MTM n°14
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 5 - Numero 1 - gen/giu 2006
Oriente Occidente
 





Anno 5 Numero 1
gen/giu 2006

 

I più superstiziosi coprono gli specchi con dei panni per paura che la morte possa portare con se qualcun altro


Nella società di consumo, il culto della bellezza e le feste come Halloween stanno cancellando il pensiero della morte



La Morte
Il lutto viene vissuto in privato, lontano dalla società che rifiuta il dolore.
Bisogna far ritorno alle origini perché i nostri antenati ci ingnino come affrontare la morte.

di Anna Bagnowska

corteo funebreLa morte sin dall’antichità era seguita da riti funebri che riflettevano le credenze religiose. Il concetto dell’aldilà assicura l’uomo, il quale soffre all’idea della fine completa dell’esistenza. Così gli antichi Romani pagavano la prefica per accompagnare un funerale con pianti, grida e lamenti. Gli Egizi praticavano delle tecniche accurate dell’imbalsamazione estraendo tutti gli organi tranne il cuore. In genere, il defunto era provvisto da diversi oggetti utili nel viaggio estremo: una candela, qualche moneta o un pettine. Al medesimo rito assisteva tutta la famiglia o perlopiù tutta la comunità. Il Cristianesimo induce nuove pratiche legate all’istituzione ecclesiastica come l’estrema unzione. La morte di oggi è tabuizzata. Si muore più delle volte in solitudine all’interno dell’ospedale. Essa perde la sua immagine allegorica già nell’800 e finalmente diventa non più “addomesticata” ma ripugnante nel 900. Lo sviluppo della civilizzazione non va al passo con la maturazione spirituale di un singolo accelerando i tempi di riflessione. Il rito che una volta familiarizzava l’argomento così ignoto all’uomo, viene a mancare. La religione si misura con la scienza nella accesa discussione sull’eutanasia. Nella società di consumo, il culto della bellezza e le feste come Halloween stanno cancellando il pensiero della morte. Il lutto viene vissuto in privato, lontano dalla società che rifiuta il dolore. Bisogna far ritorno alle origini perché i nostri antenati ci insegnino come affrontare la morte. In un antico villaggio della Polonia la Morte appare di sera bussando tre volte alla finestra e chiama il nome della persona morente. Può essere una vecchia, ossuta, pallida donna in veste bianca o una vecchietta del villaggio. Queste due figure hanno origine dal sincretismo delle concezioni del mondo cristiane e barbariche. In Polonia la cultura dei riti funebri sposa le credenze slave con quelle cristiane. Di conseguenza, la morte si spiega come una punizione per il peccato originale. D’altronde, alcune leggende razionalizzano a modo proprio la necessità di morire. Ecco un esempio: per nove anni la Morte è stata rinchiusa in una tabacchiera di un Lettone; un giorno la Terra comincia a lamentarsi con Dio perché la liberi dal peso di tutti gli uomini che porta; così Dio fa ritornare la Morte. Gli slavi praticavano la cremazione dei corpi credendo nel valore purificante del fuoco [la pratica abolita dalla Chiesa]. Altre usanze sono state adottate come L’annegamento della Marzanna [un fantoccio decorato in modo particolare che simboleggia la morte]. Il pupazzo viene bruciato e buttato nel fiume per richiamare la primavera. Questa tradizione, ben viva oggigiorno si traduce nella concezione cosmologica dell’esistenza come un ciclo delle stagioni. La morte è vista come il fine naturale del ciclo della vita. In Slesia si usa ancora accendere una candela benedetta in casa per commemorare il morto. Più superstiziosi coprono gli specchi con dei panni per paura che la morte possa portare con se qualcun altro.