MTM N° 2

 

MEDICAL TEAM MAGAZINE - Anno 1 - Numero 2 - nov/dic 2002

 


Immigrati
 


Alessandra Malito
Alessandra Malito

Nicoletta Alborino
Nicoletta Alborino



La salute diritto e opportunità riconosciuta a tutti
Intervista a Salvatore Geraci
di Alessandra Malito e Nicoletta Alborino

CaritasL’Italia vanta il quadro normativo più avanzato in Europa, per la tutela della salute degli immigrati

L’entrata in vigore della recente disposizione normativa relativa alla condizione degli stranieri in Italia, legge n. 189 del 30 luglio 2002 «Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo», meglio nota come Legge Bossi-Fini, non ha apportato alcuna modifica al Decreto Legislativo 286/98 (Testo Unico sull’immigrazione) che disciplina e regola le procedure di accesso al Servizio Sanitario Nazionale da parte degli stranieri. In realtà la normativa sanitaria in vigore non è solo fondata sulla sola logica di solidarietà, ma soprattutto su una logica di sanità pubblica; il che significa consentire l’accesso a tutti per salvaguardare la salute dell’immigrato e quindi anche la salute di tutti. È in virtù di questo principio che la disciplina sulla sanità pubblica per gli immigrati è stata promossa da tutte le forze politiche che si sono avvicendate.

La volontà esplicita di tutelare la salute degli immigrati ha indotto l’Assessorato alla Sanità della Regione Lazio a diramare recentemente una circolare in base alla quale tutti gli stranieri privi di un regolare permesso di soggiorno, ma che hanno presentato la domanda di regolarizzazione, devono essere iscritti al Servizio Sanitario Regionale. L’iscrizione è temporanea (durata di sei mesi, rinnovabili). Con la presentazione del permesso di soggiorno, l’iscrizione temporanea diventa definitiva. Qualora la domanda non sia accolta, perché errata o perché priva dei requisiti richiesti, l’iscrizione temporanea decade. Nel trattare un argomento così delicato, ci siamo rivolti a persone qualificate sull’argomento, quali: la prof.ssa Maria Immacolata Macioti, docente di Sociologia all’Università la Sapienza di Roma e ad uno dei massimi esperti in tema di assistenza sanitaria agli immigrati, il dott. Salvatore Geraci,, responsabile dell’area sanitaria della Caritas Diocesana di Roma.
La professoressa ci ha chiarito quanto sia importante comprendere che il nostro modo di pensare è frutto della nostra cultura e della nostra tradizione; è quindi necessario prendere coscienza che dobbiamo liberarci dei nostri stereotipi per assumere un atteggiamento di ascolto che ci consenta di approfondire la conoscenza del fenomeno migratorio. Oltre ad avere dato vita a molteplici iniziative in ambito universitario (nuovo modulo “Teoria ed analisi dell’emigrazione”; master “Immigrati e rifugiati” presso la facoltà di Scienze della Comunicazione), la professoressa ha collaborato con la CARITAS alla realizzazione delle Schede Informative che l’immigrato deve compilare per ricevere l’assistenza sanitaria. Per dare risposta alle domande di carattere sanitario ci siamo, invece rivolti al dott. Geraci.
La normativa relativa alla sanità per gli immigrati è realmente conosciuta da parte di servizi e degli operatori?
Sebbene la normativa sia in vigore ormai da quattro anni, ancora non è diffusamente conosciuta. La CARITAS si è molto impegnata nella divulgazione della conoscenza sia nella nostra regione sia in varie parti d’Italia. In effetti alcune regioni hanno intrapreso da tempo l’attività formativa degli operatori sanitari, attraverso corsi, convegni, e altre attività. La regione Lazio più recentemente si è avviata per la medesima strada.
Di che tipo di formazione stiamo parlando?
I temi della formazione sono vari. Innanzitutto va intesa una formazione che dia una informazione relativa all’esistenza della normativa, una informazione relativa al profilo di salute ed alle condizioni patologiche più frequenti tra gli immigrati, una informazione sull’evoluzione degli scenari socio-demografici dell’immigrazione; infine una formazione vera e propria soprattutto in ambito relazionale, per imparare a interagire con persone che provengono da circa 150 nazioni diverse, aventi status giuridico estremamente diversificato: pensiamo ai rifugiati, alle persone che emigrano alla ricerca di un lavoro, ai clandestini. Persone che hanno una cultura della medicina, della salute, del proprio corpo, della malattia significativamente diversa dal nostro. La formazione deve tendere non tanto alla conoscenza di tutte le culture (questo sarebbe impossibile data l’enorme varietà di immigrati presenti nel nostro Paese), ma a dare una chiave di lettura, attraverso la medicina transculturale, per una medicina attenta al singolo.
La normativa prevede che anche gli extracomunitari clandestini abbiano accesso al servizio sanitario per prestazioni urgenti ed essenziali: a quali strutture possono accedere per questo tipo di prestazioni?
Il regolamento di attuazione del Testo Unico sull’immigrazione specifica che ogni regione debba garantire le cure essenziali nel modo che ritiene più opportuno. Tali cure si riferiscono alla medicina di primo livello, ossia all’assistenza offerta dal medico di medicina generale. Oltre a ciò sono in particolare garantiti: la tutela della gravidanza e della maternità, la tutela della salute del minore, le vaccinazioni e gli interventi di profilassi internazionale, la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive. Alcune regioni hanno preferito indicare le cure che non si possono considerare essenziali (esempio il passaggio di sesso, alcune cure odontoiatriche escluse quelle per i bambini, etc.). Il Ministero della Sanità ha previsto che le prestazioni essenziali siano assicurate in ambulatori territoriali o ospedalieri e che sia garantito l’accesso senza necessità di appuntamento e impegnativa per evitare la creazione di barriere burocratiche; ciò ha prodotto in Italia una estrema diversificazione di risposta e di organizzazione.
In cosa consiste, e come si ottiene il codice STP?
Per la registrazione di tutte le prestazioni erogate agli stranieri in condizione di irregolarità giuridica, e per le eventuali prestazioni diagnostiche-terapeutiche, il regolamento di attuazione prevede, all’ art. 43, l’utilizzo di un codice a sigla STP (Straniero Temporaneamente Presente) seguito da un numero d’ordine progressivo. Il codice STP viene rilasciato dalle ASL o da altre strutture pubbliche o private accreditate ed è riconosciuto su tutto il territorio nazionale; può essere rilasciato anche anonimamente, non è necessario che la persona interessata esibisca alcun documento: ciò è dettato dalla volontà di fornire a tutti l’assistenza sanitaria indipendentemente dalla posizione amministrativa, e dall’esigenza di evitare un’eventuale commercializzazione tra i clandestini dei tesserini contenenti il codice STP. Il codice, essendo rilasciato ad uno straniero temporaneamente presente, ha una validità di sei mesi, ma è rinnovabile con le stesse modalità già esposte. I clandestini possono ottenere il rilascio delle prescrizioni farmaceutiche, prescrizioni e prenotazioni di accertamenti laboratoristici e strumentali essenziali e di visite specialistiche; i medici dovranno semplicemente utilizzare il ricettario regionale indicando, per i non iscritti al SSN, la sigla STP al posto del codice sanitario; nel caso lo straniero sia sprovvisto del codice STP, il medico potrà effettuare la prescrizione su un ricettario bianco e la persona dovrà pagare le medicine e le altre prestazioni. Gli stranieri con regolare permesso di soggiorno (ad esclusione dei turisti e di coloro presenti per soggiorni brevi d’affari) hanno l’obbligo di iscriversi al Servizio sanitario nazionale (gli studenti possono iscriversi volontariamente). Con l’iscrizione si acquisiscono gli stessi diritti e doveri di assistenza riconosciuti ai cittadini italiani. L’iscrizione deve essere effettuata presso la ASL di residenza o dimora e vale fino allo scadere del permesso (per gli studenti deve essere rinnovata annualmente).
L’art. 35 deI Testo Unico sull’immigrazione sancisce che l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola, non comporta la segnalazione dello stesso alle autorità di polizia.
Si è voluto separare in maniera netta il problema di sanità pubblica dal problema di ordine pubblico ed è per questo che la legge prevede il divieto di segnalazione dell’immigrato clandestino all’autorità di polizia, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto (alle stesse regole è assoggettato il cittadino italiano); questo per evitare che lo status giuridico di immigrato possa di fatto determinare una condizione di «clandestinità sanitaria».
Potrebbe meglio delineare la figura del mediatore?
Il discorso sul ruolo del mediatore è particolarmente complesso perché si inserisce in un rapporto, qual’è quello medico-paziente, delicatissimo; ne deriva che l’inserimento di una persona terza che consenta di facilitare la comprensione e la comunicazione, può dimostrarsi controproducente. È quindi più corretto parlare di un sistema di mediazione all’interno dell’organizzazione sanitaria che sia in grado di accogliere il paziente e di mediare sia a livello linguistico che culturale. Ad esempio negli ospedali, nelle sale parto la figura del mediatore può essere utile, ma è utile se tutto il personale entra in una logica di mediazione, di «contrattazione culturale» con la persona che si trova di fronte.
Esistono per alcune particolari patologie delle strutture specializzate presso le ASL o presso le aziende ospedaliere?
Misurazione della pressione Sono stati creati degli ambulatori dedicati. Un esempio: il Forlanini, seguendo la sua storica vocazione, si è dotato di un ambulatorio specializzato nella cura della tubercolosi degli immigrati. E questo non perché la tubercolosi degli immigrati sia diversa dalla nostra (a ben vedere la maggioranza dei casi di TB negli stranieri è contratta in Italia) ma spesso necessita di una maggiore attenzione nella gestione del paziente per essere certi che nel tempo prosegua i controlli e le terapie. L’aspetto importante non riguarda tanto patologie particolari e/o esotiche, quanto un diverso modo di percepire lo stato di malessere, un diverso modo proprio nell’affrontare le cure; è indispensabile creare delle strutture che siano in grado di motivare la persona a continuare nella terapia anche in assenza di sintomi. Per malattie particolari si può sempre fare riferimento ai policlinici universitari o a specifiche strutture (Spallanzani o S. Gallicano).


Dott.ssa Francesca Romana Manni
Dott.ssa Francesca Romana
Manni

Immigrati bambini il cammino verso una nuova identità
della Dott.ssa Francesca Romana Manni

Sono sempre più numerosi i bambini figli d’immigrati che crescono nel nostro paese, soggetti ad un cambiamento di stile di vita e di punti di riferimento proprio quando la loro età richiederebbe certezza ed accoglienza. Per un sano sviluppo fisico e psichico è necessario che l’ambiente familiare costituisca per ogni bambino una base sicura da cui partire, e a cui tornare, per poter esplorare l’ambiente sociale che lo circonda. Le difficoltà aumentano quando esistono anche differenze somatiche, come il colore della pelle.
Gli ostacoli a volte nascono proprio nel contesto familiare, dal quale provengono messaggi ambigui: da un lato i genitori richiedono di mantenere i valori originari, dall’altro sono sempre loro ad assumere le abitudini della nuova cultura. Queste spinte contraddittorie rendono molto faticoso ogni percorso di identificazione.
La scuola come luogo di convivenza multietnica fra il bambino ed i suoi coetanei deve garantire che i suoi insegnanti facciano sentire i bambini partecipi di una stessa eterogenea realtà attraverso una metodologia centrata sull’ascolto. La scuola, soprattutto quella materna, dovrebbe offrire il proprio contributo al passaggio da una società della tolleranza ad una società dell’integrazione, dall’accettazione della multiculturalità alla salvaguardia delle molteplici identità.


Immigrati e medici italiani
“Arrivando in Italia due anni fa, la mia famiglia non poteva neanche presumere che ci sarebbe potuto servire l’aiuto dei medici italiani, meno che mai di un chirurgo. All’arrivo, noi, ovviamente abbiamo cominciato a mettere in regola tutti i documenti compreso il libretto sanitario. Vorrei sottolineare che essendo stranieri, abbiamo dovuto affrontare una serie di problemi legati alla comprensione per riuscire a regolarizzare la nostra presenza in Italia. Nelle difficoltà abbiamo però sempre trovato il supporto stupendo del carattere del popolo italiano: socievole, amichevole e pronto a dare aiuto.
Qualche mese fa, ad una delle solite cene di famiglia, mia madre ha sentito un dolore forte ai reni. Dopo qualche ora i dolori cominciarono ad essere ancora più forti e noi abbiamo deciso di portarla all’ospedale più vicino.
Bastò mostrare la carta medica ed entro trenta minuti è stata portata in una corsia molto accogliente e graziosa. Nonostante la tarda notte fu subito controllata e le somministrarono tutti i medicinali necessari.
Tutti i medici sono stati molto educati con noi e se non capivamo qualcosa, con pazienza cercavano di spiegarcelo. Quando la mamma è uscita dall’ospedale, mio padre, scherzando disse: “visto che il personale medico è tanto gentile, tra poco ci ritorno anch’io qua”. Non passarono nemmeno due giorni, che a mio padre prese un attacco di calcoli renali. Il giorno dopo, nello stesso ospedale subì l’intervento potendo usufruire degli ultimi progressi nel campo scientifico e medico. Sono passati due mesi e i miei genitori sono in buone condizioni.
Sono molto grato per tutto questo. Grazie mille”
Pogus