MTM n°13
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 3 - set/dic 2005
Sociale - Cultura
 



Anno 4 Numero 3
set/dic 2005

 

 



Scienze antiche
Farmacisti e farmacie: l'editto di Melfi e i signa nature

di Carlo Batoli
In collaborazione con l’Elfo: rivista dell’Assa-Associazione Studiosi Scienze Antiche diretta da Bianca Maria Garofoli

Dotato com’è di intelligenza, l’uomo si trova in vantaggio rispetto agli altri esseri viventi nei confronti dell’enigma sull’origine delle malattie. Per trovare una spiegazione plausibile e che lo metta a posto con la coscienza, ma soprattutto con la propria iniziale impotenza ad affrontare il fenomeno, giustifica il tutto con l’intervento delle forze naturali, prima, e delle divinità poi. È convinto che al potere benefico del sole, della luna, degli astri e di un Dio padrone ed amministratore della natura e del destino degli uomini, sia contrapposto un potere altrettanto forte governato dal Demonio e dalle forze del male.
È all’intervento diretto di queste ultime o al fatto conseguente all’aver perso il favore delle prime, che l’uomo attribuisce la causa delle malattie. Fede e superstizione coesistono e giocano un ruolo ugualmente importante nell’arte di guarire e si può dire che questo dualismo, per alcuni versi, sia ancora oggi presente. Inizialmente il legame tra religione e medicina è strettissimo, ed è per ciò che la naturale figura del guaritore si confonde e coesiste con la figura del ministro del culto, di colui che in pratica si ritiene tenga un discorso aperto con il Soprannaturale. Nelle popolazioni primitive, ancora oggi, è lo stregone che invoca la divinità e somministra rimedi farmaceutici dopo averli egli stesso preparati. Proprio per gli stessi identici motivi, in Mesopotamia come in Egitto, la figura del prete, del medico e del farmacista coesistono nella stessa persona. La separazione tra il medico dell’anima e quello del corpo, si opera certamente nel corso dell’antichità, mentre quella tra medico e farmacista, si realizza solamente nel Medio Evo, grazie all’intervento di Federico II di Hohenstaufen che nel celebre editto di Melfi [1231-1240] stabilisce i relativi campi di azione: i medici non devono avere rapporti di interesse diretto con il farmacista, e solo lui, deve preparare i medicamenti ma sotto la sorveglianza del medico; ancora oggi non c’è molto di diverso nella sostanza. Inoltre anche i concetti di tariffa professionale [per applicare il prezzo ai preparati], di scadenza del prodotto, di controlli periodici da parte delle autorità, e di tante altre disposizioni espresse nell’Editto di Melfi, rientrano a far parte della vigente normativa e del concetto ispiratore del testo Unico delle Leggi Sanitarie.

Il mito e la storia

Il solo e indiscusso dio della medicina greca è Esculapio, figlio di Apollo, che per essere più vicino all’uomo e quindi più invocabile in caso di malattia, si vede attribuire un carattere umano ed anche una famiglia da mantenere. La figura del “Padre Esculapio” sarà vista con una certa bonomia già nel mondo classico. I nomi delle sue due figure, Igea e Panacea, verranno assunti per indicare il concetto stesso della guarigione, ma egli non lascerà ai suoi ministri nessuna indicazione pratica su come curare le malattie. Del Dio protettore rimarrà però il simbolo: il Caduceo [da non confondersi con quello di Mercurio], composto da un bastone a cui è attorcigliato un serpente. Il motto scelto dai farmacisti nel Xvii sec., ormai professionalmente inquadrati, era «In his tribur versantur» e la immancabile iconografia che lo accompagna: una palma emergente dalle rocce intorno alla quale si attorciglia un rettile. Il motto e la simbologia indicavano che l’arte farmaceutica si basa su tutto lo scibile naturale: il regno vegetale, la palma; il regno animale, il serpente [l’associazione con il caduceo è chiara]; il regno minerale, le rocce. Nella scelta e l’identificazione, puramente empirica ma assurta a livello di scienza, dei primi rimedi, intervengono considerazioni che si riferiscono alla forma, al sapore, al colore ed all’odore, che vengono definiti «Signa nature». Doni divini, s’intende.


PARACELSO E I SEGNI INDICATORI
Paracelso [1493-1541] nella sua opera Dottrina delle segnature affermò che la terra è una vasta farmacia, introducendo così l’idea che Dio ha creato le sostanze medicamentose con lo scopo preciso di guarire le malattie. Ad ogni affezione morbosa deve corrispondere un medicamento. Paracelo osserva anche che spesso la pianta presenta esternamente l’aspetto della malattia che curerà. Dice: «Colui che prescrive i principi dei semplici, senza essere in grado di riconoscere i segni indicatori, non sa quello che prescrive». Volontariamente crea una classe elitaria, ed è ciò che è accaduto per tutte le professioni.