Ai confini della vita Il comunicato della corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro ci aiuta a riflettere
di Don Primo Martinuzzi
Carissimi amici e Colleghi,
Continuando a riportare anche in questo
numero le parti del documento sui valori
etici e irrinunciabili che i medici Cattolici
hanno insieme definito nel Convegno nazionale
dell’anno scorso, vorremmo parlare
del Comunicato della Corte di Cassazione
di Roma, piazza Cavour, che mercoledì
16 ottobre in una nota del Presidente
Vincenzo Carbone ha pubblicato la
decisione di annullare con rinvio il Decreto
con cui la Corte di Appello di Milano,
nel dicembre 2006, aveva respinto la richiesta
del padre di Eluana Englaro di interrompere
l’alimentazione artificiale che
tiene in vita la ragazza in coma dal 1992 a
seguito di un incidente stradale. La Corte
di Cassazione, pur ammettendo in questa
nota, la prevalenza del diritto alla vita e che
l’idratazione e l’alimentazione non costituiscono
accanimento terapeutico, il giudice
può autorizzarne l’interruzione nel
caso si diano allo stesso tempo due circostanze:
la condizione di stato vegetativo
del paziente sia giudicata irreversibile “secondo
standard scientifici internazionalmente
riconosciuti” e sia univocamente
accertato, sulla base del vissuto del paziente,
dei suoi convincimenti etici e religiosi,
che egli non avrebbe prestato il suo
consenso alla continuazione del trattamento”.
Ma il Presidente dell’Associazione
ANESTESISTI RIANIMATORI OSPEDALIERI ITALIANI
[AAROI] ha dichiarato: «non esistono criteri
precisi per accertare con sicurezza
quando si verifica uno stato vegetativo irreversibile
». Appare di difficile decifrazione
anche la seconda condizione richiesta:
la volontà manifestata della ragazza sulla
continuazione delle terapie quando era
cosciente. Difficile perché nulla assicura
che coincida con i suoi attuali desideri. Il
geriatra Giovanni Battista Guizzetti che da
11 anni dirige il Reparto Stati vegetativi
dell’Istituto Don Orione di Bergamo, ha
dichiarato: «i familiari spesso non sanno
dove far assistere i loro parenti in stato vegetativo:
garantire questo diritto mi sembra
prioritario». Un altro aspetto fondamentale
è quello del trattamento del dolore.
Dice il documento succitato dei Medici
Cattolici:
DOLORE
Per gli inguaribili e per gli ammalati con patologie
croniche degenerative, dolorose,
con tumori in fase terminale, ecc., noi sollecitiamo
l’attenzione costante da parte della
società, delle strutture sanitarie, della famiglia,
dei medici e di tutti i professionisti
della salute. Occorre facilitare l’accesso ai
farmaci antidolorifici di nuova generazione
o all’utilizzo di cure palliative che allevino la
continua costante sofferenza. Gli amici e la
comunità umana, manifestino sensibilità
verso questi ammalati e si prodighino nel
non emarginarli: a volte un sorriso, un bacio,
una carezza, una visita gradevole, l’ascolto,
il distogliere la loro mente con una parola amica, può rendere meno cupo e sordo il loro
dolore. Peculiare sostegno concreto umano
e psicologico va dato alle famiglie che vivono
questa situazione. Nella sofferenza,
quando l’uomo incontra sé stesso chiamato
alla dura prova della malattia, si vengono
a determinare relazioni umane molto particolari
in cui emergono coraggio e forza di
volontà da parte dei sofferenti ma anche
dell’operatore sanitario, con un’autentica
reciproca riscoperta di umanità.
Il dolore cronico da barriera può diventare
ponte tra due persone: il medico teso per
formazione e finalità a sconfiggere il dolore,
il malato ad attendere con ansia e timore atti
umani e gesti di condivisione.
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