Il “progetto salute” dell'associazione “Sulla Strada”
Medici, infermieri e volontari italiani per lo sviluppo dell'assistenza sanitaria in Guatemala
di Andrea Sansonetti
Un
sogno, un'emozione. È con questi sentimenti forti che nel 2003 decisi
di partecipare, mettendo a disposizione le mie competenze sanitarie,
all’avventura missionaria dell’Associazione “Sulla Strada” fondata
due anni prima da mio fratello, Don Carlo Sansonetti.
Arrivai nel villaggio La Granadilla, situato in un altipiano ad
una cinquantina di chilometri dalla capitale del Guatemala, desideroso
di dare ciò che, umanamente e professionalmente, sentivo dentro
di me di poter dare. Come spesso, se non sempre, succede, sono ripartito
per l’Italia dopo due settimane turbato dalla constatazione di aver
ricevuto molto più di quanto fossi stato capace di lasciar loro.
Avevo visitato vari bambini ed adulti, fatto qualche banale operazione
chirurgica, avevo fatto il giro delle 25 baracche del villaggio
per cercare di far comprendere alcune regole elementari di igiene
personale ed alimentare; il contatto diretto, personale, con quella
gente mi aveva insegnato semplicità, amore per la natura, felicità
nelle piccole cose, tutti sentimenti ormai persi nel nostro ricco
mondo occidentale. L’anno successivo sono tornato e, oltre a sistemare
in modo migliore dal punto di vista strutturale e organizzativo
il “Centro para la Salud”, l’ambulatorio del villaggio, dove aveva
cominciato a lavorare in modo stabile un’infermiera guatemalteca,
presi contatto con un gruppo missionario degli Stati Uniti che,
da qualche anno, lavorava nella cittadina di San Raymundo, poco
distante dal nostro villaggio, in un ospedale costruito da loro
in associazione ad un gruppo di volontari locali. Lavorai in sala
operatoria con loro per qualche giorno e, alla fine, mi impegnai
a organizzare un gruppo italiano che potesse svolgere lo stesso
lavoro medico-chirurgico in quel luogo attrezzato. Coinvolti altri
medici, infermieri e personale di supporto, fondammo così il “Gruppo
Salute” dell’ Associazione sulla Strada. Andammo in sei nel 2005,
un chirurgo, un anestesista, quattro infermieri, una persona di
supporto. Siamo tornati in 28 nel 2006, internisti, chirurghi generali
e plastici, anestesisti, tanti infermieri e varie persone di supporto.
L’ultima missione del gennaio 2007 ha visto partire 63 persone fra
internisti, pediatri, dentisti, cardiologo, ecografista, laboratorista,
chirurgo generale, chirurgo pediatra, chirurgo plastico, chirurgo
urologo, vari anestesisti, tanti infermieri di sala operatoria e
di reparto, un gran numero di personale di supporto che si è sobbarcato
il compito della preparazione dei pasti per noi tutti e per i pazienti,
delle pulizie, ma soprattutto di intrattenere gioiosamente i tanti
bambini che giornalmente stazionavano in ospedale in attesa di esser
visitati, di esser operati o semplicemente in attesa dei propri
genitori che si sottoponevano alle nostre cure. Naturalmente, parte
di questo personale era impegnato nell’attività di assistenza delle
famiglie della Granadilla, presso il nostro Centro para la Salud.
Quest’anno siamo diventati una Organizzazione Non Governativa. Siamo
per cui impegnati ad uscire dalla semplice attività di assistenza
della popolazione locale e passare alla seconda fase del nostro
lavoro: intendiamo promuovere progetti di prevenzione sanitaria
e di vera cooperazione allo sviluppo, istituendo una scuola infermieri
e coinvolgendo, nel nostro lavoro, personale sanitario locale. Il
sogno è quello di vedere fra qualche anno un ambulatorio polifunzionale
alla Granadilla e un ospedale aperto tutto l’anno gestiti ambedue
da medici e infermieri locali.
A quel punto capiremo di aver esaurito il nostro compito e saremo
pronti a trasferirci in un altro luogo bisognoso d’aiuto. Ma la
speranza è anche di ritrovare quei 63 volontari italiani felici
di vivere e lavorare nel loro “primo” mondo con più attenzione all’altro,
con più umanità, con la semplicità e autenticità che quei piccoli
bambini guatemaltechi hanno cercato di insegnar loro.
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