Mondo di improvvisatori. Maestro dove sei?
di Eugenio Raimondo
direttore@mtmweb.it
Ci si improvvisa. Nel lavoro, nell’amicizia, nel
rapporto con gli altri, nell’amore.
Questo mondo che nulla ci consegna gratuitamente
ma che pretende, con regole ben
precise, che tu ne carpisca i suoi segreti, la
sua armonia, il suo linguaggio. Ci si improvvisa
pretendendo che gli altri si accorgano di
te e credendo che la bellezza, l’avvenenza, la
ricchezza siano elementi determinanti per
assicurarsi il successo. Ci si improvvisa perché
nessuno te lo impedisce, nessuno ti rimprovera,
ti insegna a comprendere le cose, e
ti prende per mano per consegnarti le sue
conquiste. Allora pensi di esercitare l’arte come
meglio puoi.
È un mondo di chiacchiere e non di dedizione
e sacrifici. È un mondo in cui siamo strumento
e l’ignoranza è la ricchezza di chi manipola,
in cui non vi è pensiero se non finalizzato
alla mercificazione e all’utile. Si sogna
poco per costruire un domani, si progetta per
scadenze immediate. Ci si improvvisa anche
inconsapevoli dei talenti che si hanno perché,
se da solo non sei capace, nessuno ti aiuta
a scoprirli. Tanta povertà, rinuncia, solitudine,
applicazione, studio, conoscenza, nel
passato dei grandi uomini di oggi.
Tanti ristoranti e pizzerie, donne, gite, viaggi,
regali, risate sboccate, nel passato di quegli
uomini che hanno vissuto alla giornata
con il vantaggio di possedere il concreto subito.
Ed ora che tutto hanno sciupato vorrebbero
che il mondo si accorgesse di loro. Ci
sono tre categorie di uomini: veri uomini,
mezzi uomini e quà-quà-ra-quà. I primi sono
quelli che perseguono valori indelebili
come l’onestà, la fedeltà, la saggezza, la serietà
degli intenti, la fermezza, l’incorruttibilità,
la fierezza, la consapevolezza che per
costruire il proprio futuro si devono avere delle idee e degli obiettivi rinunciando per
essi anche ai bei momenti della vita. Non rincorrono
l’agiatezza ma la concretizzazione
dei loro sogni. Avranno bisogno di più tempo
per cogliere i frutti e formeranno figli preparati
in grado di essere i veri fautori della Società
Modello. Poi ci sono i mezzi uomini che
si trovano in un limbo nella voglia di perseguire
sani progetti e la debolezza nel soccombere
accettando occasioni allettanti
che facilitano il percorso della vita.
Sono coloro che, conservando la consapevolezza
del loro comportamento deviato,
combattono a volte con i loro rimorsi. Sono
scontenti, infelici, perché hanno tradito la loro
coscienza. Ed allora si iscrivono al volontariato,
partecipano ad eventi di beneficienza
e con assiduita’ alle funzioni religiose per
facilitare il loro riscatto morale. Sono loro
che possono tradire un amico, abbandonare
un figlio se di intralcio al loro percorso facitato.
Cercheranno costantemente consensi
nel giudizio popolare ma alla fine molti
di loro sperpereranno i loro facili guadagni
e cadranno in depressione. Per non parlare
degli ultimi che barattano per i loro scopi la
propria dignità di uomo.
Sono spietati ed incoscienti. Denigrati e derisi
soccombono tra tradimenti e vigliaccherie,
ma acuti osservatori sono consapevoli
che se perseveranti nell’inganno coglieranno
un buon risultato finale. Sono la buona
parte dei dirigenti di oggi, coloro che ci
governano, i lecchini di ieri. Sono spietati calcolatori,
servili ignoranti, da cui mai trarrai
vantaggi. Sono loro i vincenti di questa società,
purtroppo. Sono quelli che creano dei
piccoli mostri. Mostri che ti sparano per gioco
e rimangono impuniti, mostri che ti violentano
per fare qualcosa di diverso.
Maestro dove sei? Dove sei fuggito? Torna da
noi con la tua saggezza, insegnaci a sperare,
consegnaci il tuo esempio, inculcaci il senso
delle cose, consegnaci l’arte e le tecniche per
apprenderla sia nei mestieri che nei sentimenti
e nei comportamenti. Non abbandonarci
affinchè possiamo consegnare esempio
e virtù ai nostri figli e evolvere verso la purezza
per non consumare l’immediatezza.
Insegnaci a non trascurare i dettagli, per non
riconsegnare un mondo grossolano. Dio
creando le ali della farfalla ne ha dato la forma
e i colori. Nella nostra lettura ci sono solo
le ali. Abituiamo i nostri occhi a leggere nel
sottile, non fermiamoci alle apparenze. Ciò
ci porterà alla ricerca della bellezza, ad apprezzare
l’armonia della forma. Così saremo
eleganti non solo nel vestire ma anche nel
movimento del nostro corpo. |