LA SFIDA DELL’ENERGIA IN UN MONDO INQUIETO
Il problema dell’energia è importante oggi e più importante sarà nel futuro, obbligandoci a prendere decisioni che potranno sconvolgere la nostra vita
del Professor G. Moncada Lo Giudice
Prendiamo in esame il problema dei
cambiamenti climatici, che interessa
sia la salute dell’uomo che
l’ambiente che ci circonda. Un
Istituto Scientifico Internazionale
[IPPC] ha dichiarato che l’aumento
di temperatura anomala
che si è verificato soprattutto
nell’ultimo secolo è dovuto all’aumento
abnorme di anidride
carbonica nella troposfera; ora tale
anomalia sarebbe causata per
il 90% dall’opera dell’uomo che
per far funzionare le proprie macchine, produrre
l’elettricità, riscaldare le case, etc. brucia
combustibili fossili [carbone, petrolio e
gas] producendo una grande quantità di anidride
carbonica. Questo modificherebbe l’equilibrio
della troposfera, aumentando il valore
del cosiddetto “effetto serra” [che restituisce
al pianeta parte dell’energia da lui reirraggiata
nell’universo], proprio per effetto
dell’anidride carbonica e di altri gas, quali per
esempio il metano che vengono appunto
chiamati “gas climalteranti” [GHG]. L’IPPC
prevede che in mancanza di interventi la temperatura
media della Terra potrebbe aumentare
a fine secolo anche di 4°C e ciò provocherebbe
lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento
dei mari, la desertificazione di intere
regioni ed altre sciagure.
Per il vero non tutti gli scienziati sono d’accordo
con queste previsioni catastrofiche e
con ragionamenti molto validi, che qui si ritiene
inutile riportare, contrastano queste
teorie. Una delle obiezioni fondamentali è
che è difficilissimo mettere a punto dei programmi
di calcolo numerici capaci di prevedere,
per le infinite variabili in gioco e per le
necessarie approssimazioni matematiche,
cosa succederà a fine secolo. Chi ha ragione?
Non è essendo climatologi non osiamo intervenire
nelle discussione ma vorremmo
comunque presentare alcune osservazioni
banali ed inoppugnabili:
- La popolazione del pianete cresce in modo
impressionante e verso il 2050 alcune
stime dicono che saremo tra i 9/10 miliardi
di individui [contro i 6,5/7 di oggi].
- I Paesi cosiddetti in via di sviluppo ad un
certo punto avranno diritto di svilupparsi
ai nostri livelli di qualità di vita [e quindi
con i relativi consumi]?
- Se le ipotesi sopraddette si realizzeranno
non potrà di conseguenza non esservi un
notevole aumento nella domanda di energia
[pensate solo, per esempio, a Cina, India
e Brasile]
- Se anche quest’ultima osservazione è vera
come produrre questo esubero di energia?
Si potrebbe essere tentati di rispondere:
bruciando più metano, petrolio o
carbone, ma la risposta è sbagliata.
Infatti i combustibili fossili sono destinati
inevitabilmente a finire. Quando? Non si sa
ed i tempi dati per l’esaurimento di tali risorse
sono tanti quante sono le persone che ne
scrivono. E allora c’è da domandarsi cosa fare.
Innanzitutto cercare di risparmiare energia
in ogni settore: civile, industriale ed agrario;
ma questo deve avvenire a livello planetario, cioè deve o dovrebbe coinvolgere la coscienza
e l’attività di tutti gli uomini. Risparmiare
significa prestare molta attenzione alle
proprie azioni e probabilmente modificare
anche alcuni modi di vita, nonché investire,
almeno per un lungo periodo di tempo
enorme somme di denaro. Ma non basta risparmiare,
occorre reperire altre risorse, altri
“combustibili puliti” quali? Prima di tutto le
cosiddette “energie rinnovabili”: idroelettrica
[già ampiamente sfruttata], solare, eolica,
delle maree, geotermica e, forzando un po’ la
definizione le biomasse. Purtroppo sono
energie che richiedono nella maggior parte
dei casi forti investimenti iniziali [con conseguente
necessità di interventi statali di sussidio]
ed una ricerca scientifica non ancora
completata. James Lovelock, l’inventore di
Gaia, per anni vessillo del mondo ambientalista
dice oggi che “esse non sono e probabilmente
non potranno mai essere da sole a risolvere
il problema energetico”. Più recentemente
[2008] Peter Lynch, ricercatore del
MIT, ha ribadito lo stesso concetto. E ecco
quindi rispuntare il tanto vituperato nucleare,
oggi alla “IV generazione” dei reattori con
coefficiente di sicurezza intrinseca quasi totale.
In un futuro più o meno prossimo, possiamo
sperare anche nella “fusione nucleare”
[sono in atto studi di consorzi scientifici internazionali]
all’utilizzo diffuso del “vettore
idrogeno”, alle centrali chiamate a “carbone
pulito”, ai biocombustibili, etc. I fattori che
possono contrastare o ritardare queste indispensabili
azioni sono: la crisi finanziaria
mondiale che ci ha colpito, il rinascere di nazionalismi
che sembravano sopiti [anche in
sede UE], l’assurda lotta con il mondo islamico,
lo sviluppo economico abnorme di alcuni
Paesi, etc. L’idea di un nuovo ordine internazionale,
basato su una sincera collaborazione
collettiva, con un interscambio indispensabile
di culture diverse, per una lotta vera
ai cambiamenti climatici, negli
ultimi tempi sembra allontanarsi
più che consolidarsi. Comunque
non preoccupatevi
troppo perché queste possono
solo essere le fosche parole di un
vecchio professore in pensione.
Ciò può significare che allora
conviene non far niente nell’attesa
di vedere chi aveva ragione?
Niente affatto, ognuno laico o
credente che sia ha il dovere di fare
quello che può per il proprio
simile nel rispetto dell’ambiente, e con la speranza
di garantire un futuro decoroso ai proprio
figli.
“Salvate l’ambiente prima che sia troppo tardi”
ha chiesto Benedetto XVI ai giovani nel
raduno di Loreto, ma in ogni caso, e questo
vale anche per i laici, non scordate cosa ha
detto Mark Twain: “tra vent’anni non sarete
delusi delle cose che avete fatto ma di quelle
che non avete fatto”.
Per chiudere una nota di ottimismo, ricordiamo
che attualmente molti programmi
per la difesa dell’ambiente sono in corso ed
alcuni di essi con ottime prospettive.
Ma questa è un’altra storia.
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