MTM n°14
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 5 - Numero 1 - gen/giu 2006
Farmaci e componenti
 


Andrea Amarone
Andrea Amarone

Anno 5 Numero 1
gen/giu 2006

 



Duloxetina Cloridrato - Bilanciamento dei neurotrasmettitori la nuova frontiera contro la depressione
La nuova molecola non si basa sull’inibizione selettiva di serotonina o noradrenalina ma sul ristabilimento del loro equilibrio

di Andrea Amarone

pazientePer depressione si intende un calo persistente dello stato umorale caratterizzato da una sensazione di tristezza e sfiducia verso il futuro, il quale si va a riflettere sia nell’ambiente familiare che in quello lavorativo. I sintomi sono di tipo psichico e fisico: mentre i primi sono ben noti sui secondi, spesso di origine psicosomatica, c’è maggiore difficoltà di riconoscimento. Per ciò che riguarda la diagnosi esiste un protocollo che raccoglie i criteri generalmente accettati riguardanti sia l’aspetto psicologico che quello fisico, il DSM-IV-TR-Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Chiaramente, ai fini di una corretta analisi, non è sufficiente l’applicazione di un protocollo ma è bensì centrale il rapporto medico-paziente: ciò è valido in particolare per la valutazione dei sintomi fisici, troppo spesso trascurati e il cui riconoscimento è fondamentale per una corretta prognosi.
Secondo la teoria biochimica la depressione è determinata da anomalie nei sistemi di neurotrasmissione, generalmente con deficit di uno dei due principali neurotrasmettitori, serotonina [5-HT] o noradrenalina [NA]: questi ultimi intervengono nella regolazione dell’umore attraverso le vie ascendenti, dal mesencefalo al sistema limbico e alla corteccia prefrontale.
pazienteAlla serotonina sono ricondotti alcuni sintomi della depressione, come aggressività, appetito e riduzione dell’attività sessuale, alla noradrenalina altri come la concentrazione e il calo di interessi e motivazioni. Tuttavia alcuni sintomi, come la deflessione dell’umore, l’ansia, il dolore e la perdita di energia, non sono chiaramente riconducibili a una piuttosto che all’altra. Le molecole incaricate alla cura prima dell’arrivo della duloxetina [ad esempio la fluoxetina] erano di tipo triciclico e avevano la caratteristica di inibire in modo selettivo la ricaptazione di serotonina. Il comportamento della duloxetina è invece quello di un’azione bilanciata. La molecola in questione ha un grado di affinità analogo verso i trasportatori neuronali serotoninergici e noradrenergici, i quali vanno a influire sulla percezione del dolore da parte delle strutture corticali: ciò comporta che la duloxetina non vada ad inibire un trasmettitore piuttosto che l’altro, ma semplicemente a bilanciare eventuali squilibri presenti.
L’efficacia della molecola è stata confermata da trial clinici multicentrici, randomizzati, in doppio cieco verso placebo o altri farmaci di controllo: in particolare è stata riscontrata una sensibile diminuzione di sintomi fisici dolorosi nei soggetti che avevano assunto la duloxetina, cosa che non è avvenuta con il placebo.
L’efficacia riscontrata è risultata maggiore di quelle generalmente ottenute da molecole classiche come paroxetina e fluoxetina, con una probabilità di remissione sensibilmente più alta, seppur in presenza di maggiori controindicazioni rispetto ai suoi predecessori.