Eutanasia:
Morte degna?
Larry McAffee era un giovane americano di 34 anni, affetto da quadriplegia a causa di un incidente, e bisognoso di continua attenzione medica. Stanco di vivere in questo modo dopo 5 anni, chiese e ottenne dalla Corte Suprema dello Stato di Georgia il permesso di non essere più alimentato per morire
di Emanuele Di Leo
A proposito del caso, il noto filosofo
Uberto Scarpelli scrisse: «Considerando lo stato di McAfee
sento-o,se si preferisce,non posso non sentire-una intensissima
simpatia, vicinanza e pietà per questo uomo al quale gli
è lasciato l’unico estremo atto degno,chiudere coraggiosamente
la propria esistenza. McAfee, solo a immaginarlo, mi è ben
caro e se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la
fine».
Nello
stesso tempo un’altra persona scrisse una lettera aperta al
giovane americano. Era Rosanna Benzi, da più di trenta anni
in un polmone di acciaio. Scriveva così: «Larry ascolta:
non staccare la spina». Gli diceva che capiva bene la sua
disperazione e si sentiva del tutto vicina a lui, ma sottolineava
la vita vale sempre la pena di essere vissuta, perché il
suo valore non sta in quello che possiamo fare con le mani ma in
quello che possiamo vivere dentro di noi.
Come emerge dal documento della Congregazione per la Dottrina della
Fede sull’eutanasia: «È importante oggi proteggere,
nel momento della morte, la dignità della persona umana e
la concezione cristiana della vita contro un tecnicismo che rischia
di divenire abusivo. Di fatto, alcuni parlano di “diritto
alla morte”, espressione che non designa il diritto di procurarsi
o farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire
in tutta serenità, con dignità umana e cristiana».
Dopo questa breve premessa, andrei a visualizzare e chiarire il
concetto di eutanasia. È noto che storicamente l’eutanasia
significava, in aderenza alla sua etimologia, una morte buona, una
morte dolce, senza sofferenze atroci.
Oggi però questo significato originario è abbandonato
e l’eutanasia è comunemente intesa come l’intervento
che sopprime, in modo indolore e in anticipo, la vita di malati
o inguaribili o in preda a dolori insopportabili od ormai prossimi
a morire, e di persone irrimediabilmente inefficienti e/o sofferenti,
allo scopo di non farli soffrire. Quindi l’eutanasia è
l’uccisione intenzionale, attuata con metodi indolori, per
pietà.
Riassumendo l’atto eutanasico, consisterebbe nel cambiare
il tipo di morte, procurando una morte pacifica al posto di una
morte terribile. Analizzando profondamente questo comportamento,
si percepisce che si tratta di procurare questa morte per evitare
quella; anziché una morte di sofferenza, l’altra più
serena. Ma l’atto di morire è un atto istantaneo. La
morte o c’è o non c’è, o meglio, esiste
la persona viva o non esiste, o essa è vivente o non è
più vivente.
Quando si pensa a procurare la morte, la scelta è tra far
morire o lasciare vivere sino al momento in cui il soggetto non
vive più. È una scelta che ha come oggetto il non
fare più vivere questa persona perché si preferisce
che muoia al fatto che essa continui a vivere soffrendo.
Dunque, in realtà è una decisione libera per la morte,
contro la vita: si procura la morte per evitare ogni dolore.
Quello che si evita non è una morte diversa, si evita invece
la sofferenza che il soggetto sperimenta fino alla morte; e la si
evita causando la sua morte.
Si può, quindi, ammettere che l’eutanasia sia una “morte
degna”?
L’atto eutanasico viene presentato, tal volta, come morte
degna in quanto espressione di una “scelta libera”.
La morte, quindi, viene procurata come opzione libera dell’individuo
a delineare l’eutanasia come qualcosa di degno e rispettabile.
In realtà, bisogna ricordare che non è la libertà
che costituisce la dignità dei nostri comportamenti, anche
se oggi, nella nostra cultura sembrerebbe così: l’agire
liberamente viene identificato con l’agire con dignità.
Non è però la libertà che dà la dignità
al comportamento umano. È vero sì che l’atto
può essere degno della persona solo se è un atto umano,
cioè libero. Ma non sempre è degno ciò che
è libero; vi sono tanti comportamenti che sono liberi e non
sono degni della persona, -né della persona su cui si agisce,
né della persona che agisce-. Esistono azioni libere indegne
della persona umana.
Ad esempio: ci sono due uomini che compiono un atto di stupro nei
confronti di una donna, comportamento indegno per la donna ma anche
dell’uomo. Uno dei due è malato mentale mentre l’altro
ha compiuto quell’azione liberamente, con coscienza e piena
autonomia. Quale dei due atti si ritiene sia più indegno?
Ovviamente il secondo, proprio perché il soggetto in questione
è più libero. La libertà quindi, non dà
la dignità alle proprie azioni. Bensì, dà la
possibilità di agire in modo degno o non degno.
Dunque, l’equivalenza «morte degna uguale eutanasia»,
perché scelta libera, è falsa. Infatti, se un soggetto
chiedesse insistentemente di essere torturato, questa opzione non
sarebbe opzione degna, né rispetterebbe la sua dignità,
anche se la richiesta fosse del tutto libera.
La vita è un bene indisponibile non solo riguardo alla vita
altrui, ma prima di tutto riguardo alla propria vita, perché
essa non è un “qualcosa”. “La vita non
è un oggetto. Essa è, come afferma Aristotele, «l’essere
di ciò che vive». Di per sé non esiste la vita;
esiste l’essere vivente.
Questo significa che il soggetto non possiede una vita di cui poter
disporre. Dunque togliergli la vita è annullarlo come soggetto.
Ora se il soggetto crede di avere una dignità in quanto persona
e desidera che gli altri la rispettino, questo è perché
“egli è degno” e non perché gli altri
debbano rispettare una dignità che non c’è:
sono degno di rispetto in quanto persona e perciò esigo dagli
altri rispetto.
E allora se sono degno, sono degno anche per me stesso e quindi
mi devo rispettare. Un’opzione volontaria, cosciente, libera
di suicidio, di eutanasia, è un insulto alla propria dignità.
Pertanto, l’eutanasia, nel senso attuale dato alla parola,
è un insulto alla dignità della persona.
Concludendo, Larry McAffee, dopo aver ottenuto dalla Corte Suprema
dello Stato di Georgia, il permesso di lasciarsi morire, ha cambiato
idea dopo aver parlato con alcune persone che rappresentavano la
visione espressa nella sua lettera da Rosanna Benzi. Ha imparato
ad usare un computer speciale ed è diventato ingegnere. Se
U. Scarpelli avesse fatto ciò che diceva nel suo testo [«...
se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine»]
forse non ci sarebbe più. Questa è la differenza radicale,
anche nei fatti e nelle conseguenze, di due diverse visioni della
vita dell’uomo.
BIOETICA SCIENZA DELLA VITA
L’accentrato sviluppo della tecnologia e della ricerca scientifica,
specialmente della biologia molecolare e della medicina e le sue
diverse applicazioni sull’uomo, aprono un orizzonte di speranza,
ma suscitano anche nuove sfide etiche gravi ed urgenti. Il mondo
della salute, della scienza, della famiglia, il mondo del diritto
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riflessione scientifica ed etica. L’Ateneo Pontificio, Regina
Apostolorum, fondato nel 1993, dalla congregazione dei Legionari
di Cristo, nasce con l’intento di fornire una formazione accademica
rigorosa, strutturata ed integrale, a tutti i futuri professionisti,
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Bioetica, unica al mondo venne istituita il 21 Maggio del 2001 ed
ora è divenuta uno dei punti di riferimento formativo del
mondo bioetico. Essa, in particolare, ha lo scopo di formare bioeticisti
professionali, ponendoli in condizione d’intervenire con competenza,
di fronte ai numerosi e complessi problemi etici che sorgono continuamente
nel campo delle scienze biomediche e biologiche, compromettendo
il rispetto della dignità umana e la difesa della vita di
ogni individuo, dal suo concepimento fino alla morte naturale. Per
la società di oggi e per quella del domani, acquisire le
conoscenze fondamentali per affrontare e valutare i costanti sviluppi
scientifici, tecnologici, giuridici e politici che ogni giorno ci
vengono presentati dal mondo bioscientifico, genetico e ecologico,
è di fondamentale importanza per indirizzare lo sviluppo
della società nel rispetto della dignità umana. Questo
è il servizio che la facoltà di Bioetica , offre all’intera
collettività.
PER INFO: EMMANUELE DI LEO
DIR. PROMOZIONE FACOLTÀ DI BIOETICA
ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM
VIA DEGLI ALDOBRANDESCHI, 190
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