Riabilitazione
protesica totale fissa
di Ernesto
Iusi [odontoiatra]
di Eugenio Raimondo [odontoiatra]
di Luigi Biancolella [odontotecnico]
Il campo della riabilitazione protesica
fissa si estende dalla ricostruzione del dente singolo gravemente
distrutto, alla sostituzione di elementi dentali mancanti, fino
al ripristino completo delle arcate dentali. In soggetti con edentulia
parziale, il ripristino completo delle arcate dentali con una riabilitazione
protesica fissa permette di migliorarne lo stato di benessere sia
per quanto riguarda la funzione masticatoria che per l’aspetto
estetico. Le terapie proteiche sono, inoltre, efficaci per risolvere
le sindromi articolari, previa, naturalmente, una diagnosi approfondita.
Nel caso dell’assenza di numerosi elementi dentali si può
ripristinare l’intera arcata dentale con un lavoro protesico
fisso che sfrutti come pilastri gli elementi dentali residui. L’alternativa
a questa trattamento potrebbe essere la riabilitazione implantare
che però non sempre è possibile per motivi anatomici
[scarsa quantità o qualità di osso disponibile], di
salute generale o, anche, economici, oppure la riabilitazione protesica
mobile non sempre ben tollerata dal paziente o in alcuni casi non
applicabile per la giovane età o per motivi sociali.
Un piano di trattamento così complesso presuppone una diagnosi
scrupolosa che si avvale di:
1] Anamnesi: mira ad individuare lo stato di salute generale del
paziente e il suo contesto psicologico, estremamente importante
per valutare le aspettative del paziente ed, eventualmente, per
modificare il piano di trattamento. Nell’anamnesi è
fondamentale rilevare la presenza di eventuali problemi articolari.
2] Esame del cavo orale: valuta lo stato dell’igiene orale
e l’integrità dei denti pilastro che dovranno sostenere
il lavoro fisso 3] Studio dei modelli in gesso: serve a stabilire
i rapporti intra-arcata e i rapporti occlusali fra le due arcate
4] Esame radiografico: permette di valutare la presenza di eventuali
lesioni periapicali sui denti pilastro o la perdita del supporto
osseo.
A volte, le richieste del paziente sono tali da indirizzare il piano
di trattamento esclusivamente verso un lavoro protesico fisso. È
il caso di pazienti di giovane età, dalle esigenze estetiche
elevate o che non tollerano assolutamente un manufatto protesico
mobile. In determinate circostanze ci si può trovare di fronte
alla necessità di riabilitare con un manufatto protesico
fisso, situazioni border line cioè estremamente delicate.
La cementazione definitiva di un manufatto protesico fisso non ne
permette la sua rimozione senza danneggiarlo e per questo che il
lavoro deve essere attentamente pianificato ed eseguito. Ma anche
qualora venga eseguito lege artis può con il tempo subire
dei danneggiamenti o delle alterazioni dei pilastri. La situazione
ideale sarebbe cementare provvisoriamente il lavoro per poterlo
rimuovere in caso di correzioni della ceramica o di problemi sugli
elementi pilastro. La cementazione provvisoria espone, però,
a dei rischi troppo alti, in quanto non impedisce nel tempo l’infiltrazione
dei monconi.
Abbiamo sottoposto la paziente s.c. di anni 20 a riabilitazione
protesica fissa totale superiore ed inferiore. Dopo aver eseguito
una diagnosi accurata, si è programmato il piano di trattamento
che prevedeva una fase pre-protesica preparatoria sui monconi pilastro
da sottoporre a trattamento canalare e a successive ricostruzioni
con perni moncone in fibra di carbonio. Terminata questa prima fase,
si procede alla preparazione dei monconi e alla successiva rilevazione
delle impronte di precisione. A questo punto, il lavoro viene inviato
al laboratorio odontotecnico in cui si procede alla realizzazione
di cappette protettive per ogni singolo moncone. Tali strutture
sono realizzate in lega d’oro con un procedimento particolare
definito di “elettrodeposizione galvanica” che permette
di ottenere strutture assolutamente precise dello spessore di soli
0,2 mm. Queste vengono cementate direttamente e definitivamente
sui monconi a protezione degli stessi. La cementazione definitiva
assicura la protezione dei pilastri impedendone l’infiltrazione.
In seguito il manufatto protesico viene cementato sui pilastri con
cemento provvisorio. In tale modo si ottiene il duplice obiettivo
di proteggere dalle infiltrazioni i pilastri protesici e di poter
rimuovere il lavoro ogni volta che ve ne sia la necessità.
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1 e 2: Impronte sviluppate in laboratorio |
3 e 4: Cappette “protettive”
posizionate sui singoli pilastri |
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5, 6, 7 e 8: Cappette
protettive nel dettaglio
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9: Cappette protettive
posizionate in bocca |
10 e 11: Struttura del lavoro protesico
definitivo
posizionata sugli elementi pilastro |
12: Stru ttura definitiva
posizionata in bocca |
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13 e 14: Struttura
definitiva posizionata in bocca |
15: Lavoro definitivo |
16: Lavoro concluso |
Foto: casistica clinica della Medical Team, Polo
Odontostomatologico. Per informazioni: 06.5813375
Denti
bianchi e senza carie? Prova con il mirtillo
Secondo un recente studio dell’University
of Rochester Medical Center, il mirtillo è un vero toccasana
per i denti, molto più di colluttori e dentifrici dalle proprietà
miracolose.
Alcuni composti dalle proprietà antibatteriche presenti nei
mirtilli, infatti, sembrano avere grande efficacia nel proteggere
i denti dalla carie evitando l'insorgenza della placca. Non è
ancora chiaro come agiscano esattamente questi enzimi anticarie,
ma i ricercatori stanno già studiando il modo di aggiungere
al dentifricio un concentrato di mirtillo in grado di mantenere
intatte queste capacità.
Attenzione, però, avvertono gli esperti: le benefiche proprietà
del mirtillo nei confronti dei denti non devono essere estese anche
a dolci o marmellate a base di mirtillo, che sono ricche di zucchero,
il nemico numero uno della salute dentale.
Fonte: Caries Research
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