MTM n°7
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 3 - Numero 1/2 - gen/apr 2004
Cinema & musica
 


Anno 3 - Numero 1/2
gen/apr 2004





Marco Torri
Marco Torri



Cinema & musica
Rubrica di cultura cinematografica e musicale tra passato e presente


Giorgio GaberMusica

Far finta di essere sani 1973, Giorgio Gaber
di Marco Torri

Il nuovo vinile del 1973 Far finta di Essere Sani, quinto della produzione teatrale, rappresenta un’altra importante tappa del percorso artistico di Giorgio Gaber. Ventuno brani che rileggono, con disincantata tonalità, lo stato di malattia nell’attività quotidiana dell’uomo medio-borghese di quegli anni. Il sarcasmo si diffonde dallo sforzo di questo uomo bloccato di dimostrare a tutti i costi la sua sanità ed il suo benessere psico-fisico, sforzo che diviene però, ben presto, teso sorriso di frustrazione e senso di inutilità [«A volte cresce il mio bisogno di inventare, ma come faccio a tirare fuori quello che non ho?»]. La sanità, intesa come naturalezza dei gesti, è sconfitta dall’agguerrito nemico “condizionamento” capace di infangarne la purezza. Dall’altra parte del cancello, Il bloccato, La marcia dei colitici, Il guarito, Quello che perde i pezzi, sono tutti esempi della tensione che nasce dal tentativo, operato da questa umanità, di demarcare con ostinazione la falsa bellezza e integrità psico-fisica, dall’immagine reale della solitudine e della ricerca infinita di una identità sicura, forte ed intera. Un corpo in disfacimento [«il polpaccio nella mia vita non è determinante! Ne posso benissimo fare a meno. Quando m’è caduto non me ne sono nemmeno accorto»] ed una identità a pezzi [«Un uomo solo, lo sguardo fisso, un uomo solo alla ricerca di se stesso, un uomo a pezzi…»] rappresentano la reale descrizione dell’umanità gaberiana in perenne lotta con se stessa, malata a tal punto da riscontrare solo nella colite un simbolo di ribellione: «all’oppressione, allo sfruttamento, alla violenza ognuno reagisce come può. C’è chi soffre, chi si dispera, chi si ribella. A me è venuta la colite».

Emiliano Monaco
Emiliano Monaco

Cinema
La sessualità proibita
di Emiliano Monaco Storico del cinema

In Oasis del regista sud coreano Chang Don Lee, viene raccontata una storia d’amore socialmente impossibie tra Hong Jon Du, un ragazzo di 28 anni con alcuni problemi nervosi, un emarginato, ex carcerato per salvare la reputazione del fratello maggiore, e una ragazza disabile, malata spastica, costretta in sedia a rotelle, Han Gong Ju, reclusa in casa da due persone a cui è stato dato l’incarico di prendersene cura.
Hong non è mai stato con una ragazza e quando i due si avvicinano per la prima volta il possibile rapporto sessuale diventa quasi una violenza carnale, se non fosse per il ritorno alla lucidità di Hong mortificato dal suo sfogo, e del conseguente svenimento di Han. Ma ormai il ghiaccio si è rotto e i due cominciano a frequentarsi e ad iniziare una storia “normale” fin quando la ragazza gli confessa di voler fare l’amore con lui. I due fanno l’amore nella discrezione del buio, ma il tutto viene interrotto dal ritorno a casa dei due “badanti” che interpretano il loro sesso come un’ aggressione del sano nei confronti del malato incapace di intendere, di volere e di difendersi. La proibizione sociale sta nel considerare il malato capace di esprimere le sensazioni del proprio corpo, di condividere dei piaceri sessuali con il proprio amante, di avere dei codici di comunicazione diversi dai “normali” codici sessuali condivisi. L’arresto del ragazzo metterà fine alla loro unione sottolineata da un gesto di disperazione di Han fortemente emozionante. Splendide le scene in cui si salta da una realtà a due livelli ad una fantasia in cui i due amanti si amano, danzano, ridono come due esseri umani normalmente inseriti in una società che non li desidera uniti.









Oasis di Chang Don Lee