Il
farmaco e l'uomo
di Eugenio Raimondo
direttore@mtmweb.it
Se si torna a casa senza ricetta medica non si è contenti
come se la visita fosse stata inutile. Non interessa comprendere
il perché di un sintomo, ma di farlo scomparire
isultato delle conquiste tecnologiche
dell’era moderna è il farmaco, come tanti prodotti
che hanno cambiato la qualità della vita. Ma è sempre
in meglio? Certo per alcuni di essi la ripercussione a livello sociale
è stata importante. Molte malattie infettive per esempio
sono state debellate. Si pensi alla tubercolosi che fino a qualche
decennio fa era temuta come il cancro di oggi.
Ricordiamo tanti altri successi come i farmaci per l’ ulcera
gastrica, un tempo curata solo dal chirurgo, gli antiepilettici,
il cortisone, ed altri. Oggi, lo sviluppo farmaceutico ha seguito
il cambiamento societario con l’imporsi di nuovi ideali e
nuovi status. Ci sono farmaci per dimagrire, per non procreare,
per dormire, per l’impotenza, per l’invecchiamento.
In una società consumistica il farmaco rappresenta un bene
di consumo, la ricerca della soluzione di un problema, che deve
essere immediata e che consenta al paziente di riportarsi in breve
tempo nel suo precedente stato di salute. In una società
sempre più frenetica, sembra non esserci posto per una medicina
umana ma per una medicina rapida, immediata e risolutiva. Non possiamo
permetterci di stare a letto un giorno per un mal di schiena o per
un mal di testa. E’ lì che nasce il compromesso tra
il medico ed il paziente. Se prescriviamo il farmaco giusto, mirato,
potente e il dolore passa allora sei bravo. «C’ha indovinato
subito». Sono queste le parole che spesso ascoltiamo nelle
nostre sale di attesa. Si và dal medico per la prescrizione
del farmaco miracoloso. Se si torna a casa senza la ricetta medica
non si è contenti come se è stata inutile la visita.
Non interessa comprendere perché di un sintomo, ma di farlo
scomparire. E’ più bravo un medico che ti dà
qualcosa rispetto ad un altro che ti dice che sei in buona salute
e non hai bisogno di niente. Uno dei principali insegnamenti che
abbiamo ricevuto durante il nostro corso di laurea è di non
nuocere e quindi di non recare danni somministrando per esempio
trattamenti inutili. Ma spiegare al paziente che un farmaco è
veramente inutile, non è sempre facile. Intanto la spesa
farmaceutica è considerata uno dei principali capitoli economici
del piano sanitario regionale.
È sempre più necessario il ritorno ad una medicina
“del colloquio” con il paziente per capire le cause
del sintomo e combatterle. Il sintomo, è infatti, un grido
d’allarme lanciato dal nostro organismo per avvisarci che
qualcosa non va. Soffocare questo grido non serve a nulla ma per
mirare al vero benessere bisogna assolutamente capirne la provenienza.
Ci deve essere da parte del paziente una maggior disciplina farmaceutica
evitando di ricorrere a farmaci miracolosi che in cambio di un immediato
benessere non garantiscono la risoluzione del problema, e da parte
del medico una maggior attenzione verso il paziente anche se questo
a volte vuol dire non assecondare nell’immediato le sue richieste.
Lettere
al Direttore
La medicina dell’arte
In un epoca in cui: consumismo, apparenza, bramosia di potere, effimeri
valori hanno preso il sopravvento sui sogni della gente, l’arte
rimane un rifugio sicuro, pieno di anima, emozione, sensazione,
amore. Tutte le arti, sin dagli albori del mondo sono strumento
di realtà, una realtà che spesso mettiamo da parte
per far posto a quelle che sono le regole e gli schemi di una società
malata. Tra le tante ed innumerevoli forme artistiche, la musica
sicuramente la fa da padrona su tutte. Iniziando dalle tribù
dell’Africa sino ad arrivare al cinguettio degli uccelli,
possiamo notare come la musica sia onnipresente nella vita di ogni
essere vivente.
Questo perché la melodia di una canzone, le vibrazioni di
uno strumento, il ritmo di un tamburo o la semplice intonazione
di un brano, suscitano emozione istantanea.
D’altronde è proprio la mancanza di emozioni che il
più delle volte rende l’esistenza noiosa, triste piena
di paure. La musica non conosce né limiti né schemi
dettati da manovre commerciali. Nell’era contemporanea molti
sono gli artisti che meritano un rispetto a loro non più
riconosciuto. Stò parlando di gente che ha vissuto per la
musica e grazie alla musica è vissuta. Non starò qui
a menzionare un’artista o un’altro, con queste poche
righe voglio solo invitare tutti a vivere, a sognare, ad amare a
fare della propria vita una meravigliosa canzone, che compiuta potrete
far ascoltare agli altri in uno scambio di note per una società
migliore e mai più sola. [Barty Colucci]
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