MTM n°22
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 8 - Numero 1 - gen/apr 2009
Dibattito - adozioni
 


Enrico Pugliese
Enrico Pugliese
Professore ordinario di Sociologia all’Università di Napoli Federico II


Anno 8 - Numero 1
gen/apr 2009

 

Dare consigli o suggerimenti in questo campo non è facile. Si tratta di agire a livello istituzionale ma anche a livello culturale e psicologico. Tutto ciò con l’aggravante che spesso nell’operazione rientrano anche i rapporti tra Stati




Adozioni
Bambini senza famiglia da un lato e famiglie senza bambini dall’altro: non è facile trovare una soluzione razionale
di Enrico Pugliese

maniSono sempre più frequenti i casi di famiglie disperate perché non riescono a condurre in porto il loro progetto generico o specifico di adozione: ci sono persone che aspettano da anni che si possa concretizzare la loro richiesta di adozione per la quale hanno iniziato una pratica per la quale si sono scontrati con una complessa, e all’apparenza irrazionale, burocrazia.
La richiesta di documentazione e le prove di effettiva capacità di assumere le responsabilità genitoriali sono estremamente complicate. A volte si ha l’impressione della presenza di un crudele quanto burocratico accanimento delle istituzioni nei confronti di potenziali genitori adottivi con grave danno per i potenziali adottati. Il tutto naturalmente si complica quando, e si tratta della maggior parte dei casi, i genitori appartengono a paesi del Primo Mondo e i bambini da adottare a paesi del Sud del Mondo. E, con riferimento specifico all’oggi, nella maggior parte dei casi i bambini vengono dai paesi dell’Europa dell’Est.
Ci si chiede a volte il perché di tanto accanimento e sono note le sofferenze di molti potenziali genitori che non riescono a raggiungere il loro scopo, con il processo di adozione bloccato già in partenza, oppure casi in cui tutto si sposta nel tempo in maniera incomprensibile talché -mi riferisco a casi noti, e sono più d’uno- il bambino cresce nell’orfanotrofio ucraino o bielorusso passando solo brevi vacanze con la famiglia o con la persona che intende adottarla. Ciò per non parlare del blocco delle vacanze che rende questa possibilità ancora più remota. Questo fatto ha determinato reazioni disperate -comprensibili ma non per questo opportune- da parte di famiglie che hanno compiuto gesti clamorosi. Al che, come era prevedibile, sono seguite reazioni difensive di stampo nazionalistico da parte delle istituzioni dei paesi di provenienza. Insomma il quadro è piuttosto preoccupante. E le vie di uscita non sono semplici.
Alla irrazionalità palese dell’esistenza di bambini senza famiglia da un lato e di famiglie [la famiglia può essere composta anche da una sola persona] dall’altro non è facile trovare una soluzione razionale: le adozioni non hanno un automatico successo. I problemi possono cominciare da molto presto, oppure possono verificarsi a scoppio ritardato magari dopo una infanzia felice, o almeno all’apparenza tale.
Dare consigli o suggerimenti in questo campo non è facile. Si tratta di agire a livello istituzionale ma anche a livello culturale e psicologico. Tutto ciò con l’aggravante del fatto che spesso nell’operazione rientrano anche i rapporti tra stati. Ciò che si può raccomandare agli aspiranti genitori è un raffreddamento dell’entusiasmo e la presa di coscienza preventiva che dei problemi si potranno determinare.
In termini meno drammatici si pone invece la problematica dell’affidamento, che spesso ha rappresentato una fase propedeutica per l’adozione. In molti casi l’affidamento ha rappresentato un momento di confronto molto interessante con una sorta di superamento della genitorialità esclusiva e con la possibilità di molteplici punti di riferimento [naturalmente con ruoli diversi] per i bambini. Ma anche in questo caso le cautele preventive devono essere molte. E ciò, come si dice, nel “superiore interesse” di minore.