La Bioetica e la legge del Dharma
La scienza al servizio dei valori etici universali nella tradizione indovedica
della Dott.ssa Caterina Carloni
Il
pensiero occidentale, con i suoi impareggiabili maestri di filosofia
e politica, ha intuito da sempre l’inscindibilità delle
questioni etiche da quelle legislative, particolarmente in funzione
del principio di sopravvivenza dell’uomo-inteso da Aristotele
come “animale politico”- in contesti di vita associata
in cui educare e formare cittadini virtuosi.
Tuttavia, affrontare e accogliere alcune tappe ineliminabili della
nostra esistenza come la vecchiaia, la sofferenza, la malattia e
la morte solleva questioni di difficile regolamentazione giuridica,
invitando ad una riflessione più ampia sul significato dell’esperienza
umana e sulla opportunità di una comprensione non solo biologica
del dolore e del mistero che lo accompagna.
Può essere utile, in un clima di riflessione e confronto
interdisciplinare, considerare il punto di vista di una tradizione
millenaria, quella dei popoli la cui origine culturale affonda nei
valori delle scritture vediche, che ha ispirato tutto il suo sistema
di pensiero filosofico ad un principio di etica universale: la legge
del Dharma.
La parola Dharmaproviene dalla radice “dhr”, sostenere.
Con questo termine si intende l’elemento base che supporta
tutto, che opera per l’integrità e l’armonia.
La parola vuol dire letteralmente “ciò che tiene insieme”,
e include tutto ciò che sottintende una crescita e che promuove
un progresso umano equilibrato. Il dharma è la legge naturale
della verità cosmica e dei principi universali ed eterni,
il Divino regolatore dell’Ordine etico e della giustizia.
Talmente centrale come concetto, esso è alla base di ogni
pratica medica e psicologica, di tutte le manifestazioni letterarie
e artistiche e soprattutto dei trattati di diritto e di politica.
Nella tradizione indovedica ogni scienza, infatti, non viene studiata
separatamente ma ognuna è complementare all’altra.
La scuola filosofica indiana nota come “astika”, ad
esempio, fondata sull’autorevolezza delle scritture vediche
ed elaborata alcuni secoli prima dell’era cristiana, comprende
sei sistemi di pensiero conosciuti come Shad Darshana [le sei visioni
della vita]: logica, fisica, filosofia, psicologia, ritualistica
e teologia.
Le loro specificità rappresentano soltanto facce diverse
di una stessa realtà vista integralmente, alla base della
quale c’è lo scopo ultimo di liberare l’essere
umano dai condizionamenti terreni e di restituirgli il suo status
originario di perfetta consapevolezza, eternità e felicità.
Le diverse interpretazioni e prospettive offerte da ognuna di queste
discipline non creano disarmonie né contrapposizioni ma ampliano
l’orizzonte conoscitivo.
I
Dharma-shastra, i trattati sulle leggi, ad esempio, offrono una
regolamentazione pratica del comportamento medico, sottesa agli
stessi principi condivisi di benessere dell’individuo, identificato
non solo nella sua manifestazione psicofisica ma prioritariamente
considerato nella sua vera essenza, quella spirituale.
Gli shastra sulla medicina, a loro volta, come il Caraka-samhita,
vero e proprio trattato di Ayurveda, sposa pienamente i principi
psicologici di salute mentale ed emotiva, tanto da considerare come
prima causa di malattia fisica il “pragya aparadha”,
l’errore dell’intelletto, l’identificazione, cioè
dell’essere umano con le sue limitazioni invece che con le
sue illimitate potenzialità.
Gli Yoga-sutra di Patanjali, autore vissuto secondo la tradizione
nel III secolo A.C., costituenti il fondamento dello Yoga Darshana
[la Scienza della Psicologia], pongono emblematicamente alla base
delle otto tappe che conducono alla definitiva liberazione e realizzazione
di sé alcune regole etiche di comportamento, senza la cui
osservanza nessuna pratica di concentrazione e meditazione può
portare frutti. Le otto fasi sono: Yama [attività da cui
astenersi], Niyama [attività prescritte], Asana [posizioni
fisiche da assumere propedeutiche alle tappe successive], Pranayama
[gestione del respiro], Pratyahara [ritrazione dei sensi dagli oggetti
e loro canalizzazione verso il sé], Dharana [concentrazione],
Dhyana[meditazione] e Samadhi [assorbimento nella Realtà].
Se ne deduce che il rispetto dei principi regolatori dell’Universo
unita ad una disciplina rigorosa sono alla base della cultura psicologica
indovedica. Non violenza, veridicità, onestà, continenza
sessuale e libertà dal desiderio di possesso costituiscono
le astensioni. Purezza, contentezza, rigorosa coerenza, studio del
sé e abbandono a Dio rappresentano invece le prescrizioni.
L’opera letteraria dell’India antica più celebrativa
dei benefici derivanti all’uomo dal rispetto delle regole
dharmiche è il Ramayana, il poema che narra la discesa sulla
terra di Rama, incarnazione terrena di Vishnu, e delle sue avventure
come monarca ideale difensore dell’Ordine Divino Universale.
Il grande poeta Valmiki, autore del Ramayana, scrive:
Dharmo hi paramo loke Dharma satyam pratishitam
[Dal dharma nasce il benessere, il dharma è la porta della
felicità, con il dharma otteniamo tutto, il dharma è
l’essenza del mondo].
Il termine Dharmaindica anche la religione intesa come legge naturale,
come norma eterna del cosmo e della vita individuale e sociale degli
esseri umani, volta da un lato a procurare i beni terreni e dall’altro
a favorire il conseguimento della liberazione dal samsara, il ciclo
delle nascite e delle morti. Nella tradizione induista Il Dharma
viene spesso raffigurato nel suo aspetto di Yama, il Deva della
morte, nella sua rappresentazione divina di Giustizia e di Equità,
poiché ha il compito di stabilire le destinazioni delle anime.
Strettamente connesso ai concetti di karma [azione-reazione] e prakriti
[natura materiale]. Il principio dharmico, oltre ad unire teologia
e medicina, fisica e psicologia, filosofia e diritto, lascia spazio
a un continuo dialogo tra fede e scienza , tra esigenze etiche e
desideri di progresso ed evoluzione, favorendo una ricerca affidata
non solo agli strumenti dell’osservazione, della razionalità,
della deduzione e della logica ma anche e soprattutto a metodi intuitivi
che scaturiscono da una conoscenza non soggettiva ma realizzata,
consapevole, diretta.
PER
SAPERNE DI PIÙ
PSICOLOGIA DEL CICLO DELLA VITA
OLTRE NASCITA E MORTE. COME ASSISTERE I MALATI TERMINALI E I LORO
FAMILIARI
AUTORE: MARCO FERRINI
Frutto di lunghi anni di studi e di ricerche sul tema della morte
e del processo del morire alla luce del pensiero filosofico-psicologico
della civiltà classica indiana, il libro propone conoscenze
e metodologie per trasformare un evento traumatico in un’occasione
di crescita e di evoluzione interiore. L’argomento viene trattato
in una prospettiva bio-psico-spirituale con un approccio olistico,
senza frammentazioni tra medicina, psicologia e spiritualità.
L’autore esplora le dinamiche fondamentali legate alla crisi,
alla gestione dell'affettività nel contesto problematico
della malattia e tratta tematiche come l'elaborazione del lutto
e le paure del morente, spiegando come sia possibile, attraverso
un percorso di consapevolezza, affrontare la morte percependo che
la propria identità è diversa da quella del corpo
e scoprendo di fronte a sé una nuova fase della propria esistenza,
tutta da progettare costruttivamente.
Il tema, delicato e di grande attualità, è stato sviluppato
in Seminari tenuti da Marco Ferrini [Ph.D. Psychology] ed organizzati
dal Centro Studi Bhaktivedanta [www.c-s-b.org],
in varie edizioni anche in collaborazione con il Ministero della
Salute nell'ambito dei programmi formativi E.C.M. [Educazione Continua
in Medicina].
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