MANIFESTAZIONI ORALI DELLA SCLEROSI TUBEROSA
di R. ROZZA, V. MAGNANI, S. ABATI Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria, Unità di Day-Surgery e Diagnosi
Orale, Università degli Studi di Milano
e di A. GORIO Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria, Unità di Farmacologia
e di E. RAIMONDO Ospedale Israelitico di Roma
La Sclerosi Tuberosa, come è noto, è una sindrome
ad alta penetranza ed elevata variabilità
di espressione, sia a livello sistemico, che
orale. I criteri diagnostici per la TSC si dividono
in maggiori e minori e fra questi ultimi
rientrano anche le lesioni orali rappresentate
dagli enamel pittings. L’odontoiatra, quindi,
è in grado di poter far diagnosi di TSC, come
del resto è avvenuto in ben due casi nel
nostro centro, svolgendo un ruolo chiave nel
riconoscimento della patologia, giustificando
l’invio del paziente e dei famigliari ad effettuare
un test genetico.[16] [foto 1-2]
L’ipoplasia puntiforme dello smalto, la cui
causa è da ricercarsi in uno sviluppo anomalo
delle cellule di origine ectodermica durante
il processo di amelogenesi, costituisce
un segno caratteristico della TSC ed è riscontrabile
anche in dentatura decidua.
Istologicamente si presenta come una microcavità
dello smalto, attorniata da un’aumentata
striatura del Retius e localizzata soprattutto
a livello delle superfici vestibolari
dei denti anteriori. Clinicamente, gli enamel
pittings rappresentano un punto di minor
resistenza sulla superficie dello smalto,
esponendo così il dente ad una più facile insorgenza
di lesioni cariose. [7-8] [foto 3]
La revisione della letteratura degli ultimi
quindici anni mostra un’incidenza degli enamel
pittings che varia dal 60 al 100% in pazienti
con sclerosi tuberosa rispetto al 7% riscontrato
nella popolazione generale.[7]
Attualmente, presso la Clinica Odontoiatrica,
Dipartimento di Medicina, Chirurgia e
Odontoiatria, Università degli Studi di Milano,
è in corso uno studio con lo scopo di determinare
prevalenza e distribuzione delle
manifestazioni orali della patologia e la loro
associazione con le anomalie genetiche tipiche
di questa condizione. Lo studio è parte
di un progetto di ricerca coordinato dal
Prof. Alfredo Gorio, Cattedra di Farmacologia
presso l’Università degli Studi di Milano,
con sede presso l’Ospedale San Paolo. Il
campione di pazienti sino ad ora considerati
è di 49 soggetti. [tabella 1]
Nº PAZIENTI | FEMMINE | MASCHI | ETÀ MINIMA | ETÀ MASSIMA | ETÀ MEDIA |
49 | 32 | 17 | 2 | 54 | 24,2 |
Tabella 1 |
Solo per 40 pazienti, risultati collaboranti, è
stato possibile effettuare una valutazione
orale completa associata all’analisi della ortopantomografia:
i dati rilevati indicano che
il 75% dei pazienti presenta enamel pittings
a carico della dentatura permanente, mentre
fibromi mucosi e/o gengivali si sono riscontrati
nel 47,5% dei casi. [tabella 2]
ENAMEL PITTINGS
PZ COLLABORANTI | Nº MEDIO | FIBROMI E/O
ANGIOFIBROMI | Nº MEDIO |
30 / 40 | 8.8 | 19 / 40 | 2.03 |
Tabella 2 |
L’analisi al microscopio elettronico dei pittings
dello smalto mostra che lo strato dentinale
non viene mai intaccato dalla lesione
e che nelle microcavità sulla superficie dentale
si accumula materiale organico calcificato;
il diametro può variare da 4-100 mÌ e
con una profondità calcolata tra 1/3 a tutto
lo spessore dello smalto.
Vengono riportati in tabella 3 i dati inerenti
la ricerca di una relazione fra la presenza dei
geni TSC1 e TSC2 ed il quadro clinico orale.
Lo studio attualmente si riferisce a 32 dei 40
pazienti collaboranti, poiché su 4 di essi non
è stato possibile effettuare un prelievo per
l’analisi genetica e per gli altri siamo in attesa
dei risultati dei genetisti.
TSC | Nº PAZIENTI | RANGE DI ETÀ | ENAMEL PITTINGS | % PITTINGS |
0 | 5 / 32 | 5-29 | 4 / 5 | 80 % |
1 | 8 / 32 | 5-45 | 7 / 8 | 87.5 % |
2 | 19 / 32 | 2-53 | 13 / 19 | 68.4 % |
Tabella 3 |
I dati osservati, comunque, non hanno dimostrato
alcun valore statisticamente significativo tra la presenza dei geni TSC1o TSC2
e il quadro clinico orale.
I risultati del nostro studio, inoltre, hanno
sconfessato l’ipotesi di alcuni Autori[1] circa la
possibilità che in pazienti affetti da TSC presentino
una maggior frequenza di inclusioni
dentali o denti sovrannumerari.
Gli pseudofibromi orali [Fig.4] si riscontrano
nel 47,5% dei casi e si presentano all’ispezione
come noduli di dimensioni variabili e
di colore che va dal rosso-giallastro a roseo,
simile alle mucose circostanti.
Si osservano principalmente nella gengiva anteriore,
labbra, guance e palato. In alcuni casi
possono presentarsi in forma papillomatosa.
Spesso è presente iperplasia gengivale, dovuta
a scarsa igiene orale o secondaria a terapia
con farmaci antiepilettici.
Macule labiali e cutanee ipopigmentate [a
forma di foglia], dovute ad una diminuzione
quantitativa di melanociti, sono da considerare
segni non pericolosi e da non trattare.
Nell’11%[11] dei soggetti con TSC sono state
diagnosticate iperostosi [presente anche a
livello alveolare] e lesioni pseudocistiche
mandibolari.
Per quanto riguarda il trattamento ambulatoriale,
il paziente con TSC presenta lesioni
sistemiche che l’odontoiatra dovrebbe conoscere,
così da poter considerare le possibili
interazioni farmacologiche causate dall’uso
ripetuto di sedativi e anestetici per il trattamento
specialistico. Occorre essere informati
sulla frequenza e il tipo di crisi epilettica,
quindi allestire una protezione passiva dei
tessuti orali durante gli interventi odontoiatrici,
avere un accesso venoso prima di iniziare
il trattamento e manovrare con cautela
gli strumenti chirurgici. Sono sconsigliate
protesi rimovibili per il rischio di frattura e
inalazione delle stesse con soffocamento.
Serve, inoltre, una valutazione pre-operatoria
della capacità di coagulazione con esami
PT, PTT e INR, in quanto la carbamazepina
può provocare discrasia ematica e ittero ed
il valproato diminuisce quantità e qualità
delle piastrine; sono da evitare aspirina e
ibuprofene che aumentano l’effetto anticoagulante.
Particolare attenzione è da prestare
anche nella prescrizione di terapie antibiotiche:
l’eritromicina, infatti, può raggiungere
più facilmente una concentrazione
tossica nel sangue competendo con i farmaci
anti-epilettici. La scelta di eseguire i
trattamenti in regime di anestesia generale è
di frequente riscontro data la scarsa collaborazione
dei pazienti. [8-17]
Vista la complessità e la variabilità della Sindrome
è evidente la necessità di organizzare
le terapie odontoiatriche presso una struttura
ospedaliera specializzata per la gestione
pre, intra e post-operatoria di tali pazienti.
In conclusione, è doveroso sottolineare che di
fronte ad enamel pittings e fibromi orali riscontrati
nel paziente affetto da TSC, l’odontoiatra
deve limitarsi ad un loro controllo periodico,
senza provvedere al trattamento degli
stessi, in quanto, gli studi sopra citati hanno
dimostrato che tali lesioni, sia a livello dello
smalto che della mucosa, sono prive di sintomatologia,
nè hanno prognosi negativa.
Solo in caso di lesioni cariose evidenti o
quando i fibromi rappresentano un problema
funzionale ed estetico si consiglia il loro
trattamento che prevede la rimozione chirurgica
della lesione.
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