I CHK CHK CHK
“Strange weather,isn’t it?”: buon lavoro che ripropone
una delle band di punta del movimento indie-rock
Questo disco, caratterizzato dalla ritmica funky-dance associata
ad una energia frutto della ricerca sonora discendente dalle intuizioni
di Brian Eno, rappresenta un creativo tentativo di rilanciarsi
di Lucio Sessa
Nella storia della musica rock, non
mancano certo riferimenti tragici
e/o maledetti. I chk chk chk, non si
sottraggono loro malgrado a questa regola non scritta,
riuscendo a reagire alla tragica morte del loro batterista
“storico”, (deceduto in seguito alla accidentale caduta
nel vano di un ascensore), con un disco che rilancia in
ogni caso le ambizioni di musicisti carichi ed esplosivi,
che trasmettono voglia di movimento, di vivere, attraverso
la loro arte. Strange Weather, isn’t it?, registrato
in parte a Berlino, è un lavoro che risente in maniera
marcata per loro stessa ammissione, della ricerca
svolta nei decenni da quel Brian Eno, genio e collaboratore
stretto di un altro genio, David Byrne, nei migliori
lavori sfornati dai Talking Heads. Il risultato, lungi dal
porsi come uno scopiazzamento bieco, è più che soddisfacente,
specialmente per chi ha voglia di ascoltare
qualcosa di godibile, non eccessivamente impegnativo
ma di gran classe. Infatti, fin dalla prima energica
traccia AM/FM, diventa difficile non accompagnare le
battute, i tempi del brano, con il movimento di un
piede, di una gamba. L’atmosfera funky assume contorni
psichedelici, dipanandosi in un pezzo ipnotico
di buon livello. Ritmica funky-dance incalzante che
ricorda da vicino i Talking Heads, nel secondo brano,
The most certain sure, passaggio che si offre ad un
ascolto apparentemente facile in stile Jamiroquai, ma
molto ben costruito. La musica dei chk, negli anni, è
stata spesso a giusta ragione associata ad una vena
mai sterile che affonda le proprie radici negli anni 80,
abbinata all’energia tipica dei nuovi gruppi statunitensi.
Questa associazione si percepisce molto nella terza
traccia, Wannagain, episodio interlocutorio, dove le
velleità da rave party ampiamente riconosciute al
gruppo, si fondono in una sintesi che ricorda da vicino
alcuni passaggi di un altro gruppo molto sottovalutato:
i Red Snapper. Un lavoro omogeneo, che denota una
continuità ritmica cercata, voluta, ottenuta, e che ci
porta alla quarta traccia, Jamie my intentions are bass,
pezzo che inizia in sordina (in direzione Clash sponda
combat rock), puntellato da chitarre ritmiche sostenute
da una regolare sezione ritmica assolutamente godibile,
lieve. Le “basse intenzioni” della band, ci portano al
5° brano, cioè Steady as the sidewalk cracks, che tra le
tracce del disco, è quella che probabilmente si avvicina
di più in assoluto ai precedenti lavori del gruppo, attingendo
davvero a piene mani a quella energia combat
rock di cui si parlava prima: atmosfere ed impennate
funky rock. Forse manca un pò di overpowered, di
furore energico al quale i chk ci avevano abituati, ma
il risultato non viene meno. La 6ª traccia, Hollow, è un
breve spartiacque ritmico introduttivo di un pezzo tenebroso,
cupo ed oscuro come Jump Back, settimo
episodio di un disco che non si riconosce in una confezione
in carta vetrata come alcuni lavori precedenti,
ma in cui abbondano “suonini” sapienti, mentre basso
e batteria continuano nel loro lavoro incessante. Even
Judas Gave Jesus A Kiss, prosegue un viaggio caratterizzato
più da lievi interventi e sortite sonore che da
energiche cavalcate, rappresentato più da pennellate
lievi in un paesaggio aperto, che dalla vivida capacità
descrittiva riconducibile ad un quadro impressionista.
Il nono pezzo, The Hammer, riconduce alla formula
“rave” che contraddistingueva in alcuni episodi del
passato la band, impegnata agli esordi in una sorta di
punk-dance robusta, dove i ritmi adattabili ad una discoteca
ipnotica erano predominanti. Un lavoro,
questo, faticosamente concluso con il decimo ottimo
brano, Blue, titolo appropriato per atmosfere rarefatte.
Un tentativo di rialzarsi, nel quale si avverte la faticosa
ricerca del ripartire dopo eventi che segnano la vita
degli esseri umani.
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