L'Elastografia nella diagnosi del tumore al seno
Un ecografia di ultima generazione che permetterà di ridurre
il numero di biopsie
di Fabio Vinci
Questa nuova tecnica è in grado di
individuare e valutare,con l’uso
di ultrasuoni, le proprietà di elasticità
o durezza dei tessuti molli:
in particolare gli studi più recenti
si stanno rivolgendo al
campo senologico, con lo scopo
di fornire diagnosi più precise sui
reperti nodulari senza ricorrere a
tecniche invasive, quali la biopsia.
Fino ad oggi infatti, in caso
di diagnosi dubbia di tumore alla
mammella, l’esame bioptico è
stata considerato il test di elezione
per distinguere le forme maligne
da quelle benigne, garantendo
una grande sensibilità ma
comportando grandi disagi . L’elastosonografia
si propone di
mantenere questa sensibilità azzerando
l’invasività. Essa si basa
sul fatto che i tessuti tumorali sono
più rigidi di quelli che circondano
una lesione innocua, poiché
contengono zone di infiltrazione,
cellule morte e altre in rapida
crescita e spesso anche
un’abbondante componente fibrotica,
più dura rispetto ai tessuti
sani. L’elastosonografia nasce
dunque come evoluzione di
una normale ecografia: vengono
inviate onde sonore che, in base
al tipo di tessuto incontrato, sono
rispettivamente assorbite o respinte
in diverse proporzioni –
venendo poi tradotte dall’elastosonografo
in immagini; in aggiunta
rispetto all’ecografia vengono
però valutati il movimento
e la resistenza dei tessuti alla
pressione. L’utilizzo di questa
innovativa tecnica, che in Italia
sta conseguendo notevoli progressi,
aumenterà l’efficacia diagnostica
dell’ecografia tradizionale
soprattutto per le donne più
giovani, che presentano in media mammelle più dense: in questi
casi la mammografia serve a poco
e così, di fronte alle lesioni
sempre più piccole che i mezzi
attuali consentono di vedere, fino
ad oggi è sempre stato necessario
ricorrere all’ago-biopsia per avere una risposta certa.
Non bisogna però pensare che
questa tecnica possa del tutto sostituire
l’ormai diffusissima
mammografia né i prelievi con
ago, poiché non è una metodica
in grado di fornire da sola una diagnosi certa. L’immagine elastosonografica
è infatti fortemente
influenzata dalla struttura
isto-patologica e dalle dimensioni
della lesione analizzata:
per lesioni più grandi di 2 cm ha
dimostrato una minore accuratezza;
inoltre fenomeni non necessariamente
cancerosi, ma che
vanno a modificare l’elasticità
del tessuto esaminato, possono
dare una falsa positività.
Oggi l’elastosonografia non è
quindi un esame che si può porre
come alternativa radicale ad
altri test, ma affianca il medico
con la sua facilità di esecuzione
nelle decisioni che deve adottare,
quando è di fronte ad una lesione
ed ha bisogno di una conferma
che lo spinga ad effettuare ulteriori
accertamenti. Nonostante
le grandi promesse dunque,
per aspirare all’uso corrente questa
tecnica dovrà cimentarsi in
un più largo numero di casi contro
il più diffuso e consolidato
esame bioptico, ad oggi l’indiscusso
standard di riferimento
delle lesioni mammarie.
Notizie utili
L'Elastografia non può essere prenotata come indagine a sè stante, ma viene
eseguita, e solo in pochi centri italiani, nel caso si ritenga utile definire
le caratteristiche di una lesione riscontrata in ecografia. A Roma può essere
effettuata presso il Policlinico Sant'Andrea all'Unità di Senologia diretta
dalla professoressa Adriana Bonifacino: i tempi di prenotazione sono diversi
a seconda l'esigenza. La routine viaggia attraverso il numero verde regionale,
mentre laddove ci sia necessità per un sospetto o comunque un problema
da risolvere, si potrà ottenere un appuntamento sempre in regime
assistenziale pubblico chiamando lo 0633775997. Privatamente invece,
è possibile prenotare questa indagine presso il Centro Artemisia in Viale Liegi,
45, chiamando lo 068505 [E-mail: info@artemisia.it]
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