MTM n°14
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 5 - Numero 1 - gen/giu 2006
L'angolo
 


Avv. Nino Marazzita
Avv. Nino Marazzita

Anno 5 Numero 1
gen/giu 2006

Maltrattamenti e violenze domestiche sono una espressione di potere all’interno di un micro-gruppo


Un nucleo familiare basato su vincoli di solidarietà che protegge i suoi membri permettendo loro di svilupparsi, e realizzarsi



Violenza domestica
Crescono i casi riportati dalla cronaca di tutti i giorni di efferati e cruenti omicidi commessi tra le stesse mura domestiche. Mamme ai dannni dei loro bambini. Mariti nei confronti delle mogli, etc... spesso privi di un reale movente o, quando vi sia, non in grado di spiegare la cruenza dell'atto commesso. Qual è il suo punto di vista in proposito? Dove vanno cercate le reali cause di questi fatti? Possono crisi depressive giustificare tali atti? Come è possibile prevenirli?

dell Avv. Nino Marazzita

I maltrattamenti in famiglia, le violenze domestiche e gli infanticidi sono ormai problemi sociali non più relegati a sporadici casi; probabilmente l’aumento statistico di reati così aberranti non dipende solo dall’incremento in sé del fenomeno, ma anche dal coraggio delle vittime di denunciare tali abusi e dalla maggiore attenzione che il legislatore, la Giustizia e i mezzi di comunicazione hanno apprestato nel corso degli ultimi anni.
Le cause delle violenze familiari, genericamente intese, hanno spesso origini diverse e ci dimostrano drammaticamente come l’idea di un nucleo familiare basato su vincoli di solidarietà, che protegge i suoi membri permettendo loro di svilupparsi, socializzare e realizzarsi, sia frutto spesso una visione troppo idealizzata.
ShiningIn realtà nella famiglia, come in ogni gruppo sociale, esiste un certo grado di conflittualità, che ha origini biologiche, sociali, psichico-patologiche o ambientali, e che può trasformarsi in aggressione verbale, fisica o in vera e propria violenza.
I maltrattamenti e le violenze domestiche, nella maggior parte dei casi, sono una espressione di potere all’interno di un micro-gruppo e di una relazione; in tal senso la reazione violenta corrisponde, di sovente, ad una perdita personale di potere nella società, nel lavoro e nei rapporti interpersonali, ovvero allo stato psicologico di colui che si sente incompetente sul piano intellettuale, professionale ed economico con il partner o i suoi simili.
La violenza può avere anche una base biologica e talvolta patologica, ovvero essere alimentata, secondo la cosiddetta “teoria dell’apprendimento sociale”, dall’osservazione e dall’imitazione di modelli sbagliati; si pensi al caso di coloro che nascono e crescono in ambienti degradati, conflittuali o malavitosi.
Più complicata invece è la ricostruzione delle origini e delle cause del comportamento delle madri omicide.
La valutazione criminologia della condotta della donna in tali casi muta anche in relazione al momento storico in cui l’atto si consuma: l’infanticidio dovuto a disturbi seri dell’umore di tipo depressivo ovvero all’incapacità di svolgere il ruolo materno non è paragonabile all’omicidio, tipico della “sindrome di Medea”, di colei che uccide il proprio figlio, non più neonato, per vendicarsi, in modo aggressivo-compulsivo, dell’abbandono del marito.
donnaragazzaDi certo anche in tali casi il motivo dell’assassinio può inserirsi in un contesto di violenza plurigenerazionale, essere il frutto di una personalità antisociale ovvero determinato da una vera e propria malattia mentale quale la schizofrenia paranoidea.
L’indicazione delle numerose e variegate cause all’origine delle violenze familiari ha dato luogo nel tempo a vari approcci e reazioni dello Stato e della società genericamente intesa.
In tal senso si sono sviluppate, da un lato, associazioni che assistono le coppie nei loro problemi, ovvero intervengono a difesa dell’elemento più debole; dall’altro il legislatore ha previsto e punito, mediante specifiche ipotesi delittuose, condotte violente consumate all’interno del gruppo familiare, ma ha anche predisposto misure preventive a tutela della famiglia.
Si pensi in ordine all’ultimo elemento alla Legge n. 154 del 2001 che ha previsto, in caso di violenze familiari ovvero di separazione dovuta ai maltrattamenti di un coniuge, l’allontanamento del soggetto violento ovvero l’ordine, penalmente sanzionato, impartito allo stesso di astenersi da un determinato comportamento.