Ciascuno di noi è importante
di Eugenio Raimondo
direttore@mtmweb.it
«Un
re, un magistrato, un grande uomo oltrepassando questo cancello
deve fare il conto che ha perso tutto, la vita e pure il nome .
Perciò stammi a sentire, sopportami vicino cosa ti importa,
queste pagliacciate le fanno solo i vivi, noi siamo seri apparteniamo
alla morte» Con queste parole si conclude la livella di Totò.
È l’invito che Esposito Gennaro,«netturbino tutto
fetente», rivolge ad un nobiluomo il quale, irritato perché
seppellito vicino a lui,lo invitava a collocarsi più lontano
con la sua tomba. Rifletto spesso su queste parole. Una grande lezione
apprendo da questa poesia che può essere utile a noi che
ancora siamo su questa terra e cioè saper cogliere il giusto
valore che dobbiamo dare alla persona, quale essa sia, ricca, povera,
colta, ignorante, arrogante, buona. Ho sempre valutato attentamente
nel corso della mie esperienze che l’attento esame “a
posteriori” delle relazioni tra le persone conduce, inevitabilmente,
a chi non fà discriminazione, ad una ricchezza che non è
solo di carattere morale o economico, ma occasione di incontri straordinari,
occasioni altrimenti mai vissute, intimità altrimenti mai
provate, ma che forse cercavamo. Non sò se è la giusta
ricompensa che ci spetta e con cui dobbiamo prima o poi confrontarci,
ma sono convinto che la formula del servizio agli altri alla lunga
è vincente.
Un
giorno indirizzai un indigente presso un centro dentistico di volontari
odontoiatri per le sue cure dentarie. Tornò contento e mi
invitò a conoscere la sua dentista indiana con cui si era
trovato bene dopo vari insuccessi con altri dentisti. Non mi occorreva
collaborare con una nuova dentista, ma era tanta l’insistenza
del paziente che mi convinsi. Effettivamente valutai con positività
questo incontro. La dottoressa giunta al mio studio apprezzò
un testo che avevo nella mia libreria, poggiato sul mucchio di tanti
testi, che parla della loro religione e che il giorno prima avevo
acquistato da un seguace di Krishna. Dopo una breve chiacchierata
abbiamo scoperto di avere in comune un Master di Pedodonzia all’Università
di Roma. Molto brava è stata assunta nel mio ambulatorio
come consulente pedodontista.
Un altro episodio. Da studente universitario cercavo un alloggio
a Roma e non riuscivo a trovarlo adatto alle mie capacità
finanziarie. Fu un ragazzo a cui spesso facevo compagnia, nei suoi
momenti peggiori di astinenza dalla droga, che incontrandomi per
strada mi disse di andare da una sua vicina di casa che affittava
una stanza per studenti. E così trovai casa. Mi ricordo che
incontrai un vagabondo, sporco, con gli abiti luridi e strappati,
giovanissimo. Lo invitai a casa, lo feci lavare, lo vestii di nuovo.
Il barbiere non sapeva da dove iniziare a tagliare, tanta era la
chioma. La sera lo condussi in una sede dei carabinieri a cercare
la sua famiglia, ma non collaborò. D’accordo con loro
lo condussi dalle suore di Madre Teresa di Calcutta ai Fori Imperiali.
Io, in quel periodo, passavo un momento particolare della mia vita.
Uscivo da una profonda crisi sentimentale e cercavo risposte come
medico. Il giorno dopo pranzammo insieme al Circolo S. Pietro di
Testaccio. Ricordo ancora il menù. Mentre pranzavamo colse
la mia tristezza e le amarezze del momento e mi disse che avrei
avuto un bel futuro. Lo accompagnai a casa. Non lo vidi più.
Le suore mi dissero di aver trovato in ordine la sua stanza e di
non averlo più trovato in camera come se non fosse mai stato
lì. Al ritorno dall’ Istituto incontrai un amico lungo
il cammino. «Cosa fai di bello» mi chiese. «Nulla»
risposi. «Sono in cerca di lavoro». «Ho quello
che fa per te». È fu così che cambiò
la mia vita.
Tanti altri episodi potrei raccontare. Da tutti un solo insegnamento:
«stringiamoci tra le mani e varchiamo insieme quel cancello» |