MTM n°10
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 3 - Numero 6 - nov/dic 2004
Editoriale
 


Dott. Eugenio Raimondo
Il Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico e responsabile editoriale.


Anno 3 - Numero 6
nov/dic 2004


Il farmaco e l'uomo
di Eugenio Raimondo

direttore@mtmweb.it

Se si torna a casa senza ricetta medica non si è contenti come se la visita fosse stata inutile. Non interessa comprendere il perché di un sintomo, ma di farlo scomparire

isultato delle conquiste tecnologiche dell’era moderna è il farmaco, come tanti prodotti che hanno cambiato la qualità della vita. Ma è sempre in meglio? Certo per alcuni di essi la ripercussione a livello sociale è stata importante. Molte malattie infettive per esempio sono state debellate. Si pensi alla tubercolosi che fino a qualche decennio fa era temuta come il cancro di oggi.
Ricordiamo tanti altri successi come i farmaci per l’ ulcera gastrica, un tempo curata solo dal chirurgo, gli antiepilettici, il cortisone, ed altri. Oggi, lo sviluppo farmaceutico ha seguito il cambiamento societario con l’imporsi di nuovi ideali e nuovi status. Ci sono farmaci per dimagrire, per non procreare, per dormire, per l’impotenza, per l’invecchiamento. In una società consumistica il farmaco rappresenta un bene di consumo, la ricerca della soluzione di un problema, che deve essere immediata e che consenta al paziente di riportarsi in breve tempo nel suo precedente stato di salute. In una società sempre più frenetica, sembra non esserci posto per una medicina umana ma per una medicina rapida, immediata e risolutiva. Non possiamo permetterci di stare a letto un giorno per un mal di schiena o per un mal di testa. E’ lì che nasce il compromesso tra il medico ed il paziente. Se prescriviamo il farmaco giusto, mirato, potente e il dolore passa allora sei bravo. «C’ha indovinato subito». Sono queste le parole che spesso ascoltiamo nelle nostre sale di attesa. Si và dal medico per la prescrizione del farmaco miracoloso. Se si torna a casa senza la ricetta medica non si è contenti come se è stata inutile la visita. Non interessa comprendere perché di un sintomo, ma di farlo scomparire. E’ più bravo un medico che ti dà qualcosa rispetto ad un altro che ti dice che sei in buona salute e non hai bisogno di niente. Uno dei principali insegnamenti che abbiamo ricevuto durante il nostro corso di laurea è di non nuocere e quindi di non recare danni somministrando per esempio trattamenti inutili. Ma spiegare al paziente che un farmaco è veramente inutile, non è sempre facile. Intanto la spesa farmaceutica è considerata uno dei principali capitoli economici del piano sanitario regionale.
È sempre più necessario il ritorno ad una medicina “del colloquio” con il paziente per capire le cause del sintomo e combatterle. Il sintomo, è infatti, un grido d’allarme lanciato dal nostro organismo per avvisarci che qualcosa non va. Soffocare questo grido non serve a nulla ma per mirare al vero benessere bisogna assolutamente capirne la provenienza. Ci deve essere da parte del paziente una maggior disciplina farmaceutica evitando di ricorrere a farmaci miracolosi che in cambio di un immediato benessere non garantiscono la risoluzione del problema, e da parte del medico una maggior attenzione verso il paziente anche se questo a volte vuol dire non assecondare nell’immediato le sue richieste.


Lettere al Direttore

La medicina dell’arte
In un epoca in cui: consumismo, apparenza, bramosia di potere, effimeri valori hanno preso il sopravvento sui sogni della gente, l’arte rimane un rifugio sicuro, pieno di anima, emozione, sensazione, amore. Tutte le arti, sin dagli albori del mondo sono strumento di realtà, una realtà che spesso mettiamo da parte per far posto a quelle che sono le regole e gli schemi di una società malata. Tra le tante ed innumerevoli forme artistiche, la musica sicuramente la fa da padrona su tutte. Iniziando dalle tribù dell’Africa sino ad arrivare al cinguettio degli uccelli, possiamo notare come la musica sia onnipresente nella vita di ogni essere vivente.
Questo perché la melodia di una canzone, le vibrazioni di uno strumento, il ritmo di un tamburo o la semplice intonazione di un brano, suscitano emozione istantanea.
D’altronde è proprio la mancanza di emozioni che il più delle volte rende l’esistenza noiosa, triste piena di paure. La musica non conosce né limiti né schemi dettati da manovre commerciali. Nell’era contemporanea molti sono gli artisti che meritano un rispetto a loro non più riconosciuto. Stò parlando di gente che ha vissuto per la musica e grazie alla musica è vissuta. Non starò qui a menzionare un’artista o un’altro, con queste poche righe voglio solo invitare tutti a vivere, a sognare, ad amare a fare della propria vita una meravigliosa canzone, che compiuta potrete far ascoltare agli altri in uno scambio di note per una società migliore e mai più sola. [Barty Colucci]