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Labbro Leporino:
malformazione del nostro viso e palato
Colpisce una
persona bianca su ottocento, incidenza doppia per gli asiatici.
Ogni anno in Italia 770 nuovi casi
di Cosmoferruccio
De Stefano
Laureato in Medicina e Chirurgia
presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Specializzato
in Chirurgia Plastica Ricostruttiva. Nominato medico frequentatore
presso l’Istituto di Clinica Dermosifilopatica dell’U.c.s.c.
Idoneità nazionale per Aiuto di Chirurgia Plastica; Consigliere
della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva
ed Estetica per l’anno 1981. Incaricato delle funzioni superiori
di Primario, presso la suddetta Divisione. Conseguita idoneità
a Primario. Professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione
in Chirurgia Plastica dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore. Revisore dei conti della Società Italiana di
Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica per il triennio 1992/93/94.
Docente della Scuola Vigilatrici d’Infanzia dell’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù dal 1980 ad oggi, con insegnamento:
Chirurgia Plastica. Professore a contratto presso la Scuola di specializzazione
in Chirurgia Plastica dell’Università degli Studi Tor
Vergata. Anno Accademico 1997/98, Chirurgia Plastica Pediatrica.
Incaricato delle funzioni superiori di Primario dell’Unità
Operativa di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù dal 1995. Dal 1997 dirigente II livello dell’Unità
Operativa di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù.
Labbro
Leporino è il nome con cui, comunemente, si indica una Labiopalatoschisi
e, cioè, un difetto congenito della faccia che si presenta
come una fessura del labbro, Labioschisi o del labbro, dell’arcata
gengivale e del palato, Labiopalatoschisi. La problematica, per
quanto poco conosciuta è la più frequente malformazione
maggiore della faccia. Il problema della riparazione è estremamente
delicato anche perché, al di là delle capacità
chirurgiche richiede l’assistenza di una equipe preparata
e dedicata che assista il paziente e i suoi genitori dalla nascita
allo sviluppo completo. Anzi oggi, si comincia a dover rispondere
alle richieste durante la gestazione, in considerazione dell’incremento
di capacità assecondato dall’incremento della tecnologia,
degli specialisti che si interessano di ecografie prenatali. La
schisi che può essere monolaterale o bilaterale è
legata ad un difetto di fusione dei processi embrionari, destinati
a costituire la faccia, tra la Iv e la Xii settimana. Non esiste
una causa unica ma si parla di genesi multifattoriale. La frequenza,
nella razza bianca è di circa 1/800 mentre è più
del doppio tra gli asiatici e più rara per la razza negra.
In Italia si stima una nascita di circa 770 nuovi casi ogni anno.
Ci troviamo quindi di fronte a una patologia che, per i suoi numeri
e le sue caratteristiche, richiede un notevole impegno di risorse
per le famiglie e per i medici curanti. Tutto questo senza considerare
l’angoscia dei genitori che, non sempre, riescono ad ottenere
indicazioni valide e rassicuranti al momento del confronto con l’inaspettata
alterazione. Il percorso tipo di un paziente seguito dal nostro
centro è il seguente: colloquio con i genitori in caso di
diagnosi prenatale
• visita dopo la nascita, verifica di quanto eventualmente
visto in ecografia prenatale e preparazione di una placca endoorale
su misura per guidare la crescita dei monconi fino all’intervento
e migliorare la dinamica della alimentazione
• intervento di riparazione del palato, del naso, del labbro
e, se possibile anche della arcata alveolare tra i tre e i sei mesi
di età.
• controlli programmati, semestrali o annuali, dove tutti
gli specialisti afferenti al centro valutano lo sviluppo del paziente,
le sue necessità e le relative misure terapeutiche fino a
sviluppo completo.
Fanno parte del gruppo di terapia chirurgo plastico, otorino audiologo,
ortodontista , pediatra, logopedista, psicologo e genetista; altre
figure sono chiamate in caso di necessità particolari.
Alla luce di questi dati è comprensibile quanto precedentemente
detto in tema di impegno di risorse.
Tra la nascita e l’intervento chirurgico i controlli sono
più ravvicinati per controllare la crescita del paziente
, la sua risposta all’azione della placca e il suo generale
equilibrio. Dal punto di vista chirurgico l’intervento principale
consiste nella riparazione del palato ottenuta individuando gli
elementi muscolari [principalmente elevatore e tensore del velo]
che vengono liberati dalle inserzioni patologiche e riposizionati
a ricostituire l’anello muscolare deputato ai movimenti per
la fonazione e la deglutizione. Nello stesso tempo operatorio viene
effettuata la correzione del labbro e delle deformità del
naso, anche qui sezionando le inserzioni muscolari alterate e riposizionando
le strutture per un corretto aspetto unito a regolare mobilità
labiale e respirazione nasale. La correzione della arcata alveolare
viene eseguita nello stesso tempo solo se si è ottenuto,
con la placca un corretto riallineamento preoperatorio. In caso
di patologie bilaterali si dovrà ricorrere a più tempi
operatori. Senza entrare nel dettaglio di problemi particolari va
sottolineato che ci troviamo di fronte a pazienti con prospettive
di vita normale e normale inserimento nel tessuto sociale a patto
che siano seguiti da specialisti «dedicati» che li accompagnino
in questo lungo percorso e che i genitori di questi bambini, affranti
dalla inaspettata evenienza della malattia, devono vivere anche
l’angoscia di non sapere a chi rivolgersi per conforto e terapia.
L’Africa
che ci guarda, ci parla
a cura della redazione
La
pubblicazione del volume Du droit african bantu presso le Edizioni
Unite Télésprit, apre un discorso organico e scientifico
sulla disciplina tanto complessa quanto imprescindibile dei sistemi
di diritto vigenti. Tale disciplina non è stata finora trascurata
in sede accademica, ma mai si era tentato di dare ad essa un’impostazione
articolata e convincente nei suoi vari aspetti e nelle diverse parti.
Questo studio mette un certo ordine in un campo dove nel passato
esisteva non poca confusione e nel quale gli equivoci da chiarire
e gli interrogativi sia metodologici che contenutistici, ai quali
rispondere, erano ancora troppi. Ciò che all’autore
preme analizzare sono delle articolazioni complesse dei principi
che stanno alla soglia dello studio del diritto africano bantu,
in quanto esse procedono alla esigenza di chiarezza, nella formulazione
dei pareri di diritto. Da qui si delinea l’armatura teorica
adottata dal testo che rende quest’opera classica secondo
la logica dei proverbi e delle massime africane. Le tradizioni in
particolare modo, sostiene l’autore, non possono essere astratte
dalle istituzioni del diritto, così come i processi di stratificazione
sociale dalle relazioni del potere, oppure i formulari dalle codificazioni,
o gli insegnamenti così come i precetti della morale dalla
dottrina. Il diritto africano bantu rappresenta ancora oggi per
la sua abbondanza di fonti messe in evidenza, per la ricchezza in
sé dei tentativi e approcci teorici fatti al riguardo, un
insieme di conoscenza di cui molta gente può trarre benefici
e da cui ogni lavoro suppletorio può attingere dei vantaggi.
L’autore lascia volutamente irrisolti i due dilemmi che vedono
contrapposti il diritto consuetudinario africano da un aperte e
il diritto africano coloniale e autoctono dall’altra. Si ribadisce
che gli africani si ritrovano di fronte ad un sistema giuridico
eclettico e non solo originale nella sua base culturale dalla quale
ha preso origine perché ha sviluppato dinamiche giuridiche
innovative paragonabili a ciò che è accaduto per gli
altri sistemi di diritto occidentale e non.
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