Tempio
vivente dello Spirito Santo
di Eugenio Raimondo
direttore@mtmweb.it
Un
uomo impegnato. È quello che mi sento dire frequentemente
da chi mi conosce da sempre, da chi mi conosce da poco. A volte
desidero di non esserlo tanto, ma chissà perché quando
non lo sono desidero subito di impegnarmi. Rifuggo dagli onori ma
sono contento dei miei successi. Mi gratifica lenire la sofferenza
altrui, soprattutto dei deboli, dei dimenticati, degli scomodi,
emarginati. Sono attorniato dai giovani, nel mio studio, in ospedale,
all’università e mi gratifica quando trasmetto loro
le mie conquiste, i miei segreti, sia nel campo umano che lavorativo.
Ho sempre creduto di consegnare gratuitamente l’arte e la
mia conoscenza in mano a loro, come Ippocrate mi ha insegnato. Oggi
però purtroppo non è così: si è gelosi
del proprio mestiere, oppure ci si fa pagare per insegnarlo. È
un grande errore. Cosa rimane di noi, dopo? Forse il denaro accumulato
e che altri consumeranno? Se riusciamo ad essere liberi da vincoli
di mercato e dalla mercificazione della nostra vita vivremo sempre
nel loro ricordo e nella loro memoria per le cose buone che siamo
riusciti a trasmettere. Non sempre riusciamo a trovare la nostra
illusione, ciò che ci spinge a dare un senso alla nostra
vita. Foscolo la cercò in tutto il suo percorso terreno e
la trovò nella poesia che riesce a rendere immortali le gesta
degli eroi e degli uomini.
Ma non siamo, ahimè, tutti poeti né pensatori. Dobbiamo
quindi, nel nostro piccolo, consegnare alla storia la nostra crescita
professionale e spirituale. Solo così gli altri coglieranno
il lato migliore della nostra vita e la trasmetteranno ai posteri.
Riconquisteremo così ciò che un tempo ci appartenne:
la felicità eterna. Il nostro problema peggiore è
la solitudine. Stiamo tutto il giorno con gli altri ma è
come se non ci fossero. Siamo soli con gli altri e «siamo
soli anche quando siamo soli» perché non riusciamo
a parlare con noi stessi. Non cerchiamo quasi mai l’amico
che è in noi. Ci rilassiamo davanti un film, ascoltando la
musica, al nostro computer. Come se rilassare il nostro corpo e
la nostra mente ci dessero più carica per il giorno dopo.
Un giorno Don Primo, il mio padre spirituale, mi disse una frase
bellissima: «Siamo tempio vivente dello Spirito Santo».
Quindi abbiamo un prezioso Ospite in noi che ci accompagna per tutta
la nostra vita, che ci ascolta, ci vede. «E allora? -gli chiesi-
siamo rovinati!» « Perché», mi rispose.
« Dobbiamo essere degni di quest’ Ospite e non deluderlo
dei nostri comportamenti, vero?». «È così»,
mi disse. «Vivi con gli uomini come se gli Dei ti vedessero,
parla con gli Dei come se gli uomini ti ascoltassero» È
quanto scrisse Seneca in una lettera a Lucillo. Dobbiamo dunque
fuggire dalle nostre debolezze, vizi, da tutto ciò che facciamo
in segreto e che non avremmo fatto davanti agli altri. La nostra
casa accoglie un Ospite Illustre e non possiamo nutrirlo delle nostre
debolezze, del nostro edonismo. Seneca ha ragione.
La nostra vita deve essere limpida, trasparente, sincera, fino a
quando la vivremo. Le nostre emozioni devono essere condivise siano
esse piacevoli che malinconiche. Saremo deboli agli occhi degli
altri. Ma è questa debolezza la nostra forza.
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