MTM n°5
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 2 - Numero 3/4 - mag/ago 2003

Logopedia - Diversamente abili
 


Dott.ssa Valentina Golini
Dott.ssa Valentina Golini


Riabilitazione del bambino sordo
della Dott.ssa Valentina Golini Logopedista

 

La sordità è definita come la riduzione più o meno grave della capacità uditiva. A livello operativo le ipoacusie infantili possono essere classificate in base all’entità della perdita uditiva espressa in decibel (dB) e, secondo l’ultima classificazione audiologica della sordità proposta dal Biap (Bureau International D’Audiophonologie) nel 1997, possiamo distinguere quattro gradi di sordità: lieve, media, grave e profonda. L’intervento logopedico sarà veramente efficace soltanto se si modellerà sulle peculiarità del bambino in questione, considerando inizialmente la sua anamnesi e diagnosi clinica, senza però trascurare le sue potenzialità specifiche, il suo temperamento, i tempi di attenzione e la sua storia personale. Il bambino sordo, infatti, non va visto solo come un «grande orecchio» da curare, cioè non si dovrà considerare soltanto il suo deficit uditivo, bensì andrà posta attenzione a quello che è il suo modo di essere «diversamente abile», sfruttando proprio le sue abilità e potenzialità come basi del trattamento logopedico. Quelli che saranno i punti essenziali dell’intervento, dipendono molto dalla sensibilità e dall’approccio metodologico cui il logopedista fa riferimento. Secondo il metodo logopedico adottato si potrà andare a lavorare sul canale acustico-verbale, su quello visivo-gestuale o su entrambi. Proprio partendo dal termine «diversamente abile» ritengo che, nella riabilitazione del bambino sordo, non si dovrà lavorare soltanto a livello acustico-verbale, vale a dire sul potenziamento del residuo protesico, sull’allenamento acustico, sulla stimolazione fonologica, ma bisognerà sfruttare il più possibile il canale visivo-gestuale che nel sordo è perfettamente integro. È necessario poter dare a questi bambini informazioni chiare, al fine di instaurare una comunicazione ricca, evitando così probabili fraintendimenti del contenuto, tesa ad uno sviluppo cognitivo, linguistico e culturale adeguato. Ciò si concretizzerà permettendo al sordo la conoscenza e l’utilizzo della lingua dei segni italiana (Lis), cioè una lingua visiva, che viene acquisita naturalmente dal soggetto sordo.