Musica
Far finta di essere sani 1973, Giorgio Gaber
di Marco Torri
Il
nuovo vinile del 1973 Far finta di Essere Sani, quinto della produzione
teatrale, rappresenta un’altra importante tappa del percorso
artistico di Giorgio Gaber. Ventuno brani che rileggono, con disincantata
tonalità, lo stato di malattia nell’attività
quotidiana dell’uomo medio-borghese di quegli anni. Il sarcasmo
si diffonde dallo sforzo di questo uomo bloccato di dimostrare a
tutti i costi la sua sanità ed il suo benessere psico-fisico,
sforzo che diviene però, ben presto, teso sorriso di frustrazione
e senso di inutilità [«A volte
cresce il mio bisogno di inventare, ma come
faccio a tirare fuori quello che non ho?»]. La sanità,
intesa come naturalezza dei gesti, è sconfitta dall’agguerrito
nemico “condizionamento” capace di infangarne la purezza.
Dall’altra parte del cancello, Il bloccato, La marcia dei
colitici, Il guarito, Quello che perde i pezzi, sono tutti esempi
della tensione che nasce dal tentativo, operato da questa umanità,
di demarcare con ostinazione la falsa bellezza e integrità
psico-fisica, dall’immagine reale della solitudine e della
ricerca infinita di una identità sicura, forte ed intera.
Un corpo in disfacimento [«il polpaccio nella mia vita non
è determinante! Ne posso benissimo fare a meno. Quando m’è
caduto non me ne sono nemmeno accorto»] ed una identità
a pezzi [«Un uomo solo, lo sguardo fisso, un uomo solo alla
ricerca di se stesso, un uomo a pezzi…»] rappresentano
la reale descrizione dell’umanità gaberiana in perenne
lotta con se stessa, malata a tal punto da riscontrare solo nella
colite un simbolo di ribellione: «all’oppressione, allo
sfruttamento, alla violenza ognuno reagisce come può. C’è
chi soffre, chi si dispera, chi si ribella. A me è venuta
la colite». |