MTM n°20
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 7 - Numero 2 - mag/ago 2008
Medicina non convenzionale
 


Prof. Roberto Pulcri
Prof. Roberto Pulcri
Medico esperto in Agopuntura e Omeopatia Coordinatore didattico Master Agopuntura Clinica Università Roma Tor Vergata Consigliere nazionale SIOMI


Anno 7 - Numero 2
mag/ago 2008

 




Approccio culturale alle medicine complementari

del Prof. Roberto Pulcri

IppocrateCome ha scritto Marc Bloch nella sua Apologia della storia: «l’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato, ma è forse altrettanto vano estenuarsi per comprendere il passato senza saper nulla del presente».
La storia del pensiero medico, riflette lo sviluppo delle civiltà nel corso dei millenni e si connette a tutti quei fattori socio-culturali che hanno determinato lo stato di salute o di malattia dell’essere umano. L’ORGANIZZAZIONEMONDIALE DELLA SANITÀ, da qualche anno, ha modificato nel suo statuto il concetto di salute stabilendo che il suo significato non può essere solo assenza di malattia, ma soprattutto «uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale». Queste premesse ci possono aiutare a dissipare i dubbi e le incertezze che tentano di screditare la preziosa eredità delle culture mediche del passato, apostrofate in termini inappropriati come medicine non convenzionali, che devono essere accolte nel contesto di una medicina unica, globale e ecumenica che, nella loro pur variegata espressione, integrano sistemi e metodologie differenti ma con l’obiettivo comune dello sviluppo e della promozione di un diritto umano alla salute. Il presupposto storico culturale deve essere ribadito attenendosi ai fatti oggettivi documentati, prima di poter stabilire a priori la veridicità e l’attendibilità di qualsiasi scienza umana. L’OMS ha infatti acquisito l’importanza delle medicine tradizionali e ne ha valorizzato le rispettive esperienze culturali, raccomandando il loro inserimento integrando l’utilizzo di farmaci a base di piante medicinali, al fine di mantenere il benessere delle persone e trattare, diagnosticare o prevenire molte malattie. Questo impiego delle medicine tradizionali deve comunque avvenire all’interno di modelli applicativi che ne convalidino l’efficacia e la sicurezza. Il riferimento alle medicine tradizionali apre un ampio spazio a riflessioni di ordine culturale e mette in primo piano come, nonostante il progresso medico scientifico abbia sconfitto le malattie di origine infettiva, a tutt’oggi l’incremento delle malattie croniche rappresenti ancora una sfida aperta non ancora risolta. È proprio questo il punto debole del progresso culturale della moderna scienza medica, dove neanche la tecnologia più avanzata è riuscita a realizzare quel completo benessere psicofisico e sociale che sottintende il livello di salute dell’individuo.
La storia della cultura medica ci può invece invitare a riconsiderare un patrimonio rimasto immutato nel tempo per recuperarne il valore di scienza, essa non può essere considerata come una fredda cronaca di nomi, date e personaggi. Molte tracce del passato restano incancellabili.
Il quinto secolo A.C. ci permette di fare un primo salto di qualità nel discernimento culturale del pensiero medico, non solo del mondo occidentale ma anche di quello orientale. Questa data storicamente definisce lo spartiacque tra l’impronta protoscientifica del concetto di salute e malattia, e la nascita di una cultura medica ancora oggi attuale e testimoniata dal primo trattato di medicina, il “Corpus Hippocraticum”, che rappresenta l’espressione massima della cultura e della civiltà ellenica, culla del sapere occidentale. In essa sono contenuti i germi che daranno impulso a tramutare concezioni mediche arcaiche e mitologiche nei presupposti della scientificità moderna.
Ippocrate fu il primo ad insistere sull’importanza fondamentale della “Observatio” e della “Experientia”, egli intuì nell’evento patologico, l’importanza della natura stessa nel tentativo di ristabilire lo stato di salute e descrisse il primo atto di consacrazione della medicina dei Simili [similia similibus curentur], a cui Hahnemann diciotto secoli più tardi si ispirò per teorizzare le basi scientifiche dell’Omeopatia. Il principio dell’unità dell’essere vivente, la concezione olistica e dinamica della malattia, la vis medicatrix naturae, presupposti Ippocratici fondamentali che restano immutati nel corso dei secoli e acquistano propriamente valore di scienza quando Hahnemann ne coglie il valore intrinseco e dà impulso per primo alla medicina sperimentale. Quasi contemporaneamente in Cina il “Canone di medicina interna dell’imperatore giallo”compilato dal Neijing, rappresenta il primo testo della civiltà orientale ed è la prima opera scritta che raccoglie i fondamenti basilari della medicina cinese.
La stesura di questi trattati di medicina mette fine ad un epoca in cui prevalevano miti e leggende, tutto il patrimonio medico socio culturale veniva tramandato e affidato a sacerdoti, sciamani e uomini di culto che rappresentavano, il potere culturale spirituale e politico delle società. La guarigione dalle malattie contemplava ritualità e gesti commisti sia a concezioni pseudo religiose che a conoscenze terapeutiche pseudo empiriche il cui esercizio si basava sull’osservazione degli eventi naturali. Il viaggio nel tempo remoto delle culture mediche non può che dare impulso al progresso della così detta scienza medica moderna, altrettanto eccelsa per le sue conquiste soprattutto nel campo tecnologico degli strumenti della diagnostica. L’originalità delle due culture occidente/ oriente, apparentemente così distanti si fonda su una concezione universale dell’evento salute-malattia che mette al primo posto l’unità dell’essere umano, ne fa un assioma incontrovertibile nelle strategie terapeutiche che agiscono non in antagonismo all’evento patologico ma in agonismo con le risposte difensive dell’organismo, attraverso la somministrazione di principi attivi ultradiluiti o attraverso una stimolazione biologica indotta da un ago in un punto particolare della cute. Queste metodiche troppo spesso criticate e troppo spesso negate parlano con un linguaggio di tipo energetico in un mondo dove la fisica, la chimica e gli stessi strumenti della diagnostica a positroni utilizzano fonti di energia che hanno in se le stesse radici culturali millenarie della medicina omeopatica e di quella cinese.


MEDICINALI OMEOPATICI

Nel 2004 in Italia sono state vendute 22,6 milioni di confezioni di medicinali omeopatici, il 3% in più rispetto al 2003. I risultati in termini di mercato a valore, considerando i prezzi al pubblico, + 6% nel 2004, a quota 219 milioni di Euro e + 3% nei primi sei mesi del 2005 con un corrispettivo di 112 milioni di Euro.


LA DIFFUSIONE DELLE MEDICINE COMPLEMENTARI TRA LA POPOLAZIONE E LA CLASSE MEDICA NEGLI ULTIMI ANNI

L’Omeopatia e l’Agopuntura in India e Cina integrano il servizio sanitario di oltre due terzi della popolazione mondiale [2,4 mld]. In Europa e America circa trecento milioni di pazienti utilizzano le Medicine Complementari. Negli USA si è costituito un Consorzio di trentadue Università per lo studio, la ricerca e la formazione delle MC.
Gli italiani che utilizzano regolarmente le MC sono circa nove milioni, ossia il 15,5 per cento della popolazione, secondo quanto riportato nell’ultima indagine ISTAT [1996-99], il 23% secondo l’ultima indagine DOXA [2005] ma a conoscere queste terapie sono il 65 per cento degli italiani [indagine ISPO, 2003], il 31,7 per cento vi ha fatto ricorso almeno una volta e il 23,4 le utilizza sempre [indagine FORMAT, 2003]. E ancora, poco meno del 50 per cento le considera utili, più del 70 per cento vorrebbe che fossero rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale e il 65 per cento circa vorrebbe un maggior controllo da parte delle autorità sanitarie [dati CENSIS]. Secondo lo studio condotto su un campione di 52.332 famiglie per un totale di 140.011 individui e pubblicato nel 2004 da Menniti-Ippolito et Al. sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità, l’utilizzo di MC da parte della popolazione italiana in un triennio è stato di almeno il 15,6% [Omeopatia 8,2%, Trattamenti manuali 7,0%, Fitoterapia 4,8%, Agopuntura 2,9%, altre MC 1,3%]. Secondo il Rapporto Italia 2006 dell’Eurispes sono circa 11 milioni gli italiani che ricorrono alla Medicina Omeopatica, 12.000 i medici che prescrivono farmaci omeopatici e 7.000 le farmacie dotate di un settore per questi tipi di medicine.