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Nicoletta
Alborino
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Il Buon Umore
può e deve essere coltivato
Intervista al dott. Alberto
Spatola, psichiatra Responsabile
del S.p.d.c. presso l’Ospedale Civico di Palermo
di Nicoletta Alborino
Si
ritiene che siano in aumento i casi di pazienti che soffrono di depressione
di tipo reattivo, in cui cioè i fattori ambientali esterni hanno
la prevalenza nel determinare l'insorgenza della patologia [aumento del
costo della vita, terrorismo, ecc.]. Quale è la sua opinione?
Non esiste solamente la depressione intesa quale malattia psichiatrica
e disturbo dell’umore , codificata dai manuali di classificazione
internazionale delle malattie, come il Icd-10 o il Dsm iv-r, ma anche
la depressione che risente degli eventi di vita che sentiamo e giudichiamo
come negativi. Tale forma di depressione può essere, ancor più
incentivata dai media, con il forte impatto emotivo che hanno le notizie
di eventi luttuosi o tragici, ma anche le notizie relative alla difficoltà
del vivere. Certo è impensabile una regolamentazione dei media
al riguardo, ma è bene che si evitino fenomeni di curiosità
morbosa relativi alle notizie di cronaca nera, o ai fatti di terrorismo,
evitando di trascorrere molto tempo alla ricezione di informazione depressogena,
senza concedersi ampi spazi di riposo e provando a coltivare il buon umore.
Al riguardo può far bene o servire anche da profilassi coltivare
la lettura delle opere " buffe ", dei films e dei cartoons comici
, e coltivare soprattutto la compagnia di gente allegra, che ci aiuti
con il buon umore.
La migliore cura per la salute, sia fisica che mentale, è
la felicità. È uno slogan sempre attuale?
Il riso e il sorriso sono testimoni del buon umore e della nostra capacità
di destreggiarci negli eventi della vita, senza naufragare nella depressione,
anche quando le circostanze non sono delle migliori.
L’allegria non è solo un evento naturale e spontaneo che
non può coltivarsi e che uno ha o non ha; semmai occorre una certa
sapienza di vita, che ci permetta di cogliere il lato comico o ironico
di ogni situazione per meglio gestirla e viverla-ove possibile-con serenità.
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Avv.
Nino Marazzita |
Maschere
sociali
Definire cosa sia sano o meno appare oggi
un compito arduo. Un concetto/giudizio, quello di sano, con il quale deve
fare i conti anche il mondo della giurisprudenza, nella visione ideale
di purezza alla quale ci rimanda. Quanto, in questo senso, permane di
sano nel pianeta giuridico e quanto vi è invece di definitivamente
inquinato?
“Sano” è un concetto, è l’idea del giusto,
della normalità, della bontà morale… un principio
ideale che appare intrinsecamente valido ed efficace in un determinato
momento storico. In tal senso tutto è “sano” nel “pianeta
giuridico”, nell’insieme delle norme, in un ordinamento precostituito
e “civile”, ma nulla può essere ritenuto davvero “sano”
nella società civile, nel diritto “vivente”.
La “sanità” non è un “bene ontologico”,
ma una scelta politico-sociale; parimenti però, le singole realtà
concrete non sono “definitivamente inquinate” né “assolutamente
difformi”, ma semplicemente “relativamente vere”.
Secondo Lei, in qualità di Avvocato, esperto conoscitore e studioso
della natura umana, possiamo parlare di relazioni sociali, allo stato
attuale, con un tasso molto elevato di inquinamento?
Le relazioni sociali della società contemporanea, industrializzata
e capitalista non possono che essere inquinate; non perché sono
corrotte o degradate, ma poiché nell’epoca della telecomunicazione,
di internet, del valore dell’apparenza e del cosmopolitismo, l’individuo
tende a diventare sempre più “una parte del tutto”,
un personaggio dedito e designato a rivestire un ruolo, una “maschera”
di pirandelliana memoria. Il vero fallimento della moderna società
“civile” risiede però nella circostanza che la “spersonificazione”,
ormai, non investe le sole relazioni sociali, ma tende a contaminare anche
i rapporti umani, personali, famigliari.
Da cosa dipende?
Tutto ciò dipende da molti fattori, dallo Stato, dalla religione,
dalla continua ricerca di una “felicità” sempre meno
reale; ma forse dipende anche dall’ovvia e naturale evoluzione del
genere umano.
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Francesco
Crugliano |
Regole
per il benessere psico-fisico
di Francesco Crugliano
È risaputo che l’ansia e la depressione
non sono soltanto degli stati d’animo, ma dipendono anche da altri
fattori legati alla salute. A volte, testardamente, andiamo alla ricerca
di un rimedio, o di un farmaco, capace di renderci “felici”,
e di farci passare un malessere che attribuiamo, il più delle volte,
alla nostra psiche o alla nostra sensibilità. Le cause delle malattie,
per la maggior parte sono da ricondurre al nostro stile di vita troppo
lontano ormai da ritmi e da scelte naturali. Accanto ai rimedi della chimica
moderna di oggi, rimane così ancora attuale l’interpretazione
che Epicuro dava ai desideri volti al soddisfacimento della vita umana.
Distinse tre tipi di desideri: quelli naturali e necessari [il mangiare,
il bere, la soddisfazione dei bisogni elementari], quelli naturali e non
necessari [l’aspirare ad esempio a cibi buoni e agi modesti], e
quelli non naturali e non necessari [la bramosia di ricchezze ed onori];
si devono seguire i primi, si possono moderatamente seguire i secondi,
si devono fuggire i terzi.
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