MTM n°6
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 2 - Numero 5/6 - set/dic 2003

Editoriale
 


Dott. Eugenio Raimondo
Il Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico e
responsabile editoriale.


Guardando il cielo

di Eugenio Raimondo

direttore@mtmweb.it

File al supermercato, sponsor, pannelli pubblicitari, mercificazione, occhiali da sole, un neo da togliere per vederti più bella, televisioni che si rincorrono, utenti ubriachi, false droghe incriminate, sentimenti soffocati, pianti fugaci, uomini senza più una fede, uomini che credono, no-global.
Un uomo si buca mentre la pioggia batte forte sui vetri sporchi della sua dimora, altri invece brindano una nascita, un uomo si masturba nel bagno di una clinica mentre la sua donna aspetta il suo seme. Figli si abbandonano nei cassonetti. Uomini che fingono di amare, donne che fingono di godere. Funerali di Stato e morti in silenzio. La maratona di New York, una bomba al cioccolato, una bomba senza cioccolato, una sala operatoria, un albero spezzato dal vento, un fiore che sboccia, un aereo che decolla, un bimbo che piange, un marinaio che riabbraccia i suoi cari. Un uomo con la testa senza più un corpo, un altro con il corpo senza mai la testa. A questa realtà l’uomo spesso sfugge: una pizza con gli amici, una birra, una grappa. Momento ormai indispensabile di aggregazione umana. Ma mai insieme guardiamo il cielo. Il cielo, ispiratore degli antichi maestri. Azzurro infinito ma cangiante.
Non ci piace sognare, per non essere più malinconici. Restiamo soli senza osare di più. La solitudine è il vero male che dobbiamo sconfiggere. È il vero handicap dell’uomo. È quell’handicap invisibile che si cela dietro un vestito nuovo, un rapido amplesso, un’automobile veloce, una donna straniera, la sua pelle candida e i suoi capelli morbidi. Un mendicante all’angolo della strada mi guarda. «Perchè questa scelta», gli chiedo? «Avevo un lavoro, ero stimato, ma mi sentivo solo», mi risponde. «Oggi non posseggo nulla, la mia casa è questo robusto cartone, il mio corpo è stanco, il mio cibo misero non è l’inutile, i miei panni sono l’indispensabile, ma guardo il cielo e non mi sento più solo». «Le nostre solitudini si devono confrontare», gli rispondo.
Dobbiamo crescere! E parlando del cielo anche per noi ci fu una pizza, una birra e una grappa.

Il prezzo che paghi per ogni tuo progetto tanto è più grande quanto più esso è elevato. Quando trovi ostacoli, muri invalicabili, strade incerte, occhi che non ti vedono, orecchie che non ti ascoltano, ma credi che quello che dovrai fare è giusto, non ti fermare mai, combatti, anche dedicandovi la vita se necessario. Ciò che credi sia giusto però dovrà essere valutato da persone di fede e di saggezza affinché ciò in cui credi non sia solo l’influenza del tuo piacere, il risultato di passate sofferenze. Cerca quindi sempre il confronto e se otterrai risposte giuste e per te di conforto, allora non fermarti mai, perché il mondo ha bisogno di uomini coraggiosi e forti. Il prezzo che pagherai forse è alto, ma certamente il tuo contributo lo è altrettanto.

Lettere al Direttore

L’importante ruolo di coesione tra le istituzioni mediche e i medici stessi che MedicalTeamMagazine intende ricoprire nel tempo, ottiene sempre più credito da parte dei nostri lettori. Lettere al Direttore rappresenta una finestra sulle vostre tante considerazioni relative alla nostra rivista, che ci aiutano a comprendere come affinare le tecniche di diffusione in funzione delle esigenze di una corretta informazione medica e sociale.

Gentile dott. Eugenio Raimondo,
ho letto la Vs. rivista per la prima volta proprio oggi.
Dire che sono rimasta colpita è sminuire, e comunque fortemente colpita dall’articolo iniziale, che parla di Salvatore e della sua stupenda gita all’Isola di Dino.
Oltre a ciò, mi sono resa conto che ci sono tantissime associazioni che si occupano di volontariato, affrontando malattie per lo più sconosciute.
Anch’io sono una volontaria.
Faccio parte dell’Unitalsi, con la quale svolgo incontri e viaggi, soprattutto pellegrinaggi per malati diversamente abili; abbiamo in gestione una “Casa famiglia” dove accogliamo i genitori dei bambini ricoverati al Bambin Gesù, tutti i sabati o tutte le domeniche. Inoltre, presto il mio aiuto presso la mensa Caritas di Ostia, dove in genere ospitiamo 350 persone al giorno.
Ma come dice lei Dott. Raimondo «Non mi sento allenata abbastanza». Ho bisogno “di dare di più” e cercherò di mettermi in contatto con alcune di queste associazioni.
[Simonetta Capponi]


Gent.ma Simonetta,
sono compiaciuto che ancora oggi si riesce ad entrare nell’animo delle persone al punto da invogliarle a testimoniare un’emozione personale. È ciò che io ho sempre cercato nella vita privata e professionale affinché la stessa non diventi routine ma ricerca, anche se a volte uso dei mezzi provocatori.
Dott. Eugenio Raimondo