Il
morbo celiaco: l’importanza di un approccio omeopatico
L’Omeopatia influisce positivamente sulle aspettative
e la qualità di vita del soggetto celiaco.
intervista al Dr. F.V. Marino
Dr. Francesco
V. Marino, MD, specialista in Ematologia.
Da 20 anni lavora a tempo pieno come omeopata ed agopuntore, discipline
che insegna presso varie scuole italiane.
Consulente OMS per le MNC, Coodrinatore del Dipartimento Scientifico
della FIAMO [Fed. It. Assoc. Medici Omeopati].
La Celiachia è una forma
di intolleranza permanente al glutine, una proteina contenuta in
vari cibi [frumento, farro, kamut, orzo, segale, ecc]. Ciò
comporta l’esclusione rigorosa dalla dieta di alimenti ampiamente
diffusi sulle nostre tavole [pane, pasta, biscotti, pizza].
Questa intolleranza è geneticamente determinata: il sistema
immunitario, a livello intestinale, “non riconoscerebbe”
il glutine e lo attaccherebbe, producendo così quantità
abnormi di anticorpi che si rivolgerebbero contro la mucosa intestinale
[autoanticorpi]. Nel soggetto predisposto ogni esposizione al glutine
scatenerebbe una reazione infiammatoria di tipo autoimmunitario
con distruzione della mucosa, fino alla totale scomparsa dei villi.
Di conseguenza avremo una sintomatologia variabile in funzione della
gravità e dell’estensione dell’insulto [vedi
Tabella].
Della celiachia si conosce non solo la forma “pediatrica”,
ben nota, ma anche una variante “adulta”, sempre più
frequente e subdola perchè può passare inosservata
per lunghi periodi. Di solito viene diagnosticata per esclusione.
La gestione di una tale patologia comporta necessariamente, oltre
ad una dieta rigorosa, notevoli difficoltà ed un grado di
accettazione non facile da ottenere soprattutto dai pazienti più
giovani. Immaginiamo un bambino di 2-3 anni che non può permettersi,
a differenza della gran parte dei suoi coetanei, piccoli piaceri
come un panino o una merendina..
Che
può fare la Medicina Omeopatica in una situazione del genere?
Sicuramente non è in grado di intervenire sulle cause ereditarie
della patologia, così come non sarebbe saggio interrompere
la dieta senza glutine, pena gravi ricadute. Tuttavia è risaputo
che la qualità di vita dei pazienti, nonostante le restrizioni
dietetiche ed i grandi sacrifici richiesti, sia molto spesso scadente
con possibili ripercussioni sulla sfera psico-emotiva. Ebbene l’Omeopatia,
in un quadro simile, può svolgere un ruolo fondamentale nello
stimolare la “reattività” dell’organismo
e nel rafforzare le difese dell’ospite; in altri termini agirebbe
su quei fattori “interni” [neuroendocrini, immunitari,
costituzionali, etc] il cui deficit permetterebbe ad eventuali fattori
patogeni esterni di attecchire.
In Omeopatia esistono tantissimi rimedi in grado di curare una sintomatologia
come quella descritta. Tuttavia affinché la prescrizione
abbia successo è fondamentale che il medico omeopata non
si limiti a curare il “sintomo” ma che, al contrario,
sia in grado di comprendere il paziente nella sua unicità
e globalità psicofisica. In effetti quanto più mirata
e corretta risulta la prescrizione [simillimum] tanto più
potente risulterà la sua azione: dal piano puramente locale
i benefici si estenderanno verso piani sempre più profondi
fino a coinvolgere l’assetto neuroendocrino e mentale. In
ultima analisi tutta la gestione della malattia ne verrebbe positivamente
influenzata.
Negli ultimi anni sempre più pazienti celiaci si rivolgono
con fiducia all’Omeopatia. Nella mia personale casistica ho
potuto verificare come la sola dieta non sia sufficiente a modificare
aspettative e “Qualità di Vita” dei pazienti.
Ricordo il caso di una bambina libica di 6 anni, Salsabil, che a
seguito del ricovero presso il Policlinico Umberto I di Roma, ove
fu posta la diagnosi, sviluppò un vero e proprio disturbo
del comportamento tale da condizionarne l’intera esistenza.
La bambina in occasione del ricovero si sentì come “strappata”
alla sua casa e all’affetto dei suoi cari. Ne rimase terrorizzata
e da quel momento in poi sviluppò una reazione caratterizzata
da paura e sospetto verso tutto ciò che non conosceva. Ad
esempio ogniqualvolta i genitori le presentavano un cibo “diverso”,
Salsabil, per paura di sentirsi male e di essere quindi di nuovo
ricoverata, si provocava da sola il vomito, per cui alla fine mangiava
sempre e solo gli stessi cibi. Analogamente tendeva ad evitare i
contatti con gli estranei, smise di giocare con i suoi coetanei.
Persino il rapporto coi fratellini ne risentì. Come si può
notare dalla foto [prima] il suo sguardo denunciava lo spirito di
terrore e di sospetto che albergavano in lei. Nonostante la dieta
e le attenzioni dei genitori la bambina presentava una crescita
difficoltosa, si ammalava con facilità e, proprio in occasione
di quelle recidive, finiva col perdere tutti i benefici della dieta
senza glutine.
L’individuazione del suo Simillimum [China Officinalis] permise
di risolvere brillantemente la sintomatologia digestiva, di far
ripartire il processo di crescita e di modificare radicalmente il
suo atteggiamento guardingo verso l’esterno [foto “dopo”].
A tutt’oggi Salsabil, pur osservando sempre la dieta per celiaci,
è una ragazza come tante altre.
Concludendo: l’Omeopatia, se sapientemente integrata con la
dieta senza glutine, può rappresentare un’ arma vincente
nella gestione di una malattia come la celiachia e ridare quella
speranza che fino a quel momento sembrava perduta.
CELIACHIA: QUADRI CLINICI
Forma “tipica”
Diarrea cronica o stipsi ostinata. Malassorbimento, arresto della
crescita, facilità ad infezioni. Turbe dell’umore e
dell’appetito.
Forma “atipica”
Anemia sideropenica. Osteopenia, osteoporosi, osteomalacia. Alterazione
dello smalto dentario. Steatosi epatica.
Forma “Silente”
positivi i tests anticorpali, alterazione della mucosa in assenza
di altri sintomi
Forma “latente”
positivi i tests anticorpali in presenza di mucosa normale
Complicanze
Malattie autoimmuni [connettiviti, vasculiti, uveite]; polineuropatie; miocardiopatia dilatativa; aumento delle neoplasie maligne [linfoma
del tenue].
Malattie concomitanti
Ipotiroidismo/distiroidismo; intolleranza al lattosio; diabete insulino-dipendente;
osteopenia; emicranie; astenia; artriti sine materia; dermatiti [erpetiforme, eczemi, psoriasi …]; vitiligine, anemia
sideropenica.
Per saperne di più
Una malattia rara e sociale
CELIACHIA [o “malattia celiaca”]. È la forma
di intolleranza alimentare più diffusa. Basti pensare che,
mentre negli USA la frequenza è pari a 1: 2.000, in Italia
ne è affetto 1 soggetto ogni 100-150. In teoria, quindi,
i celiaci italiani dovrebbero aggirarsi attorno alle 400-500 mila
unità anche se, di fatto, ne sono stati ufficialmente riconosciuti
“solo” 50.000 circa. Tuttavia ogni anno verrebbero diagnosticati
almeno 5000 nuovi casi e si calcola che ogni anno nascano almeno
2.800 nuovi celiaci, con un incremento annuo del 9%.
DIAGNOSI Spesso difficile nei primi 3 anni di vita, con possibilità
di errori [falsi negativi] nel 30% dei casi. Si basa sulla ricerca
degli anticorpi specifici [anti-tTG:anti-transglutaminasi; AGA:
anti-gliadina; EMA: anti-endomisio] e, naturalmente, sulla biopsia
intestinale
MALATTIA “RARA “ E ”SOCIALE”. Grazie al
Decreto Veronesi [giugno 2001] la celiachia è stata annoverata
tra le cosiddette “malattie rare”. Tuttavia, in virtù
della sua ampia diffusione sul territorio nazionale, è stata
di recente riconosciuta come “malattia sociale” [Legge
n 123 del 4-7-2005]. Ciò significa un’ adeguata regolamentazione
nella produzione, etichettatura ed erogazione di prodotti alimentari
a livello dela catena alimentare [negozi, industrie, mense, etc.].
Il Libro
Di tutto e di più su questo argomento in una raccolta di
brevi saggi con il coordinamento scientifico di Francesco V. Marino
OMEOPATIA E CELIACHIA
UN COTRIBUTO ALLA GUARIGIONE
[Atti del V Congresso Nazionale FIAMO; Roma, 10-12 Ottobre 2003].
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