Intervista a Paul Pennisi
La pittura come terapia medica e la tecnica naturale
di Serena Fumaria
INTERVISTO PAUL PENNISI nel suo studio di Milano.
Le pareti del suo loft sono impreziosite dalle
sue “Icone profane”. Mi fermo a contemplarle,
come in un sogno, perdendomi nei
suoi paesaggi geometrici in cui la foglia d’oro
zecchino e i colori si aprono in qualcosa
di inspiegabilmente terapeutico. Sembra di
fondersi con la sua pittura, in un’astrazione
personale.
L’autore è un maestro d’arte e di vita e lo si
capisce al primo sguardo. Un uomo di contenuti,
gentile, con modi d’altri tempi.
Chi è Paul Pennisi?
Un pittore, che ha deciso fin da piccolo di essere
pittore. Ho lasciato la famiglia siciliana
di nobile estrazione, che per me aveva altri
obiettivi. Ostacolavano il mio sogno e sono
partito per Roma, all’avventura. Ho studiato
architettura e mi sono occupato di design,
ma continuavo a ricercare la mia arte. La
proibizione di mio padre mi ha dato modo di
capire quanto la pittura fosse radicata in me.
Solo così sono riuscito a tirare fuori tutto
quello che avevo dentro.
Perchè la pittura Paul?
Perché è il modo per esprimere quello che
ho nell’anima. Nasce dai sentimenti e attraverso
essi trasmetto qualcosa agli altri. È
“raccontare” con i colori.
La sua tecnica è storica e preziosa. Da cosa
nasce?
Ho iniziato con gli acquerelli, perché erano
consentiti dalla mia famiglia, in casa potevo
utilizzare solo quelli. Poi ho iniziato a cimentarmi
con i colori ad olio. Mi ero improvvisato
grafico, avevo bisogno di esprimermi
in qualche modo,”scaricando” colori
e ormai solo chi si infervora può riuscirvi
con successo. Poi nel tempo ho scoperto il
mio metodo. Mi piace l’esclusività del supporto
rigido, a volte uso tavole antiche che
preparo personalmente, con accorgimenti
interessanti riscoperti dagli antichi Maestri.
La sua tecnica si basa su metodi naturali. Come
utilizza la natura e con quale spirito?
Lo spirito di ricerca è insita nell’uomo. Nei
miei studi mi sono chiesto quali fossero le
difficoltà che incontravano quotidianamente
i pittori come Beato Angelico o Martini,
nell’utilizzo della tecnica della tempera
all’uovo. Utilizzavano la natura per dipingere,
mescolando polveri di terre colorate con
l’uovo. Allora non esistevano i colori pronti.
Queste tecniche tutte naturali, sono rimaste
ben conservate dai primordi ad oggi. Purtroppo
non potevano avere a disposizione
tavole grandi, ma oggi non sono difficili da
recuperare da antiche panche o mobili.
Ritiene che ci sia qualcosa di terapeutico nella
pittura?
Quando ho acquisito i segreti dall’antica
tempera su tavola, utilizzando per i miei
paesaggi una tecnica così preziosa ed antica
fui subito affascinato nel dipingere con prodotti
nella natura dalle terre, le pietre, l’oro,
l’uovo... una esperienza che mi ha affascinato
per la sua complessità. È una tecnica di
pazienza e conoscenza. Non può essere utilizzata
con la facilità delle tecniche moderne.
È un metodo che richiede riflessione e
proprio da questa, nascono il legame con la
natura, il pensiero, la musica, i miei sogni colorati.
Vi rimane dentro la mia riflessione, il
mio pensiero, la mia ricerca e l’impegno verso
il mondo. Credo che quando si ha modo
di passare tanto tempo su un’opera, una parte
di chi la crea rimanga dentro di essa e le
persone che la guardano lo sentono.
Dicono che le mie opere siano terapeutiche.
Lo sono in primis per me.
La tecnica cromatica, l’uso del colore, rilassa
o agita. È cosi che trasmetto il mio stato
d’animo, con l’uso di minerali, gemme di
lentischio, oro e tuorlo d’uovo, forme e colori
e mettendo una parte della mia stessa anima
e un po’ del mio pensiero in ogni mia opera.
Tutto questo lasciando i paesaggi privi di
personaggi, per permettere al fruitore di vagarci
libero, come una scena aperta insieme
alla mia emozione. Il pittore fa inavvertitamente,
terapia con il colore. Si cura e cura
con l’espressione del colore.
Lei cura se stesso con la sua arte. Che rapporto
ha con la medicina tradizionale?
Un vero artista dovrebbe ritrovare nell’arte la
sua medicina. La meditazione, la concentrazione
che si impiega per creare, è già medicina.
Permettere alla nostra mente di
esprimersi liberamente.
Cosa pensa invece dei metodi naturali?
Mentre dipingo medito e ascolto buona musica,
utilizzo aromi e incensi preziosi, così
trovo il mio equilibrio. È meditazione pura.
Oltre questo utilizzo sempre tisane naturali,
ma cerco di utilizzare il meno possibile
medicinali.
La fitoterapia credo sia la parte più interessante
della medicina naturale, perché non è
invasiva, ma terapeutica. Inoltre e’ simile alla
mia arte. Si basa sulla ricerca e cura con
delicatezza.
Paul Pennisi nasce nel 1930 ad Acireale. Studia
Architettura a Roma e lavora come visual designer
fino al ‘64, anno in cui si trasferisce in Grecia dove
si dedica soltanto alla pittura, ispirando la base
della tecnica delle sue “icone profane” a quella
storica e ricercata delle pitture bizantine che tanto
ammirerà dopo aver soggiornato più volte nella
incantevole Repubblica monastica del Monte
Athos. Attualmente vive tra il loft- studio di Milano
e il suo castello di Acireale. I colori naturali derivati
da terre, minerali e pietre rare, fusi ai fondi d’oro
zecchino e l’utilizzo di supporti di legno antico, rendono
la pittura di Pennisi, un’ opera di raro valore
che oggi possiamo ritrovare in collezioni pubbliche
e private in tutto il mondo. La prossima mostra italiana,
seguito di numerose altre di fama mondiale,
sarà ospitata dalla Provincia, presso le Ciminiere
di Catania, nel periodo natalizio.
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