MTM n°16
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 6 - Numero 1 - dic/mar 2007
Bioetica
 



Emanuele Di Leo
Dir. Promozione Facoltà di Bioetica Ateneo Pontificio Regina Apostolorum


Anno 6 - Numero 1
dic/mar 2007

 

Rosanna Benzi gli diceva che capiva bene la sua disperazione, ma sottolineava che la vita vale sempre la pena di essere vissuta


La libertà non dà la dignità alle proprie azioni. Bensì, dà la possibilità di agire in modo degno o non degno




Eutanasia: Morte degna?
Larry McAffee era un giovane americano di 34 anni, affetto da quadriplegia a causa di un incidente, e bisognoso di continua attenzione medica. Stanco di vivere in questo modo dopo 5 anni, chiese e ottenne dalla Corte Suprema dello Stato di Georgia il permesso di non essere più alimentato per morire
di Emanuele Di Leo

A proposito del caso, il noto filosofo Uberto Scarpelli scrisse: «Considerando lo stato di McAfee sento-o,se si preferisce,non posso non sentire-una intensissima simpatia, vicinanza e pietà per questo uomo al quale gli è lasciato l’unico estremo atto degno,chiudere coraggiosamente la propria esistenza. McAfee, solo a immaginarlo, mi è ben caro e se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine».

Ateneo Pontificio Regina ApostolorumNello stesso tempo un’altra persona scrisse una lettera aperta al giovane americano. Era Rosanna Benzi, da più di trenta anni in un polmone di acciaio. Scriveva così: «Larry ascolta: non staccare la spina». Gli diceva che capiva bene la sua disperazione e si sentiva del tutto vicina a lui, ma sottolineava la vita vale sempre la pena di essere vissuta, perché il suo valore non sta in quello che possiamo fare con le mani ma in quello che possiamo vivere dentro di noi.
Come emerge dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’eutanasia: «È importante oggi proteggere, nel momento della morte, la dignità della persona umana e la concezione cristiana della vita contro un tecnicismo che rischia di divenire abusivo. Di fatto, alcuni parlano di “diritto alla morte”, espressione che non designa il diritto di procurarsi o farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana».

Dopo questa breve premessa, andrei a visualizzare e chiarire il concetto di eutanasia. È noto che storicamente l’eutanasia significava, in aderenza alla sua etimologia, una morte buona, una morte dolce, senza sofferenze atroci.
Oggi però questo significato originario è abbandonato e l’eutanasia è comunemente intesa come l’intervento che sopprime, in modo indolore e in anticipo, la vita di malati o inguaribili o in preda a dolori insopportabili od ormai prossimi a morire, e di persone irrimediabilmente inefficienti e/o sofferenti, allo scopo di non farli soffrire. Quindi l’eutanasia è l’uccisione intenzionale, attuata con metodi indolori, per pietà.
Riassumendo l’atto eutanasico, consisterebbe nel cambiare il tipo di morte, procurando una morte pacifica al posto di una morte terribile. Analizzando profondamente questo comportamento, si percepisce che si tratta di procurare questa morte per evitare quella; anziché una morte di sofferenza, l’altra più serena. Ma l’atto di morire è un atto istantaneo. La morte o c’è o non c’è, o meglio, esiste la persona viva o non esiste, o essa è vivente o non è più vivente.
Quando si pensa a procurare la morte, la scelta è tra far morire o lasciare vivere sino al momento in cui il soggetto non vive più. È una scelta che ha come oggetto il non fare più vivere questa persona perché si preferisce che muoia al fatto che essa continui a vivere soffrendo.
Dunque, in realtà è una decisione libera per la morte, contro la vita: si procura la morte per evitare ogni dolore.
Quello che si evita non è una morte diversa, si evita invece la sofferenza che il soggetto sperimenta fino alla morte; e la si evita causando la sua morte.

Si può, quindi, ammettere che l’eutanasia sia una “morte degna”?
L’atto eutanasico viene presentato, tal volta, come morte degna in quanto espressione di una “scelta libera”. La morte, quindi, viene procurata come opzione libera dell’individuo a delineare l’eutanasia come qualcosa di degno e rispettabile.
In realtà, bisogna ricordare che non è la libertà che costituisce la dignità dei nostri comportamenti, anche se oggi, nella nostra cultura sembrerebbe così: l’agire liberamente viene identificato con l’agire con dignità.
Non è però la libertà che dà la dignità al comportamento umano. È vero sì che l’atto può essere degno della persona solo se è un atto umano, cioè libero. Ma non sempre è degno ciò che è libero; vi sono tanti comportamenti che sono liberi e non sono degni della persona, -né della persona su cui si agisce, né della persona che agisce-. Esistono azioni libere indegne della persona umana.
Ad esempio: ci sono due uomini che compiono un atto di stupro nei confronti di una donna, comportamento indegno per la donna ma anche dell’uomo. Uno dei due è malato mentale mentre l’altro ha compiuto quell’azione liberamente, con coscienza e piena autonomia. Quale dei due atti si ritiene sia più indegno? Ovviamente il secondo, proprio perché il soggetto in questione è più libero. La libertà quindi, non dà la dignità alle proprie azioni. Bensì, dà la possibilità di agire in modo degno o non degno.
Dunque, l’equivalenza «morte degna uguale eutanasia», perché scelta libera, è falsa. Infatti, se un soggetto chiedesse insistentemente di essere torturato, questa opzione non sarebbe opzione degna, né rispetterebbe la sua dignità, anche se la richiesta fosse del tutto libera.
La vita è un bene indisponibile non solo riguardo alla vita altrui, ma prima di tutto riguardo alla propria vita, perché essa non è un “qualcosa”. “La vita non è un oggetto. Essa è, come afferma Aristotele, «l’essere di ciò che vive». Di per sé non esiste la vita; esiste l’essere vivente.
Questo significa che il soggetto non possiede una vita di cui poter disporre. Dunque togliergli la vita è annullarlo come soggetto. Ora se il soggetto crede di avere una dignità in quanto persona e desidera che gli altri la rispettino, questo è perché “egli è degno” e non perché gli altri debbano rispettare una dignità che non c’è: sono degno di rispetto in quanto persona e perciò esigo dagli altri rispetto.
E allora se sono degno, sono degno anche per me stesso e quindi mi devo rispettare. Un’opzione volontaria, cosciente, libera di suicidio, di eutanasia, è un insulto alla propria dignità. Pertanto, l’eutanasia, nel senso attuale dato alla parola, è un insulto alla dignità della persona.

Concludendo, Larry McAffee, dopo aver ottenuto dalla Corte Suprema dello Stato di Georgia, il permesso di lasciarsi morire, ha cambiato idea dopo aver parlato con alcune persone che rappresentavano la visione espressa nella sua lettera da Rosanna Benzi. Ha imparato ad usare un computer speciale ed è diventato ingegnere. Se U. Scarpelli avesse fatto ciò che diceva nel suo testo [«... se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine»] forse non ci sarebbe più. Questa è la differenza radicale, anche nei fatti e nelle conseguenze, di due diverse visioni della vita dell’uomo.


BIOETICA SCIENZA DELLA VITA
L’accentrato sviluppo della tecnologia e della ricerca scientifica, specialmente della biologia molecolare e della medicina e le sue diverse applicazioni sull’uomo, aprono un orizzonte di speranza, ma suscitano anche nuove sfide etiche gravi ed urgenti. Il mondo della salute, della scienza, della famiglia, il mondo del diritto e della politica hanno bisogno di criteri sicuri e di una accurata riflessione scientifica ed etica.
L’Ateneo Pontificio, Regina Apostolorum, fondato nel 1993, dalla congregazione dei Legionari di Cristo, nasce con l’intento di fornire una formazione accademica rigorosa, strutturata ed integrale, a tutti i futuri professionisti, nonché apostoli del nuovo millennio. La facoltà di Bioetica, unica al mondo venne istituita il 21 Maggio del 2001 ed ora è divenuta uno dei punti di riferimento formativo del mondo bioetico. Essa, in particolare, ha lo scopo di formare bioeticisti professionali, ponendoli in condizione d’intervenire con competenza, di fronte ai numerosi e complessi problemi etici che sorgono continuamente nel campo delle scienze biomediche e biologiche, compromettendo il rispetto della dignità umana e la difesa della vita di ogni individuo, dal suo concepimento fino alla morte naturale.
Per la società di oggi e per quella del domani, acquisire le conoscenze fondamentali per affrontare e valutare i costanti sviluppi scientifici, tecnologici, giuridici e politici che ogni giorno ci vengono presentati dal mondo bioscientifico, genetico e ecologico, è di fondamentale importanza per indirizzare lo sviluppo della società nel rispetto della dignità umana. Questo è il servizio che la facoltà di Bioetica , offre all’intera collettività.


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