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Vito Scalisi
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Nel rispetto del paziente
Intervista al Dott. Antonio Bove
di Vito Scalisi
Medico
di medicina generale con 26 anni di esperienza sul territorio e con circa
1500 assistiti. Già medico della USL RM9 in qualità di responsabile
dell’ambulatorio ATAC. Dal novembre 1983 a tempo pieno nell’ambulatorio
di Via di Giardinetti, 3. Fa parte della cooperativa Icaro Medical Care
Continua il nostro itinerario nell’analisi
della professione del medico generico, del suo mondo e delle problematiche
ad essa connesse. Questo mese ci siamo spostati nel Sud di Roma e precisamente
in Via Giardinetti 3, dove siamo andati a trovare il Dr Antonio Bove.
Dott. Bove ritiene di appartenere
alla schiera degli iperprescrittori che fanno sforare la spesa sanitaria?
Assolutamente No. L’esperienza e la professionalità unite
alla gestione informatizzata della cartella clinica, mi permettono di
tenere sotto controllo le prescrizioni improprie e non motivate da un
effettiva esigenza diagnostica-terapeutica. Tuttavia dovrebbe esserci
più responsabilità da parte dei Mass-Media nel divulgare
aspettative esagerate su cure e mezzi diagnostici e più attenzione
sull’adozione di modelli di comportamento igienico-morali-alimentari
corretti, nel prevenire le malattie.
Faccia un appello ai colleghi ovunque essi espletino l’attività.
Ricordiamoci che solo una categoria unita ed al fianco dei pazienti, nella
difesa del bene-diritto salute, di cui tutti debbono fruire in egual modo,
di là dagli orpelli politici (vedi Devolution) , economici (Leggi
Finanziarie addomesticate) burocratici, ci potrà permettere di
esistere come interlocutori credibili. Il Dividi et Impera lasciamolo
ad altri.
Un invito ai sindacati rappresentativi.
Nella prossima contrattazione con le controparti (Governo Centrale o Regionale)
per il rinnovo della CONVENZIONE MMG, cercate di non prevedere la corresponsione
di arretrati. È una devastante trappola fiscale, tra saldo ed acconti
gli restituiamo il 90%. Sarebbe più utile una donazione che ci
potremmo detrarre dalle tasse!
Esiste un comportamento scorretto che vorrebbe denunciare?
È ricorrente che miei assistiti vengano a chiedermi a posteriori,
senza che io ne avessi fatto richiesta esplicita dopo la visita, prestazioni
strumentali (Doppler, MOC, Ecografie, TAC, Risonanze di vari distretti
anatomici) richieste allo sportellista di turno che generalmente prenota
anche senza impegnativa del medico curante. Tale comportamento ha creato
i presupposti per maggiore conflittualità con i pazienti ai quali
nego la prestazione che si sono autoprenotata. In un recente incontro
avuto con un Collega specialista di Tor Vergata, è emerso in parte
l’arcano di tale comportamento. Pare che, solo da poco tempo, sia
stata stipulata una Convenzione con la Regione Lazio, pertanto tutte le
prestazioni effettuate prima e fino ad allora, sarebbero pagate a forfait
e non a prestazione. Da qui si spiega la necessità di acquisire
richieste senza andare per il sottile, in barba a regolamenti od inviti
ad ottimizzare le risorse economiche della sanità, all’insegna
invece del più sfrenato ed efficiente consumismo carpito ed indotto.
Quale episodio della sua attività di medico, ultimamente
lo ha coinvolto emotivamente?
Proprio pochi giorni fa sono stato invitato al pranzo per il festeggiamento
di un centenario, e questo mi ha dato molto piacere, visto che da vent’anni
il festeggiato è un mio paziente.
Vorrebbe diffondere informazioni su un caso che ha in cura e per il quale
le manca un valido suggerimento?
È il caso di una ragazza che viene curata dalla CIM (Centro di
Igiene Mentale) di cui lei non ha più fiducia, perdurando il suo
problema e non ottenendo l’assistenza di cui ha bisogno. Soffre
di una grave sindrome depressiva e non può permettersi cure a pagamento.
Attualmente sia la madre che la figlia sarebbero proiettate verso una
struttura della CIM situata nei pressi della zona dei Castelli. Si tratta
di una struttura convenzionata, ma mancano il placet del terapeuta del
CIM e del funzionario addetto allo stanziamento dei fondi. La ragazza
chiede semplicemente di evitare il ricovero, andando, perlomeno in un
day hospital psichiatrico. Come posso agire in questo caso?
È soddisfatto della sua camera professionale?
Ho il rimpianto di non aver completato la specializzazione in medicina
del lavoro. Abbandonai la specializzazione dopo aver vinto un concorso
per l’INAM, che dava la possibilità, dopo cinque anni, d’inserimento
nel campo della medicina legale.
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Non vogliamo il tuo curriculum professionale ma che ci parli della tua
esperienza di medico.
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