L’ETA’ DELL’ORO
della Dott.ssa Caterina Carloni
La popolazione italiana è sempre più vecchia:
un italiano su 5 è over 65.
Nel 2050 la percentuale di individui con
65 anni e più potrebbe crescere fino al 34%. Nonostante
le donne facciano più figli e l’indice di fertilità continui
lentamente a crescere da dieci anni
a questa parte, i minorenni rappresentano
una quota sempre più
bassa della popolazione italiana.
La vecchiaia oggi è considerata
come una fase del ciclo di vita in
cui non si può guardare avanti e
non si possono avere aspettative.
Sembra quasi che ci si possa solo volgere indietro.
Invece possiamo ancora coltivare qualche sogno.
Ma quando inizia la vecchiaia? Una risposta che trovi
tutti d’accordo non esiste; c’è chi dice a 60, a 70, a 75
anni; la qualifica di “vecchio” è dunque molto relativa,
tanto che, nel sentire comune, “i vecchi…sono gli altri”!
I più recenti studi sull’invecchiamento sembrano prevalentemente
dedicati alla valutazione dei livelli e
delle “performances” cognitive della persona che invecchia,
mentre ben pochi sono gli studi sulla dimensione
affettiva dell’anziano.
L’età anagrafica, in realtà, è solo un aspetto "dell’età"
di una persona, che comprende, invece, anche la sua
personalità, il suo modo di stare con gli altri, i suoi
progetti e le sue attitudini. Come ha scritto Umberto
Saba, «la vecchiaia non è un’ora vuota, ma un’ora
grande, un’ora che accompagna un’età di vendemmia,
di raccolto», insomma una nuova età dell’oro.
Questa fase della vita prevede indubbiamente dei cambiamenti
cognitivi, delle modificazioni psicofisiologiche
(cominciano a calare la vista e l’udito, ci si muove più
lentamente, i tempi di reazione si allungano) e anche
delle trasformazioni affettive ed emozionali (ci si concentra
di più su sé stessi e sul proprio benessere fisico,
si tende al ritiro su sé stessi), ma è certo che un’adeguata
preparazione alla vecchiaia porta con sé le condizioni
per viverla al meglio. A meno che non si incorra nella
gerascofobia (paura persistente, ingiustificata e anormale
di invecchiare, spesso dovuta alla sovravalutazione dei
beni materiali e del successo mondano, collegati alla
bellezza e al potere di seduzione), la vecchiaia arriva -
se tutto va bene- come tappa naturale ed obbligata di
ogni essere umano.
Per affrontarla con successo, ecco i comportamenti
da evitare:
1. La medicalizzazione: tutto viene impostato sui problemi
medici, e curarsi diventa uno scopo, quasi il
maggior impegno della giornata. La malattia diventa
un incubo e la maggior parte dei
rapporti tra le persone si impernia
sulle figure centrali della salute,
cioè il medico e il farmacista. Anche
la maggior parte degli spostamenti
dell’anziano diventano quelli per
andare a fare gli esami o per ritirarne
gli esiti.
2. Il giovanilismo: è l’esatto contrario di ciò di cui
sopra, e rappresenta la negazione della vecchiaia
attraverso l’assunzione di standard di vita più tipici
di altre fasce di età.
3. Il catastrofismo e l’atteggiamento polemico: un’altra
strategia comune è quella di sviluppare la tendenza
al pessimismo verso il mondo, le persone, i valori.
La catastrofe mondiale attenua, così, la piccola catastrofe
individuale dell’invecchiare. Questo non è
naturalmente un atteggiamento produttivo, perché
induce alla depressione, e priva della possibilità di
godere di ciò che la vita può ancora offrire.
Le scelte più utili sono invece imperniate su modalità
di vita caratterizzate da alcune qualità.
Una di queste è l’adattabilità che, in vecchiaia, ha un
particolare rilievo purché intesa non nel senso di rassegnazione
o sottomissione ma di riaggiustamento,
di adeguamento a nuove situazioni. Adattarsi vuol
dire, in sostanza, accettare che certi cambiamenti
sono necessari e trovare ragioni nuove per operare
positivamente nel mondo.
Un’altra qualità importante è la creatività, che è stata
definita come uno dei modi e dei mezzi essenziali che
l’uomo utilizza allo scopo di portare in avanti le
frontiere del possibile.
La creatività è alimentata dall’immaginazione, dalla
capacità di produrre tante idee e di modificare lo
schema mentale.
La creatività è anche una delle tre doti ritenute essenziali
per il progresso dell’umanità: le altre due sono la curiosità
e l’umiltà. Queste doti vanno stimolate sin dalla
giovane età e poi elaborate, integrate, meglio definite.
La creatività, a differenza dell’apprendimento, deve
essere permanente, ma non fornendo materiali nuovi
da imparare, bensì ampliando e specializzando le
qualità di ognuno.
Un’altra qualità essenziale per vivere bene questa fase
della vita è l’altruismo. Per questa attitudine, non vi
sono limitazioni: rendersi utili, oltre a dare significati
nuovi alla quotidianità, diviene anche un valido meccanismo
per difendersi dalla tendenza al vittimismo e
alla compassione.
E per finire, è certamente auspicabile anche la dote
dell’equilibrio: l’equilibrio tra attività e riposo, tra
noia e iperattivismo, tra ruoli di protagonista e di
spettatore della vita, tra l’accettazione della vecchiaia
e la reazione a questa.
La nostra cultura è ricca di esempi di straordinarie
figure di anziani che hanno contribuito a darci onore
e lustro. Qualche anno fa il premio Nobel Rita Levi
Montalcini, nata nel 1909, ha pubblicato un libro sulla
vecchiaia in cui sfugge ai lamenti sulla condizione
dell’anziano e mostra come ciò che si perde possa
essere sostituito da qualcos’altro, narrando la storia di
personaggi molto attivi anche da vecchi, come Michelangelo,
Galileo o Picasso.
Esemplare la storia di uno dei più
grandi mistici e santi indiani vaishnava
del nostro tempo: Sua Divina
Grazia A.C. Bhaktivedanta
Swami Prabhupada, che alla veneranda
età di 69 anni s’imbarcò
alla volta di New York con solo poche
rupie in tasca e diversi bauli
di libri e trattati filosofici. Nei successivi
dodici anni, questo grande
maestro spirituale riuscì a fondare
più di 90 centri per la diffusione
in tutto il mondo della tradizione
Bhaktivedantica, traducendo e portando alla conoscenza
di tutto il mondo occidentale le antiche
scritture vediche.
Con gli anni, gli occhi e la memoria si indeboliscono,
ma si impara a vedere più lontano. Per questo i bambini
amano la compagnia degli anziani: non sono stressati
e distratti dal superfluo come i loro genitori; sanno
raccontare le storie, quelle vere, che parlano all’anima,
e comprendono l’importanza dei sogni.
Un mito antico narra la storia di una giovane che formulava
oracoli in una caverna nei pressi del lago
d’Averno, nella città magnogreca di Cuma.
Apollo, innamorato di lei, le aveva offerto qualsiasi
cosa purché diventasse la sua sacerdotessa. La giovane
gli aveva chiesto l’immortalità ma si era dimenticata
di chiedere la giovinezza e, quindi, invecchiò sempre
più finché il corpo divenne piccolo e consumato come
quello di una cicala. Così decisero di metterla in una
gabbietta nel tempio di Apollo, fino
a quando il corpo non scomparve
e rimase solo la voce.
La leggenda della Sibilla Cumana
rappresenta bene la condizione
dell’esistenza umana, soggetta alle
trasformazioni del Tempo, ma che,
tuttavia, proprio attraverso il tempo,
ci mostra il vero volto della vita, i
valori essenziali, l’intima saggezza
che riposa in ciò che non si vede e
nelle visioni che soltanto l’esperienza
e le realizzazioni interiori ci
possono dischiudere.
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