L’economista risponde: I principali cambiamenti previsti dalla finanziaria 2007
di Antonio Di Majo
Innanzitutto
da un punto di vista tecnico-giuridico la legge di quest’anno
è stata condizionata dalla necessità di ridurre il
disavanzo pubblico, sia per ragioni legate all’appartenenza
alla Unione europea, sia a causa dell’esistenza dell’ingente
debito pubblico accumulato nei decenni scorsi. Di conseguenza maggiori
entrate del bilancio pubblico per circa 15 miliardi di euro sono
necessarie per portare il deficit al di sotto del 3 % del prodotto
complessivo; ma il governo ha deciso di muovere risorse per un ammontare
molto superiore [circa 35 miliardi di euro], proprio perchè
la finanziaria è l’occasione più sicura [forse
unica] per ottenere l’approvazione di molte altre decisioni
politiche. Lo spazio non consente un esame esauriente della legge;
mi limiterò a qualche considerazione sulla sua parte tributaria
. Anzitutto sono state modificate le aliquote dell’imposta
sul reddito delle persone fisiche: per ottenere un maggior gettito,
in media il prelievo è stato sensibilmente aumentato, ma
non uniformemente. I redditi minori vengono nel complesso leggermente
sgravati, mentre quelli maggiori sono tassati più pesantemente.
In realtà la situazione per i contribuenti è peggiore
di quanto appare, perché la simultanea riduzione dei trasferimenti
dello Stato a Regioni e Comuni ha costretto questi ad aumentare
le sovrimposte [impropriamente definite addizionali] sui redditi
dei cittadini, con la conseguenza che l’aggravio fiscale per
quasi tutti i contribuenti è molto consistente e tale da
portare il prelievo sui redditi dichiarati ai livelli massimi in
Europa. Naturalmente l’esistenza di un’evasione di massa
rende ancor più sperequati questi aumenti che operano interamente
solo se i redditi dichiarati coincidono con quelli effettivi.
La lotta all’evasione dovrebbe, nelle previsioni del governo,
fornire circa 8 miliardi di euro al bilancio pubblico, ma la finanziaria
concretizza questa previsione solo nella periodicità e nelle
modalità di revisione degli studi di settore [che regolano
la tassazione, di fatto forfettaria, di un ampio numero di contribuenti]
da avviare con procedure così complesse da rendere sopravvalutate
le maggiori entrate..
Un elemento centrale della manovra è rappresentato dalla
riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale”. Si tratta
in realtà di uno sgravio dell’Imposta regionale sulle
attività produttive [Irap], attuato mediante una riduzione
dell’imponibile [di 5000 euro, 10000 nel Mezzogiorno] per
ogni nuovo occupato nell’impresa del contribuente. A parte
l’opportunità di stravolgere la logica dell’Irap,
queste modifiche comportano una perdita del gettito destinato dalle
Regioni alla copertura della spesa sanitaria, per cui molte di esse
hanno provveduto ad elevare l’ aliquota dell’Irap [
azione ora permessa dalla stessa legge finanziaria], più
che compensando la diminuzione decisa dallo Stato! Come si vede
non mancano contraddizioni nelle decisioni di Finanza pubblica.
Di entità rilevante è anche la nuova regolamentazione
del TFR; per tutte le imprese private con più di 50 dipendenti,
il TFR di nuova maturazione, non destinato ai fondi di previdenza
complementare, dovrà essere versato in un Fondo presso la
Tesoreria Centrale dello Stato [con un ruolo di gestione attribuito
all’ Inps]. Le imprese perdono una conveniente fonte di autofinanziamento
e, per questo, verranno compensate con un credito ai fini dell’imposta
sui profitti. Le imprese con meno di 50 dipendenti potranno, invece,
continuare ad autofinanziarsi con il TFR dei dipendenti. Le perplessità
riguardano anzitutto la inopportunità di aggiungere, alle
esistenti, altre “soglie” dimensionali che rendono conveniente
il frazionamento delle imprese; inoltre le compensazioni previste
rischiano di essere considerate dall’Unione europea “aiuti
di stato” illegali, ciò potrebbe vanificare una parte
importante della legge [che prevede un utilizzo dei fondi del TFR
versati in Tesoreria per attuare investimenti pubblici]. Altri aiuti
in forma di agevolazioni tributarie sono previsti [credito di imposta
per investimenti nel Mezzogiorno, per quelli in ricerca,ecc.], ma
ben ventinove disposizioni della finanziaria potrbbero essere rese
inefficaci in quanto “aiuti di stato”.
Si deve rimandare ad altra occasione l’analisi di altri aspetti
della manovra impostata con la finanziaria. In sintesi a me pare
che i suoi contenuti, oltre ad essere discutibili [com’è
giusto che sia per la diversità di interessi e di opinioni
coinvolti], appaiono spesso contraddittori, e quindi di efficacia
incerta; lo sforzo richiesto ai contribuenti, destinato sia alla
riduzione dei disavanzi sia alla riallocazione di risorse, resta
comunque ingente.
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