Omega
3
Difetti metabolici degli acidi grassi: la storia di Lorenzo
di Ernesto Iusi
Lorenzo aveva 7 anni quando i genitori
scoprirono che era affetto da una gravissima malattia: l’adrenoleucodistrofia.
Si tratta di una malattia ereditaria molto rara causata da un difetto
nel metabolismo degli acidi grassi a catena molto lunga. Queste
molecole hanno un effetto tossico diretto sulla mielina, la guaina
protettiva che riveste le strutture del sistema nervoso, provocandone
la progressiva distruzione.
Il difetto genetico risiede sul cromosoma X e può essere
trasmesso dalla madre ai figli. La madre e le figlie femmine, che
ereditano la mutazione, non si ammalano, sono cioè portatrici
sane. I figli maschi, invece, (che hanno un solo cromosoma X) che
ereditano il gene mutato sviluppano la malattia.La progressione
verso uno stato vegetativo avviene, generalmente, in 1- 4 anni e
il decesso in un arco di tempo variabile da 1 a 11 anni.
Nonostante la prognosi terribile i genitori del piccolo Lorenzo
non si arrendono e iniziano a dedicare tutto il loro tempo allo
studio della malattia e ai lavori pubblicati sul metabolismo degli
acidi grassi a lunga e lunghissima catena. Dopo i primi risultati
deludenti con una dieta priva di questi acidi grassi, si passa alla
somministrazione di acido oleico in forma di trigliceridi. I primi
risultati ci sono ma si dimostrano minimi. Continuano gli studi
e decidono di aggiungere all’acido oleico anche l’acido
erucico, un acido grasso monoinsaturo derivato dall’olio di
colza. I risultati si dimostrano da subito eclatanti e anche la
medicina tradizionale, dimostratasi dall’inizio scettica sull’efficacia
della terapia, deve riconoscerne la validità.
Oggi Lorenzo ha 26 anni e riesce a comunicare con l’ausilio
di un computer. Purtroppo la terapia per lui è iniziata troppo
tardi ma grazie all’intervento dei genitori tanti bambini
possono essere curati in una fase molto precoce con una risoluzione
quasi completa della malattia.
Nell’
olio di colza non solo OMEGA 3.
Introvabile perché usato come combustibile
(Biodiesel). Il pieno dell'auto al supermercato
Fino
a pochi anni fa l’olio di colza era considerato soltanto un
prodotto alimentare di qualità inferiore nei condimenti di
cucina. Oggi lo stesso prodotto emerge all’attenzione di tutti
come materia prima dei carburanti. Oggi sulle strade italiane fare
un pieno di biodiesel, il carburante ricavato dal trattamento degli
scarti delle lavorazioni agricole di diverse colture [la colza appunto,
ma anche girasoli e barbabietole] è praticamente impossibile,
ma sempre più automobilisti hanno scoperto che per far funzionare
le loro macchine diesel va benissimo anche il comunissimo olio di
colza, e persino quello di semi vari. Il rifornimento non si fa
più quindi al distributore, ma al supermercato, dove basta
comprare un banalissimo olio di frittura a un prezzo che si aggira
solitamente sui 65 centesimi al litro. Le testimonianze, che gli
automobilisti si scambiano sempre più frequentemente su internet,
che il trucco funziona davvero sono tantissime. Del resto non c’è
tanto da stupirsi visto che il primo motore diesel inventato da
Rudolph Diesel nel 1983 andava proprio ad oli vegetali. Sulle accortezze
da usare per fare il grande salto con le automobili di oggi, i pareri
sono divergenti. C’è chi lo consiglia in piccole o
medie percentuali da aggiungere al diesel normale, chi lo usa assoluto,
ma solo con aute vecche e chi sostiene che assoluto va bene ma per
i motori nuovi. Un dato però è certo: usare olio di
colza acquistato al supermercato è illegale se usato come
carburante perché si froda il fisco.] fonte: www.repubblica.it
STORIA MERCEOLOGICA
DELL’OLIO DI COLZA
Nel corso del novecento gli oli vegetali furono utilizzati come
carburanti in varie occasioni. Durante la seconda guerra mondiale
l’olio di colza fu utilizzato in particolar modo per i motori
nautici. La storia merceologica dell olio di colza è però
ben più antica. Nel tardo medioevo l’olio di colza
era utilizzato in molte città d’Europa per l’illuminazione
pubblica delle strade. L’uso dell’olio di colza in cucina
non era ancora diffuso. L’uso alimentare dell’olio di
colza crebbe dopo la seconda guerra mondiale. La produzione per
scopi alimentari venne però fortemente penalizzata negli
anni 70 a causa degli studi sull’effetto della colza sulla
salute umana che ne frenarono la sua competizione nei confronti
degli altri oli di natura vegetale. La colza ha comunque continuato
ad occupare un posto nei mercati alimentari come prodotto di qualità
inferiore.
Contenuti di Omega-3 in pesci
e crostacei
La quantità è in grammi rispetto ad una porzione da
100 grammi
Salmone dell’Atlantico, di allevamento, cotto
al forno/alla piastra 1.8
Acciuga europea, sott’olio, sgocciolata 1.7
Sardina del Pacifico, in salsa di pomodoro, sgocciolata,
con lische 1.4
Aringa dell’Atlantico, in salamoia 1.2
Sgombro dell’Atlantico, cotto al forno/alla
piastra 1.0
Trota arcobaleno, di allevamento, cotta al forno/alla
piastra 1.0
Pescespada, cotto a secco 0.7
Tonno bianco, conservato in acqua, sgocciolato
0.7
Ippoglosso nero dell’Atlantico, cottO al
forno/alla piastra 0.5
Pesci piatti [tipo sogliola, platessa], cotti al
forno/alla piastra 0.4
Halibut del Pacifico e dell’Atlantico, cotto
al forno/alla piastra 0.4
Aglefino, cotto al forno/alla piastra 0.2
Merluzzo dell’Atlantico, cotto al forno/alla
piastra 0.1
Cozza blu, cotta al vapore 0.7
Ostrica orientale, selvatica, cotta al forno/alla
piastra 0.5
Capasanta, di varie specie, cotta al forno/alla
piastra 0.3
Vongole, di varie specie, cotte a vapore 0.2
Gamberetti, di varie specie, cotti a vapore 0.3
Fonte: USDA Nutrient Database for Standard Reference
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