MTM n°12
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 2 - mag/ago 2005
Ricerca scientifica - Attualità
 




Anno 4 - Numero 2
mag/ago 2005




Epatite C, 200 milioni di contagi

Chi ha contratto l’infezione può non accorgersi di nulla per anni, nel 75% dei casi dà luogo ad un’infezione cronica che può essere risolta o tenuta sotto controllo se diagnosticata e curata in tempo. Ce ne parla la dott.ssa Teresa Tosi presidente dell’associazione “I delfini onlus”


Sono più di 30 mila in Italia i contagiati da patologie irreversibili a causa di vaccinazioni o trasfusioni di sangue a cui la legge 210 del ’92 ha riconosciuto il diritto all’indennizzo economico. Ma una legge non basta. La strada da percorrere per vedere riconosciuti i propri diritti è lunga e piena di difficoltà. Dalla volontà di alcuni malati di combattere insieme nell’oceano della burocrazia contro lo squalo-Stato che li ha contagiati, nasce I Delfini. In prima linea in questa lotta Teresa Tosi, Presidente dell’Associazione.

Cos’è l’Epatite C?
È una infezione cronica del fegato la quale può determinare un danno di entità variabile: vi sono casi a minima attività in cui i fenomeni riparativi dell’organismo riescono a compensare il danno; casi in cui il danno è più marcato e provoca un progressivo deterioramento del fegato e delle sue funzioni fino all’instaurarsi di malattie più gravi come la cirrosi epatica o il tumore del fegato. Il virus dell’epatite C è molto diffuso nel mondo dove si calcola che almeno 200 milioni di persone siano state contagiate. In Europa i portatori del virus sono stimati tra i 5 e i 10 milioni e l’area a maggior diffusione è quella mediterranea [Grecia,Italia, Spagna]. In Italia è presente ovunque con prevalenza nel centro sud e con alcune aree a maggior diffusione [Puglia Campania, Sicilia]. Si calcola che circa il 3-4% della popolazione italiana sia entrato in contatto con il virus. Il virus dell’epatite C colpisce indistintamente bambini, adulti ed anziani di entrambi i sessi.
È pericolosa?
No, se la riconosci in tempo, solo una minima parte [5%] delle persone contagiate sviluppano una malattia clinicamente manifesta [epatite acuta]. Nella gran parte dei casi l’infezione decorre in maniera subdola e del tutto asintomatica [chi ha contratto l’infezione può non accorgersi di nulla per anni] e mentre in circa il 15-20% dei casi guarisce spontaneamente negli altri il virus rimane attivo nell’organismo e dà luogo ad un’infezione cronica che può essere risolta o tenuta sotto controllo se diagnosticata e curata in tempo.
Come si contrae?
La modalità di trasmissione del virus sono numerose. In passato i principali fattori di rischio erano le trasfusioni di sangue e l’uso di strumenti riutilizzabili e non correttamente sterilizzati . Da quando è entrato nell’uso comune l’utilizzazione di materiale monouso e il sangue donato è sottoposto a rigorosi controlli che hanno ridotto a valori trascurabili questo rischio, hanno assunto maggiore peso altri fattori prima sottostimati: interventi chirurgici, piccola chirurgia ambulatoriale, piercing e tatuaggi, cure odontoiatriche, esami endoscopici, barbiere e pedicure.
Come si scopre?
È sufficiente fare delle banali analisi del sangue, le transaminasi e le gammaGT. Se ci sono valori alterati il medico di fiducia consiglierà sull’opportunità di eseguire altri esami specialistici, in particolare la ricerca degli anticorpi contro il virus [HCV-Ab] in caso di positività sarà bene contattare un centro specialistico per un ulteriore approfondimento diagnostico e per l’eventuale terapia.
Quale stile di vita da seguire in caso di infezione?
In generale è indicata una alimentazione semplice. Nelle epatiti croniche non è indicata alcuna restrizione dietetica. Nelle forme di malattia epatica più avanzate [cirrosi epatica] la dieta deve essere valutata caso per caso dallo specialista. Un discorso a parte merita il consumo di bevande alcoliche. È dimostrato che il consumo anche di modeste quantità di alcolici [2 bicchieri di vino al dì] nei portatori di virus C aumenta la velocità di progressione del danno epatico verso la cirrosi.
Esiste una terapia?
Si, l’interferone è il farmaco che serve a combattere questa infezione. Da qualche anno si usa anche la ribavirina associata all’interferone che ha permesso di aumentare la percentuale di risposta alla terapia. Purtroppo tali farmaci presentano effetti collaterali e rischi che rendono necessaria una attenta valutazione e una accurata selezione del paziente da trattare. Di recente sono stati prodotti interferoni peghilati che con una somministrazione settimanale hanno ridotto gli effetti collaterali e aumentato ulteriormente le percentuali di risposta. Sono in corso avanzate ricerche sugli inibitori delle proteasi e, in prospettiva, sull’uso terapeutico delle cellule staminali.
Cosa fare per prevenire il contagio?
Esiste una prevenzione primaria che mira a ridurre il rischio di trasmissione del virus e che ha come pilastri una accurata ricerca del virus sul sangue dei donatori [di sangue, plasma, organi o tessuti], una attenta selezione degli stessi e l’utilizzazione di tecniche di inattivazione virale in tutti gli emoderivati o farmaci prodotti con materiale di derivazione umana. Ed inoltre una corretta educazione ed informazione delle popolazioni a maggior rischio di contagio [tossicodipendenti, prostitute, emodializzati, persone con più partners sessuali, personale sanitario, forze di polizia]. La prevenzione secondaria invece serve ad identificare i portatori del virus tra le persone apparentemente sane e a prevenirne o a ridurre lo sviluppo di una malattia cronica di fegato. Per raggiungere lo scopo è necessario incrementare l’utilizzazione del test per la ricerca del virus per individuare quanto più precocemente possibile le persone infettate e poter iniziare al più presto, ove necessario, la terapia.


i delfini onlus Associazione “I Delfini onlus”
L’associazione “i delfini onlus” fornisce l’assistenza legale ai soggetti interessati ed organizza attività di informazione e di solidarietà. Rappresenta inoltre un punto di riferimento, dal punto di vista dei malati, nel dibattito sulla ricerca scientifica intraprendendo iniziative e formulando proposte per la tutela della salute della collettività.
Associazione “I delfini Onlus”
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