Adozioni
Bambini senza famiglia da un lato
e famiglie senza bambini dall’altro:
non è facile trovare
una soluzione razionale
di Enrico Pugliese
Sono sempre più frequenti i casi di famiglie disperate
perché non riescono a condurre in
porto il loro progetto generico o specifico di
adozione: ci sono persone che aspettano da
anni che si possa concretizzare la loro richiesta
di adozione per la quale hanno iniziato
una pratica per la quale si sono scontrati
con una complessa, e all’apparenza irrazionale,
burocrazia.
La richiesta di documentazione e le prove di
effettiva capacità di assumere le responsabilità
genitoriali sono estremamente complicate.
A volte si ha l’impressione della presenza
di un crudele quanto burocratico accanimento
delle istituzioni nei confronti di
potenziali genitori adottivi con grave danno
per i potenziali adottati. Il tutto naturalmente
si complica quando, e si tratta della
maggior parte dei casi, i genitori appartengono
a paesi del Primo Mondo e i bambini
da adottare a paesi del Sud del Mondo. E, con
riferimento specifico all’oggi, nella maggior
parte dei casi i bambini vengono dai paesi
dell’Europa dell’Est.
Ci si chiede a volte il perché di tanto accanimento
e sono note le sofferenze di molti potenziali
genitori che non riescono a raggiungere
il loro scopo, con il processo di adozione
bloccato già in partenza, oppure casi
in cui tutto si sposta nel tempo in maniera
incomprensibile talché -mi riferisco a casi
noti, e sono più d’uno- il bambino cresce
nell’orfanotrofio ucraino o bielorusso passando
solo brevi vacanze con la famiglia o
con la persona che intende adottarla. Ciò per
non parlare del blocco delle vacanze che rende
questa possibilità ancora più remota.
Questo fatto ha determinato reazioni disperate
-comprensibili ma non per questo opportune-
da parte di famiglie che hanno
compiuto gesti clamorosi. Al che, come era
prevedibile, sono seguite reazioni difensive
di stampo nazionalistico da parte delle istituzioni
dei paesi di provenienza. Insomma il
quadro è piuttosto preoccupante. E le vie di
uscita non sono semplici.
Alla irrazionalità palese dell’esistenza di
bambini senza famiglia da un lato e di famiglie [la famiglia può essere composta anche
da una sola persona] dall’altro non è facile
trovare una soluzione razionale: le adozioni
non hanno un automatico successo. I problemi
possono cominciare da molto presto,
oppure possono verificarsi a scoppio ritardato
magari dopo una infanzia felice, o almeno
all’apparenza tale.
Dare consigli o suggerimenti in questo campo
non è facile. Si tratta di agire a livello istituzionale
ma anche a livello culturale e psicologico.
Tutto ciò con l’aggravante del fatto
che spesso nell’operazione rientrano anche
i rapporti tra stati. Ciò che si può raccomandare
agli aspiranti genitori è un raffreddamento
dell’entusiasmo e la presa di coscienza
preventiva che dei problemi si potranno
determinare.
In termini meno drammatici si pone invece
la problematica dell’affidamento, che spesso
ha rappresentato una fase propedeutica
per l’adozione. In molti casi l’affidamento ha
rappresentato un momento di confronto
molto interessante con una sorta di superamento
della genitorialità esclusiva e con la
possibilità di molteplici punti di riferimento
[naturalmente con ruoli diversi] per i bambini.
Ma anche in questo caso le cautele preventive
devono essere molte. E ciò, come si
dice, nel “superiore interesse” di minore.
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