MTM n°28
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 11 - Numero 1 - gen/apr 2012
Dibattito - I nuovi poveri
 


Alessandro Boero
Alessandro Boero

Anno 11 - Numero 1
gen/apr 2012

 

Oltre al naturale problema economico, il padre divorziato deve superare anche una difficile situazione psicologica


«Lo stato italiano ha la ragione della forza, ma noi abbiamo la forza della ragione»


La Casa dei papà è sita in Via di Torre di Prato Lungo, 14-16 V° Municipio. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.comune.roma.it. O fare riferimento all'indirizzo e-mail id.sociale@comune.roma.it Per accedere alle case bisogna sostenere un colloquio nel municipio di residenza e dopo una valutazione dei requisiti lo stesso invierà la richiesta al dipartimento per le politiche sociali per ulteriori verifiche




SOLI E SUL LASTRICO, LA CRISI MORDE I PAPÀ SEPARATI INTERVISTA A GIORGIO CECCARELLI
A Roma è nata la prima casa dei "padri separati"
di Alessandro Boero

bambinoNELL'ITALIA DEI NUOVI POVERI c'è una categoria che sta ingrossando le fila degli 11 milioni che faticano ad arrivare a fine mese: i coniugi separati. Sono loro, per lo più mariti costretti a pagare gli alimenti per moglie e figli e con un mutuo sulle spalle e non più un tetto sulla testa, una delle emergenze sociali della crisi economica. Per venirgli incontro stanno nascendo in tutta Italia "case per padri separati"e temporaneamente in difficoltà economica, volte ad aiutare proprio i genitori non affidatari.
A Bolzano il Centro per l'assistenza separati e divorziati e la mediazione familiare (Asdi) si è mosso in aiuto del genitore che si allontana di casa in modo da garantirgli una sistemazione temporanea, un "punto fermo" da cui ripartire.
Elio Cirimbelli, presidente del centro, afferma che i più penalizzati dalle separazioni coniugali sono quasi sempre gli uomini, portando un esempio concreto in cui una famiglia con due stipendi da 1300 euro con un mutuo da 500 euro arriva tranquillamente a fine mese; il divorzio tra i coniugi comporta la ripartizione del mutuo tra i due, ma l'immobile va alla donna con un assegno mensile di 500 euro per gli "alimenti" del figlio o dei figli. Senza casa, con i 500 euro al mese che gli restano il padre non riesce più a vivere, considerando che 800 è la soglia per la povertà relativa e 550 quella per la povertà assoluta.
Oltre al naturale problema economico, il padre divorziato deve superare anche una difficile situazione psicologica.
La sociologia e la psicoanalisi hanno evidenziato l'importanza del ruolo di "bread-winner", di colui che porta il pane a casa, che da sempre spetta all'uomo e che viene meno con la separazione portando il coniuge a guardare al suo operato come fine a se stesso.
A Milano la provincia è corsa in aiuto di questa nuova "emergenza sociale" con la casa dei papà separati di Rho che consiste in 15 camere, disponibili da maggio 2010, messe a disposizione dai padri abati missionari.
La quota che il genitore deve versare per una permanenza di 8/12 mesi è di 200 euro al mese.

Giorgio Ceccarelli con la figliaAnche a Roma è nata la prima casa dei "padri separati": l'iniziativa è stata presentata al Campidoglio, il 2 novembre, dall'assessore alle politiche sociali e vicesindaco di Roma, Sveva Belviso, e dal giornalista e conduttore Tiberio Timperi, testimonial dell'evento.
"La separazione delle coppie con figli provoca oltre all'aumento delle spese economiche, un forte trauma", spiega l'assessore Belviso, «a precipitare nel disagio sono i genitori non affidatari, solitamente i papà che oltre all'aumento delle spese da sostenere devono lasciare contestualmente l'abitazione». L'obiettivo del progetto di Roma è permettere al padre in difficoltà di riappropriarsi della propria vita per poter trascorrere del tempo con i figli anche attraverso attività ludiche adeguate.
Gli appartamenti, con angolo cottura, camera da letto, saloncino con tv, bagno arredato con lavatrice, giardini, aree verdi per attività ricreative, sono controllati attraverso un servizio di sorveglianza attivo dalle 19 alle 7 di mattina.
Sono anche presenti figure professionali idonee per attività sociali e psicologiche a disposizione di genitori e figli dalle 11 alle 19. C'è la possibilità di ospitare fino a 20 padri per un massimo di 12 mesi, con 200 euro al mese.
Il costo dell'iniziativa per l'amministrazione capitolina è di circa 346mila euro. Le case sono state inaugurate in via di Torre di Prato Lungo (zona Tiburtina Nomentana), grazie al Comune e a un'idea lanciata 10 anni fa dal portabandiera dei diritti dei padri separati: Giorgio Ceccarelli.
Ceccarelli, presidente dell'associazione figli negati, è stato protagonista di un evento che ha cambiato la sua vita. Divorziato nel '92, aveva negato alla figlia il permesso di trasferirsi in Grecia con la moglie e il suo nuovo compagno greco. Durante una vacanza con la figlia, nella sua auto la polizia scopre 80 grammi di cocaina pura, un bilancino e bustine pronte per lo smercio. Ceccarelli trascorre 9 giorni in carcere in regime di isolamento e avvia uno sciopero della fame.
terzo daddy's pride, Roma 22 marzo 2009Rischierebbe 20 anni, ma al processo viene scagionato perché estraneo ai fatti commessi da altri. Nel 2001 vengono condannati in primo grado dal tribunale di Frosinone la sua ex suocera, un maresciallo della Guardia di finanza e un detective. Avevano ordito un complotto per incastrare Ceccarelli e permettere all'ex moglie di trasferirsi in Grecia.
Uscito dal carcere, Giorgio dichiarò di aver fatto un patto col Padreterno: dedicare i 20 anni "risparmiati" alla lotta sociale per cambiare questo sistema e sensibilizzare la società per una riforma giuridica, culturale e sociale dell'Italia in tema di separazione. Sono già 12 anni che Giorgio Ceccarelli è impegnato per abbattere quello che definisce il "muro di gomma eretto da 34 anni in difesa dei privilegi del genitore affidatario a danno dei figli, dell'altro genitore e dei nonni".

MTM lo ha intervistato per comprendere al meglio il senso di questa battaglia:

Da dove nasce il progetto di una "casa per padri separati" a Roma?
Questa mia idea risale precisamente all'anno 2005, e deriva da una ferma e totale convinzione nel concetto di uguaglianza. L'art. 3 della Costituzione ci ricorda che siamo tutti uguali davanti alla legge, e di case gestite dalle donne "per le donne", ne esistono già da parecchio. A Roma, per esempio, in via della Lungara, vi è una struttura per le donne, dove quest'ultime non dormono solamente, ma mangiano e sono intrattenute attraverso attività adeguate. Inoltre queste strutture non ospitano solo 20 persone (come le nuove "case per i padri separati") ma molte di più.

Quanto e come ha "lottato" per riuscire nel suo intento?
Bisogna sempre "combattere" per vedere realizzati i propri ideali, d'altronde chi assiste al male senza opporvisi non è migliore di chi lo compie. Il 17 maggio 2005 ho iniziato a proporre questo progetto e ha avuto un seguito di 2 anni. Siamo perfino andati dall'allora ministro per le pari opportunità, Barbara Pollastrini, vestiti da donne per chiedere una casa per gli uomini come quella delle donne, ma tutto ciò non è servito.
L'attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno, prima delle elezioni, mi aveva promesso pubblicamente, che, qualora fosse stato eletto, avrebbe preso parte a questo progetto. Ora il progetto si sta pian piano realizzando a partire, appunto, dalla "messa a disposizione" da parte della provincia di queste abitazioni per i padri in difficoltà economica.

Giorgio Ceccarelli con la figlia È mai stato accusato di maschilismo, o di essere solo dalla parte dei padri?
Certo, ma se la madre è affidataria dei figli nel 87% dei casi non è di certo colpa nostra, e poi non stiamo solo dalla parte dei padri, noi stiamo dalla parte dei figli. A chi mi accusa di maschilismo potrei rispondere citando il premio Nobel per la pace, l'iraniana Shirin Ebadi: «Il maschilismo è una malattia che attacca gli uomini, ma è trasmessa dalle donne.
Ogni uomo oppressivo ha avuto una madre». Noi siamo padri e madri che vogliono impedire allo Stato italiano di continuare a mettere sotto il tappeto delle riforme la polvere delle nostre proteste.

Quali sono le linee d'azione dell'associazione figli negati?
Noi organizziamo manifestazioni e sit in di protesta perché crediamo che solo in questo modo potremo ottenere qualche risultato, cambiando in meglio il nostro paese.
Socrate scelse di morire rifiutando l'evasione organizzata dai suoi discepoli.
La sua risposta fu: «non posso andare contro la legge, non ho fatto nulla per cambiarla e non posso andare via dalla mia città». Noi non vogliamo bere la cicuta quotidiana della mancanza dei nostri figli e non abbiamo nessuna intenzione di andare a vivere in un altro paese. Noi rimaniamo in Italia per impedire a chiunque di trascurare i diritti dei nostri figli.
Lo stato italiano ha la ragione della forza, ma noi abbiamo la forza della ragione e vinceremo noi.

In che modo aiutate i genitori separati in difficoltà?
L'associazione apre le porte a chiunque voglia partecipare a questo progetto che vuole trasformare la rabbia, il dolore, la frustrazione e l'emarginazione in energia positiva e costruttiva per lottare tutti insieme per i nostri figli. La partecipazione di tutti è fondamentale per difendere i diritti dei nostri figli ad avere sempre due genitori, anche quando questi si separano.
Il mio professore di filosofia, il grande Alberto Andreoli ci diceva sempre: «Chi ha vissuto solo per sé, ha sprecato una vita».
Noi non vogliamo sprecarla ma utilizzarla al meglio per costruire tutti insieme un futuro migliore per le famiglie attuali e per quelle che verranno.

Quali sono gli obiettivi della sua associazione?
Nella nostra associazione non sono previsti premi per nessuno, il nostro premio, che è anche il nostro obiettivo, è aver compiuto azioni virtuose per i figli di tutti.
J.F. Kennedy diceva: «Prima di chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese». A quel punto potrai pretendere una classe politica credibile. Chi non sa difendere i propri diritti non se li merita; noi vogliamo impedire a chiunque di trasformare i nostri figli in orfani di un genitore vivo e noi non molleremo mai.