MTM n°12
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 2 - mag/ago 2005
Ricerca scientifica - Oncologia
 


Dott. Eugenio Raimondo
Il Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico e responsabile editoriale.


Anno 4 - Numero 2
mag/ago 2005



Il cancro della mammela
di Eugenio Raimondo

direttore@mtmweb.it

Ogni anno in Italia uccide undici mila donne

Tra i tumori maligni che colpiscono la donna, quelli localizzati alla mammella, e tra questi i carcinomi che originano direttamente dalla ghiandola mammaria, sono i più frequenti. Ogni anno in Italia oltre 11.000 donne muoiono di cancro mammario. L’incidenza nelle varie regioni italiane ha un netto gradiente Nord-Sud [nel Nord è maggiore], analogamente a quanto avviene nel resto del mondo, dove questo tumore è più diffuso quanto maggiore è il grado di occidentalizzazione dei vari paesi.
Cenni di anatomia: la mammella è costituita da tre componenti: grasso o tessuto adiposo, tessuto connettivo e tessuto ghiandolare. Il tessuto ghiandolare è suddiviso in lobi da cui si diramano dotti fino al capezzolo. Si modifica nelle diverse fasi del ciclo e a volte risulta nodosa prima della mestruazione. Qualunque alterazione della sua anatomia deve essere controllata dal medico perché è importante escludere la possibilità che sia di natura maligna o precancerosa anche se sette noduli mammari su otto sono tumori benigni e non carcinomi.
Anatomia patologica: il carcinoma della mammella deriva dalle cellule epiteliali dell’albero ghiandolare mammario e può dar luogo a diversi istotipi. Di questi il carcinoma duttale [75%] e quello lobulare [5 %] sono i più frequenti.
Clinica: all’inizio può trattarsi del reperto casuale di un semplice nodulo mammario. Segni clinici di neoplasia in fase avanzata sono solitamente la presenza di: nodulo duro a contorni irregolari, retrazione della cute, edema, scarsa mobilità della tumefazione, secrezione di sangue, alterazioni del capezzolo, presenza di linfoghiandole ascellari.
Diffusione: i tumori maligni si diffondono attraverso la via linfatica e compromettono i linfonodi ascellari, mammari interni e sopraclaveari. Attraverso la via ematica sviluppano metastasi ossee alla colonna vertebrale, al femore, alla pelvi, all’omero, alla tibia e al radio e metastasi polmonari.


Fattori di rischio
Le cause del cancro della mammella non sono ancora del tutto chiare, ma alcune donne sembrano essere più a rischio rispetto alla popolazione generale. Il rischio aumenta con l’età. 5 su 100 casi di tumore sono causati da un difetto genetico ereditario. Altri fattori di rischio sono la nulliparità [mancanza di figli] la maggiore età della madre al momento del parto, il menarca precoce [la prima mestruazione in giovanissima età] e la menopausa tardiva. Nelle donne che prendono la pillola anticoncezionale il rischio è leggermente più elevato rispetto a coloro che non ne fanno uso. La Terapia Sostitutiva Ormonale [Tso] accresce leggermente il rischio, che sembra essere più elevato se il trattamento consiste nella combinazione di estrogeno più progestinico anziché nella somministrazione di solo estrogeno. Tuttavia, considerando i notevoli vantaggi che la Tso comporta, tra cui la riduzione dell’osteoporosi e dei problemi cardiaci, si ritiene che per i primi 10 anni di trattamento i benefici derivanti dalla terapia sostitutiva compensino il rischio.


Il linfonodo sentinella
Nel corso degli ultimi 20 anni, l’identificazione di lesioni mammarie ad uno stadio sempre più precoce ha permesso l’evoluzione della chirurgia del seno da demolitiva a conservativa. Il rischio di metastasi ascellari è direttamente correlato alle dimensioni del tumore primitivo, e dato che le lesioni mammarie sono oggi identificate in uno stadio sempre più precoce, la dissezione linfonodale completa in pazienti con neoplasie in stadio iniziale rivela, nella maggior parte dei casi, tessuto linfonodale sano. In caso di metastasi, il carcinoma mammario si diffonde attraverso il sistema linfatico seguendo un percorso ordinato e progressivo, interessando in primo luogo i linfonodi più esterni o del primo livello linfonodale. La positività del linfonodo sentinella è dunque il segnale di un coinvolgimento ascellare, mentre la sua negatività può indicare l’assenza di malattia.


Metodica del linfonodo sentinella


La metodica della biopsia del linfonodo sentinella, messa a punto dall’Istituto Europeo di Oncologia, ha dimostrato di essere una procedura sicura in grado di predire lo stato dei linfonodi ascellari. Essa consente di procedere alla rimozione dei linfonodi dell’ascella solo se è veramente necessario perché identifica il linfonodo più vicino al tumore per accertare se contiene cellule maligne. I risultati di uno studio dell’IEO dimostrano che, dopo 5 anni dall’operazione, le pazienti trattate con questa tecnica presentano una percentuale di guarigione del 98%, analoga se non migliore rispetto a quella delle donne sottoposte a rimozione dei linfonodi dell’ascella. Il giorno precedente l’intervento, unapiccola dose di tracciante radioattivo viene iniettata al di sotto del derma o all’interno del parenchima vicino al tumore. Il tracciante migrando nei capillari linfatici raggiunge il primo linfonodo e viene intrappolato dallo stesso. Tanto il tumore come il linfonodo sentinella possono essere identificati con immagini linfoscintigrafiche ottenute dopo 15, 30, 60, 180 minuti dall’inoculo.

 

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