Epatite
C, 200 milioni di contagi
Chi ha contratto l’infezione può non
accorgersi di nulla per anni, nel 75% dei casi dà luogo ad
un’infezione cronica che può essere risolta o tenuta
sotto controllo se diagnosticata e curata in tempo. Ce ne parla
la dott.ssa Teresa Tosi presidente dell’associazione “I
delfini onlus”
Sono
più di 30 mila in Italia i contagiati da patologie irreversibili
a causa di vaccinazioni o trasfusioni di sangue a cui la legge 210
del ’92 ha riconosciuto il diritto all’indennizzo economico.
Ma una legge non basta. La strada da percorrere per vedere riconosciuti
i propri diritti è lunga e piena di difficoltà. Dalla
volontà di alcuni malati di combattere insieme nell’oceano
della burocrazia contro lo squalo-Stato che li ha contagiati, nasce
I Delfini. In prima linea in questa lotta Teresa Tosi, Presidente
dell’Associazione.
Cos’è l’Epatite
C?
È una infezione cronica del fegato la quale può determinare
un danno di entità variabile: vi sono casi a minima attività
in cui i fenomeni riparativi dell’organismo riescono a compensare
il danno; casi in cui il danno è più marcato e provoca
un progressivo deterioramento del fegato e delle sue funzioni fino
all’instaurarsi di malattie più gravi come la cirrosi
epatica o il tumore del fegato. Il virus dell’epatite C è
molto diffuso nel mondo dove si calcola che almeno 200 milioni di
persone siano state contagiate. In Europa i portatori del virus
sono stimati tra i 5 e i 10 milioni e l’area a maggior diffusione
è quella mediterranea [Grecia,Italia, Spagna]. In Italia
è presente ovunque con prevalenza nel centro sud e con alcune
aree a maggior diffusione [Puglia Campania, Sicilia]. Si calcola
che circa il 3-4% della popolazione italiana sia entrato in contatto
con il virus. Il virus dell’epatite C colpisce indistintamente
bambini, adulti ed anziani di entrambi i sessi.
È pericolosa?
No, se la riconosci in tempo, solo una minima parte [5%] delle persone
contagiate sviluppano una malattia clinicamente manifesta [epatite
acuta]. Nella gran parte dei casi l’infezione decorre in maniera
subdola e del tutto asintomatica [chi ha contratto l’infezione
può non accorgersi di nulla per anni] e mentre in circa il
15-20% dei casi guarisce spontaneamente negli altri il virus rimane
attivo nell’organismo e dà luogo ad un’infezione
cronica che può essere risolta o tenuta sotto controllo se
diagnosticata e curata in tempo.
Come si contrae?
La modalità di trasmissione del virus sono numerose. In passato
i principali fattori di rischio erano le trasfusioni di sangue e
l’uso di strumenti riutilizzabili e non correttamente sterilizzati
. Da quando è entrato nell’uso comune l’utilizzazione
di materiale monouso e il sangue donato è sottoposto a rigorosi
controlli che hanno ridotto a valori trascurabili questo rischio,
hanno assunto maggiore peso altri fattori prima sottostimati: interventi
chirurgici, piccola chirurgia ambulatoriale, piercing e tatuaggi,
cure odontoiatriche, esami endoscopici, barbiere e pedicure.
Come si scopre?
È sufficiente fare delle banali analisi del sangue, le transaminasi
e le gammaGT. Se ci sono valori alterati il medico di fiducia consiglierà
sull’opportunità di eseguire altri esami specialistici,
in particolare la ricerca degli anticorpi contro il virus [HCV-Ab]
in caso di positività sarà bene contattare un centro
specialistico per un ulteriore approfondimento diagnostico e per
l’eventuale terapia.
Quale stile di vita da seguire in caso di infezione?
In generale è indicata una alimentazione semplice. Nelle
epatiti croniche non è indicata alcuna restrizione dietetica.
Nelle forme di malattia epatica più avanzate [cirrosi epatica]
la dieta deve essere valutata caso per caso dallo specialista. Un
discorso a parte merita il consumo di bevande alcoliche. È
dimostrato che il consumo anche di modeste quantità di alcolici
[2 bicchieri di vino al dì] nei portatori di virus C aumenta
la velocità di progressione del danno epatico verso la cirrosi.
Esiste una terapia?
Si, l’interferone è il farmaco che serve a combattere
questa infezione. Da qualche anno si usa anche la ribavirina associata
all’interferone che ha permesso di aumentare la percentuale
di risposta alla terapia. Purtroppo tali farmaci presentano effetti
collaterali e rischi che rendono necessaria una attenta valutazione
e una accurata selezione del paziente da trattare. Di recente sono
stati prodotti interferoni peghilati che con una somministrazione
settimanale hanno ridotto gli effetti collaterali e aumentato ulteriormente
le percentuali di risposta. Sono in corso avanzate ricerche sugli
inibitori delle proteasi e, in prospettiva, sull’uso terapeutico
delle cellule staminali.
Cosa fare per prevenire il contagio?
Esiste una prevenzione primaria che mira a ridurre il rischio di
trasmissione del virus e che ha come pilastri una accurata ricerca
del virus sul sangue dei donatori [di sangue, plasma, organi o tessuti],
una attenta selezione degli stessi e l’utilizzazione di tecniche
di inattivazione virale in tutti gli emoderivati o farmaci prodotti
con materiale di derivazione umana. Ed inoltre una corretta educazione
ed informazione delle popolazioni a maggior rischio di contagio
[tossicodipendenti, prostitute, emodializzati, persone con più
partners sessuali, personale sanitario, forze di polizia]. La prevenzione
secondaria invece serve ad identificare i portatori del virus tra
le persone apparentemente sane e a prevenirne o a ridurre lo sviluppo
di una malattia cronica di fegato. Per raggiungere lo scopo è
necessario incrementare l’utilizzazione del test per la ricerca
del virus per individuare quanto più precocemente possibile
le persone infettate e poter iniziare al più presto, ove
necessario, la terapia.
Associazione “I
Delfini onlus”
L’associazione “i delfini onlus”
fornisce l’assistenza legale ai soggetti interessati ed
organizza attività di informazione e di solidarietà.
Rappresenta inoltre un punto di riferimento, dal punto di vista
dei malati, nel dibattito sulla ricerca scientifica intraprendendo
iniziative e formulando proposte per la tutela della salute della
collettività.
Associazione “I delfini Onlus”
Via Oderisi da Gubbio 53, 00146-Roma
Tel 06 55302399 Fax 06 5577472
sito: www.assodelfini.it
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