La
riabilitazione fissa tramite impianti osteo-integrati
di Ernesto Iusi, Eugenio Raimondo, Luigi Biancolella e Alberto Villarosa
Introduzione
A partire dagli anni ottanta, la riabilitazione protesica tramite
impianti osteo-integrati è diventata una possibilità
terapeutica sempre più percorsa dall’odontoiatra è
sempre più richiesta dal paziente. Le percentuali di successo
hanno raggiunto valori sempre più alti con studi che indicano
dati che vanno dal 95,5% al 100%. I requisiti per il successo implantare
includono una attenta selezione del paziente, una procedura chirurgica
eseguita in perfetta sterilità e che permetta di ottenere
la stabilità primaria dell’impianto al momento del
posizionamento nel comparto osseo.
Oggi la riabilitazione implantare permette di risolvere rapidamente
e in maniera estremamente soddisfacente per il paziente, casi di
edentulia totale e parziale altrimenti risolvibili con manufatti
protesici rimovibili non sempre accettati dal paziente.
La riabilitazione totale delle arcate dentarie con l’uso degli
impianti osteo-integrati può essere ottenuta in due modi
differenti:
-
Riabilitazione mobile.
Si ottiene con un overdenture su impianti, cioè un manufatto
protesico rimovibile che si abbottona su degli attacchi posizionati
sugli impianti endo-ossei.
I vantaggi di questa metodica comprendono l’uso di un
numero limitato di impianti [generalmente da 4 a 6] la possibilità
di avere una protesi totale assolutamente stabile e dalle dimensioni
notevolmente ridotte per una più facile sopportabilità.
-
Riabilitazione fissa.
In questo caso si realizzano delle capsule in lega aurea-porcellana
che vengono cementate in modo definitivo sugli impianti endo-ossei
che devono essere in numero adeguato [almeno 8 impianti]. Il
vantaggio è indubbiamente quello di avere una riabilitazione
fissa. Da pochi anni, precisamente dal 1998, sempre nell’ambito
della riabilitazione fissa, è stata introdotta una nuova
tecnica che sfruttando la tecnologia CAD/CAM permette di ottenere
per fusione una struttura unica di titanio perfettamente adattabile
sugli impianti sottostanti. Nell’ambito di questo lavoro
abbiamo esposto un caso di riabilitazione protesica fissa sfruttando
la tecnologia CAD/CAM.
Presentazione del caso
Paziente di sesso femminile di anni 43. Si presentava alla nostra
osservazione dopo una lunga storia odontoiatrica senza risolvere
in maniera definitiva e soddisfacente il suo problema. La paziente
mostrava un’edentulia parziale inferiore con gli elementi
residui gravemente compromessi e persistenza in sede endo-ossea
di frammenti di impianti precedentemente utilizzati da altri operatori.
La paziente, dopo attenta anamnesi, si mostrava in buone condizioni
di salute generale [foto 1].
Piano terapeutico
In accordo con le esigenze della paziente, si è deciso di
procedere con l’estrazione di tutti gli elementi residui e
dei frammenti degli impianti precedentemente inseriti. Sarebbero
stati inseriti successivamente 4 impianti atti a supportare un manufatto
protesico rimovibile abbottonato. Il numero degli impianti si addiceva
perfettamente con l’applicazione di una overdenture [cioè
una protesi totale] ancorata ad una barra metallica fissata sugli
impianti stessi come inizialmente stabilito con il consenso della
paziente stessa.
Fase chirurgica
Dopo aver proceduta all’estrazione degli elementi dentali
e alla rimozione dei residui implantari, si è pulito accuratamente
l’alveolo e sono stati applicati 4 impianti Replace Tapered
[Nobel Biocare] nella regione parasinfisaria. Si decideva di lasciare
sommersi gli impianti e di utilizzare come protesi provvisoria la
vecchia protesi mobile inferiore della paziente, naturalmente, modificata.
Si aspettavano quattro mesi per favorire una buona osteo-integrazione
degli impianti, così come suggerisce buona parte della letteratura
scientifica al riguardo. [foto 2].
Nuovo piano terapeutico
Durante lo sviluppo del lavoro, la paziente mostrava, però,
sempre più perplessità in merito all’utilizzo
di una protesi rimovibile, in virtù soprattutto della giovane
età.
Si decideva, pertanto, di variare il piano terapeutico utilizzando
lo stesso numero degli impianti per una riabilitazione fissa.
Fase protesica finale
Dopo 4 mesi si procedeva alla scopertura degli impianti e per venire
incontro alla nuova richiesta della paziente si prendeva un’impronta
definitiva con dei transfert da impronta direttamente connessi agli
impianti che permettono di riprodurre in maniera estremamente fedele
la posizione degli impianti in laboratorio. Prima di procedere alla
rilevazione delle impronte, si univano i monconi da impronta con
resina [Dura Lay] in modo da fissarli gli uni agli altri evitando
distorsioni. [foto3 e foto 4].
![cesto di frutta](/img/imm%20N16/12-1.jpg)
L’impronta viene sviluppata e il modello ottenuto inviato
alla sede centrale della Nobel Biocare, in Svezia, la quale valuta
se il numero degli impianti è sufficiente a supportare un
manufatto protesico fisso, avendo previsto inizialmente di applicare
una protesi totale che, come già detto, richiede un numero
minore di impianti. [foto 5].
La casa produttrice degli impianti, utilizzando la tecnologia CAD/CAM
[un particolare software di scansione] procedeva alla realizzazione
per fusione di una struttura di Titanio, ricavata da un unico blocco.
La struttura si estendeva per un centimetro distalmente oltre il
limite stesso degli impianti sia nel quadrante di destra che in
quello di sinistra. [foto 6 e foto 7].
![cesto di frutta](/img/imm%20N16/12-2.jpg)
La struttura così realizzata ci veniva inviata e veniva fissata
sugli impianti, mostrando un adattamento perfetto. [foto 8 ].
Sulla struttura in Titanio, il nostro laboratorio, realizza una
ceramizzazione del bordo inferiore con ceramica rosa per mimetizzare
la gengiva. [foto 9 e foto 10].
![cesto di frutta](/img/imm%20N16/13-1.jpg) Successivamente
sulla parte coronale della struttura in titanio, viene realizzata
una sovrastruttura in lega aurea. Si procede successivamente alla
ceramizzazione della sovrastruttura ottenendo 11 capsule in lega
aurea- porcellana che permettono di avere un’estensione dell’arcata
dentaria inferiore dall’elemento 35 all’elemento 46
con un risultato assolutamente soddisfacente per il paziente sia
dal punto di vista estetico che funzionale. Il manufatto protesico
viene fissato alla struttura in Titanio sia con tecnica avvitata
che cementata. [foto 11].
![cesto di frutta](/img/imm%20N16/13-2.jpg)
Conclusioni
La realizzazione di una barra unica di titanio ottenuta per fusione,
permette di avere una struttura senza saldature, come invece hanno
quelle tradizionali, e quindi senza punti di possibili distorsioni.
La perfetta adattabilità della struttura sugli impianti permette,
inoltre, di evitare lo sviluppo di forze non correttamente dirette
lungo l’asse dell’impianto che potrebbero creare delle
sollecitazioni anomale con rischi per la stabilità endo-ossea
dell’impianto stesso. Oggi, sempre più studi dimostrano
come il carico immediato degli impianti non costituisca un rischio
per la loro stabilità e le percentuali di successo nei carichi
immediati sono molto vicine a quelle in cui il carico viene posticipato
al periodo di osteointegrazione. Questo in termini concreti si traduce
nella possibilità di eliminare i canonici tempi di attesa
di 4-6 mesi per l’osteointegrazione e addirittura di avere
nell’arco di 24-48 ore un primo manufatto protesico provvisorio
fissato sugli impianti.
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