MTM n°19
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 7 - Numero 1 - gen/apr 2008
Dibattito - il Cervello
 


Costantino Casilli
Dott. Costantino Casilli
Psicologo, Specialista in Psicologia Clinica, Psicoterapeuta, Ipnoterapeuta Direttore del Centro di Psicologia Clinica Ipnosi – Psicoterapia Ericksoniana


Anno 7 - Numero 1
gen/apr 2008

 

L’interesse per l’utilizzazione dell’ipnosi come strumento nella ricerca in neuropsicologia cognitiva sta crescendo rapidamente


Durante la trance si verifica una modificazione del sistema frontale di controllo della coscienza, c’è una prevalenza delle abilità cognitive, una attivazione emozionale e una maggiore capacità di produzione immaginativa




Cevello e ipnosi
La ricerca svolta mediante le tecniche di neuroimmagine ha aperto la strada a nuove conoscenze sullo stato ipnotico, sul significato di molti fenomeni della trance, sui motivi dell’efficacia terapeutica dell’ipnosi
del Dott. Costantino Casilli

ipnosiL’interesse per l’utilizzazione dell’ipnosi come strumento nella ricerca in neuropsicologia cognitiva sta crescendo rapidamente.
Molte riviste di prestigio pubblicano continuamente articoli in cui l’ipnosi è oggetto di studio o in cui è strumento per studiare il nostro cervello [ad esempio: Lancet, NeuroImagine, Journal of Cognitive Neuroscience, Biological Psichiatry, Annals of Neurology, oltre ovviamente all’International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis]. Grazie a queste ricerche le nostre conoscenze su come risponde il cervello quando viene indotta una modificazione momentanea e funzionale dello stato di coscienza [la trance ipnotica] e soprattutto su cosa accade nel cervello quando vengono studiati i fenomeni che caratterizzano lo stato ipnotico, come ad esempio le allucinazioni uditive, la percezione del dolore, il controllo motorio volontario o la catalessia.
Queste ricerche utilizzano alcuni sofisticati strumenti che permettono di “visualizzare” l’attività del cervello di una persona viva: la PET [tomografia ad emissione di positroni], il CBF [flusso ematico regionale del cervello], e la fMRI [la risonanza magnetica funzionale].
Dietro [l’ennesima] rinascita dell’ipnosi come strumento e come oggetto di studio, oltre che come tecnica e modello di psicoterapia, c’è indubbiamente il fatto che l’ipnosi è un terreno di studio molto affascinante, complesso ma anche pieno di insidie e controverso.
Ad esempio: consideriamo il termine “ipnosi” intendendolo come “l’essere in ipnosi”, “essere in trance”, “essere ipnotizzato”.
“Essere in un certo stato” dà l’idea che ci sia un sostanziale cambiamento nel funzionamento psicologico globale della persona, per cui la ricerca per molti anni si è concentrata sul capire quali fossero i parametri, i segni, le caratteristiche di un soggetto ipnotizzato per poter tracciare con chiarezza il confine tra “essere in trance” e “non essere in trance”. Ovviamente il primo e fondamentale tentativo è stato fatto con l’EEG, nella speranza che il tracciato elettroencefalografico del soggetto ipnotico fosse significativamente diverso dalla persona sveglia, in stato di veglia, non ipnotizzata. Ora: visto che continuiamo ad usare il termine ipnosi [coniato dal medico inglese Braid per sancire la rottura con il “magnetismo animale” di Mesmer] e visto quello che il termine evoca [il sonno] è ovvio che la speranza sia stata quella di trovare un tracciato EEG simile a quello di una persona che dorme. E invece no: il soggetto ipnotico è sveglio. Ed è sveglio sia quando viene posto sul classico lettino o poltrona e sia quando è posto su una cyclette [in questo caso si parla di ipnosi allerta- vigile]; è sveglio quando l’ipnosi viene indotta da un ipnotista ma anche quando si verifica spontaneamente [le comuni trance ipnotiche quotidiane]; il soggetto è sveglio sia quando va in trance grazie alla lettura di un buon libro o all’ascolto della musica, sia quando è assorto in una conversazione o in un compito, e sia quando deve affrontare una prestazione [ad esempio: la trance agonistica degli sportivi].
ipnosiCerto è però che durante la trance si verifica una modificazione del sistema frontale di controllo della coscienza [attivazione del sistema fronto-limbico anteriore], c’è una prevalenza delle abilità cognitive proprie dell’emisfero destro [valutata mediante EEG con analisi di frequenza, flusso ematico regionale, potenziali event-related], c’è una attivazione emozionale e una maggiore capacità di produzione immaginativa [l’induzione ipnotica modifica l’equilibrio amigdala-ippocampo], si assiste ad una dis-associazione delle strutture emozionali e della memoria. Ovviamente se il soggetto è posto in una posizione rilassante e la verbalizzazione dell’induzione insiste sulle idee di calma, sonno e tranquillità si verifica un aumento del tono parasimpatico.
Quindi l’ipnosi, lungi dall’essere una condizione sovrapponibile a quella del sonno naturale, ha ricadute terapeutiche non indifferenti: permette di modulare le emozioni, integrando memoria e apprendimento; attiva nuove vie neuropeptidiche [endorfine, encefaline, colecistochinina]; inibisce la liberazione degli ormoni surrenalici dello stress.
In questo senso l’ipnosi clinica e sperimentale dovrebbe rientrare nel campo delle conoscenze del medico e dello psicologo soprattutto se si interessano del funzionamento normale e patologico del cervello. Il ponte di comprensione che “avvicina” il genio e il folle è più facilmente percorribile se si conoscono i modi con cui le fantasie e le allucinazioni vengono costruite in modo adattivo oppure disadattivo. Il linguaggio del corpo, tipico di molte patologie psichiche [sessuali, psicosomatiche, …], è più facilmente comprensibile quando se ne conoscono i codici. Ma anche comportamenti normali, ad esempio quelli quotidiani [quando non vediamo o non sentiamo uno stimolo che invece è evidente per gli altri] oltre a quelli che tipicamente mettiamo in atto negli scambi affettivi, di accudimento, di aggressività, di seduzione, di collaborazione,… li comprenderemo meglio studiando l’ipnosi.


PER SAPERNE DI PIÙ

Lo sviluppo delle moderne tecniche di neuroimmagine funzionale è stato essenziale anche per chi si interessa di ipnosi. La speranza è quella di descrivere il funzionamento del cervello in una persona a cui è stata somministrata una procedura di induzione ipnotica [ad esempio: quale è il ruolo della corteccia cingolata anteriore] e di descrivere le differenze tra le persone altamente suggestionabili da quelle poco ipnotizzabili.
Queste scoperte aiuteranno anche nella pratica clinica a fare luce sui motivi specifici e peculiari dell’efficacia dell’ipnosi in campo psicoterapeutico o, ad esempio, nella lotta al dolore. Tuttavia il tema della ricerca [cos’è l’ipnosi, come cambia il funzionamento della persona ipnotizzata, perché la trance si dimostra efficace in terapia, …] resta ancora molto poco conosciuto.
Peraltro senza questa ricerca noi ipnotisti resteremmo ancorati all’osservazione “dall’esterno” dei fenomeni prodotti dai soggetti ipnotici o al racconto fatto dai soggetti dopo che si sono sottoposti ad una procedura di induzione. L’osservazione e il resoconto soggettivo sono e restano importanti ma hanno alcuni limiti. Ad esempio noi ipnotisti diciamo che il soggetto è in trance, che è in stato ipnotico, utilizzando criteri clinici di osservazione, piuttosto che indici oggettivi che possano comprovare l’effettivo stato in cui si trova la persona ipnotizzata che, se brava a similare, potrebbe tranquillamente fare finta di essere in trance.
Peraltro anche un soggetto in trance sonnambulica [che, a differenza di quella stuporosa in cui il soggetto è tipicamente immobile e con gli occhi chiusi, si caratterizza per il fatto che il soggetto pare sveglio] è molto difficile da individuare. D’altra parte anche il racconto sull’esperienza ipnotica è sottoposto a numerose fonti di deformazione, prova ne sia che alcuni soggetti che vanno in trance profonda e mostrano vari fenomeni tipici dell’ipnosi possono dire, dopo essersi riorientati [il riorientamento è la fase in cui l’ipnosi “finisce”], che non sono affatto andati in trance perché “hanno sentito tutto quello che ha detto l’ipnotista e ricordano tutto quello che è accaduto”.
È quindi dallo studio congiunto psicologico e neuropsicologico, dall’osservazione del comportamento e dalle immagini del cervello, che ci si aspetta la svolta per comprendere la coscienza [e le sue opere], cosa accade ai due attori di una relazione significativa, a cosa serva la trance ipnotica e perché è stata utile [e lo è tuttora] da un punto di vista evolutivo.