Scienze
antiche
Farmacisti e farmacie: l'editto di Melfi e i signa nature
di Carlo
Batoli
In collaborazione con l’Elfo: rivista dell’Assa-Associazione
Studiosi Scienze Antiche diretta da Bianca Maria Garofoli
Dotato
com’è di intelligenza, l’uomo si trova in vantaggio
rispetto agli altri esseri viventi nei confronti dell’enigma
sull’origine delle malattie. Per trovare una spiegazione plausibile
e che lo metta a posto con la coscienza, ma soprattutto con la propria
iniziale impotenza ad affrontare il fenomeno, giustifica il tutto
con l’intervento delle forze naturali, prima, e delle divinità
poi. È convinto che al potere benefico del sole, della luna,
degli astri e di un Dio padrone ed amministratore
della natura e del destino degli uomini, sia contrapposto un potere
altrettanto forte governato dal Demonio e dalle forze del male.
È all’intervento diretto di queste ultime o al fatto
conseguente all’aver perso il favore delle prime, che l’uomo
attribuisce la causa delle malattie. Fede e superstizione coesistono
e giocano un ruolo ugualmente importante nell’arte di guarire
e si può dire che questo dualismo, per alcuni versi, sia
ancora oggi presente. Inizialmente il legame tra religione e medicina
è strettissimo, ed è per ciò che la naturale
figura del guaritore si confonde e coesiste con la figura del ministro
del culto, di colui che in pratica si ritiene tenga un discorso
aperto con il Soprannaturale. Nelle popolazioni primitive, ancora
oggi, è lo stregone che invoca la divinità e somministra
rimedi farmaceutici dopo averli egli stesso preparati. Proprio per
gli stessi identici motivi, in Mesopotamia come in Egitto, la figura
del prete, del medico e del farmacista coesistono nella stessa persona.
La separazione tra il medico dell’anima e quello del corpo,
si opera certamente nel corso dell’antichità, mentre
quella tra medico e farmacista, si realizza solamente nel Medio
Evo, grazie all’intervento di Federico II di Hohenstaufen
che nel celebre editto di Melfi [1231-1240] stabilisce i relativi
campi di azione: i medici non devono avere rapporti di interesse
diretto con il farmacista, e solo lui, deve preparare i medicamenti
ma sotto la sorveglianza del medico; ancora oggi non c’è
molto di diverso nella sostanza. Inoltre anche i concetti di tariffa
professionale [per applicare il prezzo ai preparati], di scadenza
del prodotto, di controlli periodici da parte delle autorità,
e di tante altre disposizioni espresse nell’Editto di Melfi,
rientrano a far parte della vigente normativa e del concetto ispiratore
del testo Unico delle Leggi Sanitarie.
Il mito e la storia
Il solo e indiscusso dio della medicina greca è Esculapio,
figlio di Apollo, che per essere più vicino all’uomo
e quindi più invocabile in caso di malattia, si vede attribuire
un carattere umano ed anche una famiglia da mantenere. La figura
del “Padre Esculapio” sarà vista con una certa
bonomia già nel mondo classico. I nomi delle sue due figure,
Igea e Panacea, verranno assunti per indicare il concetto stesso
della guarigione, ma egli non lascerà ai suoi ministri nessuna
indicazione pratica su come curare le malattie. Del Dio protettore
rimarrà però il simbolo: il Caduceo [da non confondersi
con quello di Mercurio], composto da un bastone a cui è attorcigliato
un serpente. Il motto scelto dai farmacisti nel Xvii sec., ormai
professionalmente inquadrati, era «In his tribur versantur»
e la immancabile iconografia che lo accompagna: una palma emergente
dalle rocce intorno alla quale si attorciglia un rettile. Il motto
e la simbologia indicavano che l’arte farmaceutica si basa
su tutto lo scibile naturale: il regno vegetale, la palma; il regno
animale, il serpente [l’associazione con il caduceo è
chiara]; il regno minerale, le rocce. Nella scelta e l’identificazione,
puramente empirica ma assurta a livello di scienza, dei primi rimedi,
intervengono considerazioni che si riferiscono alla forma, al sapore,
al colore ed all’odore, che vengono definiti «Signa
nature». Doni divini, s’intende.
PARACELSO
E I SEGNI INDICATORI
Paracelso [1493-1541] nella
sua opera Dottrina delle segnature affermò che la terra è
una vasta farmacia, introducendo così l’idea che Dio
ha creato le sostanze medicamentose con lo scopo preciso di guarire
le malattie. Ad ogni affezione morbosa deve corrispondere un medicamento.
Paracelo osserva anche che spesso la pianta presenta esternamente
l’aspetto della malattia che curerà. Dice: «Colui
che prescrive i principi dei semplici, senza essere in grado di
riconoscere i segni indicatori, non sa quello che prescrive».
Volontariamente crea una classe elitaria, ed è ciò
che è accaduto per tutte le professioni. |