.
Perché non farlo quando è addormentato ottimizzando la seduta operatoria.
Abbiamo fatto togliere amartomi a malati di sclerosi tuberosa dal
nostro chirurgo plastico Prof.Maurizio Eleuteri, o visite urologiche
dal Prof. Flavio Forte. Una
Equipe multidisciplinare è quello che sto cercando di costituire.
Il disabile dovrà poter fare il suo check-up addormentato. Luisa
Colonnese e Emanuela Finocchiaro sono ormai linea diretta con i
genitori e con i malati per organizzare gli appuntamenti delle visite.
Priscilla Barros organizza la sala operatoria ed i ricoveri. Sono
esempio di gentilezza e professionalità. È come dovrebbe sempre
essere in un Ospedale. La signora Antonella Gallo ci fa da Tutor
con la direzione sanitaria. È una bella squadra, siamo soddisfatti.
Abbiamo trattato quasi 400 pazienti, con tanta terapia conservativa
e poco estrattiva. Abbiamo riabilitato protesicamente diversi soggetti
anche con ponti fissi e con un programma mirato di igiene dentale
e di educazione alimentare. Purtroppo anche due tumori maligni tra
le nostre diagnosi. Cresceremo, punteremo ad essere un buon Centro
di Riferimento del Lazio e anche del Centro Italia. Daremo a questi
ragazzi la giusta dignità alleviando le loro già considerevoli sofferenze.
Non dimenticavo, sono la nostra ciliegina, i Clown Dottori, della
Associazione Ridere per vivere capitanati dal Dr. Leonardo Spina
alias Dr. Spinotto. Accompagnano in sala operatoria i pazienti e
li aspettano al risveglio insieme al dolce suono del flauto del
Maestro Roberto Cilona. Grazie a tutti, ai miei operatori, alla
Dr.ssa Daniela Loieroe al Dr. Pietro Pavia responsabili dell’ambulatorio
e della degenza, al Dr. Marco Migliari e dr.ssa Ilora Loiacono responsabili
della sala operatoria, alle dr.sse Francesca Sinni e Monica Uttaro
responsabili del programma di igiene dentale. Grazie ai primi operatori
Dr.Giuseppe Romanelli, Dr.Francesco Parisi, Dr. Stefano Carelli,
Dr.Massimo Magliocchetti, Dr.Ernesto Iusi ed ai loro aiuti Dr.Michele
Suraci, Dr.ssa Delfina Sirena, Dr. Aurelio Loiacono, Dr. Luca Gusmano,
Ed ancora agli odontotecnici Giorgio Tombellini, Adriano Tisei,
Luigi Biancolella, Alberto Villarosa, Michele Arnieri , all’assistente
sociale Carmela Losardo, agli studenti di odontoiatria Luigi Montella,
Luca Raimondo, agli assistenti alla poltrona Romana Raimondo, Ermelinda
Greco, Illuminatus Reweyendera, Ottavia Gravina, Federica Vietti,
Svlitlana Galas. Grazie a tutto il personale che si adopera per
la buona riuscita del servizio, un particolare ringraziamento alla
ausiliaria Antonella Moccia, e gli infermieri Anna Rosaria Guatieri,
Antonio D’Agostino,Margareta Iordache, Luciana Ciavarella,Gabriela
Rizea e Violeta Mirela.
La Lettera
GENTILISSIMO PROF. RAIMONDO,
Sono
la mamma [adottiva] di Obugella Bufalieri, da tutti chiamato Abugi,
il ragazzo da Lei sottoposto, in data 8 luglio c.m., ad alcune cure
odontoiatriche.
Mi permetto inviareLe queste poche righe, innanzitutto per ringraziarLa
del suo eccellente operato ed esprimere tutta la mia gratitudine
anche a tutti i suoi collaboratori che si sono dimostrati molto
preparati dal punto di vista professionale e disponibili, in tutti
i sensi, sia nei confronti di mio figlio che di tutti gli altri
pazienti, purtroppo tutti in situazione di gravità, in quanto portatori
di handicap gravi.
Se mi è consentito, vorrei metterLa al corrente della splendida
circostanza che ha cambiato la vita di tutta la mia famiglia. Le
premetto che, avendo già due bellissimi figli ed in pieno accordo
sia con loro che con mio marito, tutti insieme abbiamo preso la
decisione di prenderci cura di questa meravigliosa creatura che
anche Lei ha avuto l’opportunità di conoscere.
Qualche anno fa Abugi, quando aveva solo pochi mesi, si trovava
in una situazione di estrema gravità ed era stato affidato all’Ambasciata
del suo Paese che a sua volta lo aveva lasciato in custodia ad alcune
assistenti o badanti sempre provenienti da Paesi stranieri, le quali,
tutto facevano tranne che prendersi cura di questa creatura. Mia
figlia Luana facendo parte del corpo dei volontari della nostra
parrocchia frequentava giornalmente il reparto di pediatria dell’ospedale
Policlinico Umberto I° ed ebbe lei per prima la fortuna di conoscere
Abugi, a cui i medici, dato il grave handicap [idrocefalia congenita],
davano poche speranze di sopravvivenza. E fu grazie ai suoi continui
solleciti che mi recai personalmente in ospedale per conoscere questo
bambino e al momento dell’incontro tra me e lui è scattato qualcosa
di magico: infatti credo di averlo guardato talmente con tanta tenerezza
ed amore che lui, immediatamente, muovendo la sua piccola bocca,
sembrò che mi stesse chiamando “mamma”.
Da allora sono iniziate tutte le nostre peripezie: pur lavorando
e dovendo prendermi cura della mia famiglia, tutti i pomeriggi li
passavo in ospedale con Abugi; dal momento che era molto piccolo
e, a mio modesto parere anche mal nutrito, cominciai a portargli
delle pappe molto sostanziose e, a distanza di poco tempo, già si
era irrobustito. Dopo alcuni mesi, inaspettatamente, l’Ambasciata
predispose il suo rimpatrio; io e tutta la mia famiglia eravamo
veramente disperati perché sembrava che non ci fosse nessuna soluzione,
ma all’improvviso [e qui credo che ci sia stata proprio la volontà
di Dio] tramite un mio collega, che a quel tempo conoscevo molto
poco, e ad una sua conoscenza presso l’Ambasciata si riuscì a bloccare
il rimpatrio.
Dimesso dal Policlinico Umberto I° e ricoverato presso una clinica,
Abugi restava sempre in attesa del rimpatrio. Noi vivevamo nel terrore
che un qualsiasi giorno non l’avremmo più ritrovato. “Fortunatamente”
per noi il figlio dell’Ambasciatore per un serio intervento chirurgico
ebbe bisogno di sangue e mio marito si offrì di darglielo, ottenendo
in cambio dall’Ambasciata il permesso di tenere Abugi con noi per
i fine settimana. La cosa ci rese tutti molto felici, però era veramente
molto triste quando, la domenica sera, eravamo costretti a riportarlo
in clinica dopo aver aspettato che si addormentasse per far sì che
non piangesse.
Non si poteva andare avanti in quelle condizioni. Così un giorno
prendemmo contatti con un avvocato, che avendo dei parenti nel Paese
di origine di Abugi poteva entrarvi senza troppe difficoltà; a nostre
spese si recò presso la famiglia di origine di nostro figlio riuscendo
ad ottenere la documentazione necessaria per richiedere la tutela
e conseguentemente l’affidamento dal Tribunale dei minori di Roma
[in presenza del giudice, Dott.ssa Marcazzan, mettemmo per iscritto
che non avremmo mai accettato alcun compenso poiché noi facevamo
questo soltanto per il grande amore che provavamo per questa creatura].
A distanza di un paio di anni abbiamo anche avviato le pratiche
per l’adozione; che grazie a Dio, alla disponibilità della famiglia
di origine e grazie anche alla disponibilità dell’allora Presidente
del Tribunale dei minori di Roma siamo riusciti ad ottenere con
nostra immensa gioia.
Nel corso questi anni il papà naturale di Abugi è venuto a trovarci
tre volte, trattenendosi alcune settimane nella nostra casa, e noi
tutti ogni volta che deve tornare nel suo Paese non riusciamo a
trattenere le lacrime perché, essendo il papà di Abugi, lo amiamo
come se fosse un nostro fratello e lo ringraziamo sempre di averci
fatto questo grande dono.
La ringrazio di nuovo e la saluto cordialmente
Aurelia Morini
La storia di Giancarlo
Giancarlo
è un ragazzo di Crotone affetto da tetraparesi spastica. È’ paralizzato
a letto in una posizione anchilosante con la testa piegata di lato
ed il corpo ormai deformato. Non parla, ma ti guarda e lo fa con
gli occhi. Lo conobbi a Cetraro, nel reparto che fondai nel 2001
sempre per le cure dei portatori di Handicap. La storia di Giancarlo,
purtroppo, è la storia di un ragazzo a cui sono state rifiutate
indagini preziose per conoscere la grave malattia di cui
è adesso affetto, subentrata alla già sua precaria condizione: il
Morbo Non Hodking. Aveva una emoglobina molto bassa, feci scure.
Qualunque medico, anche neolaureato avrebbe pensato una perdita
di sangue dall’intestino o dallo stomaco. Ma nessuno, in Calabria
si è reso disponibile per una gastroscopia o colonscopia. “ Tanto,
con le condizione in cui si trova, non ne vale la pena”, dicevano
i colleghi.
Presso il nostro Servizio abbiamo organizzato con il Dr. Cannaviello
una indagine gastroscopica prima della seduta odontoiatrica, con
la stessa sedazione ed abbiamo scoperto delle lesioni esofagee ulcerate
ed emorragiche dalla cui diagnosi istologica si è purtroppo diagnosticato
il tumore. Non so quale potrà essere il destino di Giancarlo, ricoverato
in oncologia dello stesso Ospedale, ma gli auguro che possa rimettersi
presto, nonostante purtroppo la diagnosi non è stata precoce. Sia
comunque il suo sacrificio e la sua difficile esistenza un chiaro
invito al rispetto della persona e della dignità umana, soprattutto
per il personale sanitario distratto e fatalista.
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