Approccio culturale
alle medicine
complementari
del Prof. Roberto Pulcri
Come ha scritto Marc Bloch nella sua Apologia
della storia: «l’incomprensione del presente
nasce fatalmente dall’ignoranza del
passato, ma è forse altrettanto vano estenuarsi
per comprendere il passato senza saper
nulla del presente».
La storia del pensiero medico, riflette lo sviluppo
delle civiltà nel corso dei millenni e si
connette a tutti quei fattori socio-culturali
che hanno determinato lo stato di salute o di
malattia dell’essere umano. L’ORGANIZZAZIONEMONDIALE
DELLA SANITÀ, da qualche anno,
ha modificato nel suo statuto il concetto di
salute stabilendo che il suo significato non
può essere solo assenza di malattia, ma soprattutto
«uno stato di completo benessere
fisico, psichico e sociale». Queste premesse
ci possono aiutare a dissipare i dubbi e le incertezze
che tentano di screditare la preziosa
eredità delle culture mediche del passato,
apostrofate in termini inappropriati come
medicine non convenzionali, che devono essere
accolte nel contesto di una medicina
unica, globale e ecumenica che, nella loro
pur variegata espressione, integrano sistemi
e metodologie differenti ma con l’obiettivo
comune dello sviluppo e della promozione
di un diritto umano alla salute. Il presupposto
storico culturale deve essere ribadito attenendosi
ai fatti oggettivi documentati, prima
di poter stabilire a priori la veridicità e
l’attendibilità di qualsiasi scienza umana.
L’OMS ha infatti acquisito l’importanza delle
medicine tradizionali e ne ha valorizzato
le rispettive esperienze culturali, raccomandando
il loro inserimento integrando l’utilizzo
di farmaci a base di piante medicinali,
al fine di mantenere il benessere delle persone
e trattare, diagnosticare o prevenire
molte malattie. Questo impiego delle medicine
tradizionali deve comunque avvenire
all’interno di modelli applicativi che ne convalidino
l’efficacia e la sicurezza. Il riferimento
alle medicine tradizionali apre un
ampio spazio a riflessioni di ordine culturale
e mette in primo piano come, nonostante
il progresso medico scientifico abbia
sconfitto le malattie di origine infettiva, a
tutt’oggi l’incremento delle malattie croniche
rappresenti ancora una sfida aperta non
ancora risolta. È proprio questo il punto debole
del progresso culturale della
moderna scienza medica, dove
neanche la tecnologia più
avanzata è riuscita a realizzare
quel completo benessere psicofisico
e sociale che sottintende il
livello di salute dell’individuo.
La storia della cultura medica ci
può invece invitare a riconsiderare
un patrimonio rimasto immutato
nel tempo per recuperarne
il valore di scienza, essa non
può essere considerata come una
fredda cronaca di nomi, date e
personaggi. Molte tracce del passato
restano incancellabili.
Il quinto secolo A.C. ci permette di
fare un primo salto di qualità nel
discernimento culturale del pensiero
medico, non solo del mondo
occidentale ma anche di quello
orientale. Questa data storicamente
definisce lo spartiacque
tra l’impronta protoscientifica
del concetto di salute e malattia,
e la nascita di una cultura medica ancora oggi
attuale e testimoniata dal primo trattato di
medicina, il “Corpus Hippocraticum”, che
rappresenta l’espressione massima della
cultura e della civiltà ellenica, culla del sapere
occidentale. In essa sono contenuti i germi
che daranno impulso a tramutare concezioni
mediche arcaiche e mitologiche nei presupposti
della scientificità moderna.
Ippocrate fu il primo ad insistere sull’importanza
fondamentale della “Observatio” e
della “Experientia”, egli intuì nell’evento patologico, l’importanza della natura stessa nel
tentativo di ristabilire lo stato di salute e descrisse
il primo atto di consacrazione della
medicina dei Simili [similia similibus curentur],
a cui Hahnemann diciotto secoli più
tardi si ispirò per teorizzare le basi scientifiche
dell’Omeopatia. Il principio dell’unità
dell’essere vivente, la concezione olistica e
dinamica della malattia, la vis medicatrix naturae,
presupposti Ippocratici fondamentali
che restano immutati nel corso dei secoli e
acquistano propriamente valore di scienza
quando Hahnemann ne coglie il valore intrinseco
e dà impulso per primo alla medicina
sperimentale. Quasi contemporaneamente
in Cina il “Canone di medicina interna
dell’imperatore giallo”compilato dal
Neijing, rappresenta il primo testo della civiltà
orientale ed è la prima opera scritta che
raccoglie i fondamenti basilari della medicina
cinese.
La stesura di questi trattati di medicina mette
fine ad un epoca in cui prevalevano miti e
leggende, tutto il patrimonio medico socio
culturale veniva tramandato e affidato a sacerdoti,
sciamani e uomini di culto che rappresentavano,
il potere culturale spirituale e
politico delle società. La guarigione dalle
malattie contemplava ritualità e gesti commisti
sia a concezioni pseudo religiose che a
conoscenze terapeutiche pseudo empiriche
il cui esercizio si basava sull’osservazione degli
eventi naturali. Il viaggio nel tempo remoto
delle culture mediche non può che dare
impulso al progresso della così detta
scienza medica moderna, altrettanto eccelsa
per le sue conquiste soprattutto nel campo
tecnologico degli strumenti della diagnostica.
L’originalità delle due culture occidente/
oriente, apparentemente così distanti
si fonda su una concezione universale
dell’evento salute-malattia che mette al
primo posto l’unità dell’essere umano, ne fa
un assioma incontrovertibile nelle strategie
terapeutiche che agiscono non in antagonismo
all’evento patologico ma in agonismo
con le risposte difensive dell’organismo, attraverso
la somministrazione di principi attivi
ultradiluiti o attraverso una stimolazione
biologica indotta da un ago in un punto
particolare della cute. Queste metodiche
troppo spesso criticate e troppo spesso negate
parlano con un linguaggio di tipo energetico
in un mondo dove la fisica, la chimica
e gli stessi strumenti della diagnostica a positroni
utilizzano fonti di energia che hanno
in se le stesse radici culturali millenarie della
medicina omeopatica e di quella cinese.
MEDICINALI OMEOPATICI
Nel 2004 in Italia sono state vendute 22,6 milioni di confezioni
di medicinali omeopatici, il 3% in più rispetto al 2003. I risultati
in termini di mercato a valore, considerando i prezzi al pubblico,
+ 6% nel 2004, a quota 219 milioni di Euro e + 3% nei primi sei
mesi del 2005 con un corrispettivo di 112 milioni di Euro.
LA DIFFUSIONE DELLE MEDICINE COMPLEMENTARI
TRA LA POPOLAZIONE E LA CLASSE MEDICA NEGLI ULTIMI ANNI
L’Omeopatia e l’Agopuntura in India e Cina integrano il servizio sanitario di oltre due terzi della popolazione
mondiale [2,4 mld]. In Europa e America circa trecento milioni di pazienti utilizzano le Medicine
Complementari. Negli USA si è costituito un Consorzio di trentadue Università per lo studio, la
ricerca e la formazione delle MC.
Gli italiani che utilizzano regolarmente le MC sono circa nove milioni, ossia il 15,5 per cento della popolazione,
secondo quanto riportato nell’ultima indagine ISTAT [1996-99], il 23% secondo l’ultima indagine
DOXA [2005] ma a conoscere queste terapie sono il 65 per cento degli italiani [indagine ISPO,
2003], il 31,7 per cento vi ha fatto ricorso almeno una volta e il 23,4 le utilizza sempre [indagine FORMAT,
2003]. E ancora, poco meno del 50 per cento le considera utili, più del 70 per cento vorrebbe
che fossero rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale e il 65 per cento circa vorrebbe un maggior
controllo da parte delle autorità sanitarie [dati CENSIS]. Secondo lo studio condotto su un campione
di 52.332 famiglie per un totale di 140.011 individui e pubblicato nel 2004 da Menniti-Ippolito et Al.
sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità, l’utilizzo di MC da parte della popolazione italiana in un
triennio è stato di almeno il 15,6% [Omeopatia 8,2%, Trattamenti manuali 7,0%, Fitoterapia 4,8%, Agopuntura
2,9%, altre MC 1,3%]. Secondo il Rapporto Italia 2006 dell’Eurispes sono circa 11 milioni gli
italiani che ricorrono alla Medicina Omeopatica, 12.000 i medici che prescrivono farmaci omeopatici
e 7.000 le farmacie dotate di un settore per questi tipi di medicine.
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