a cura della Redazione
GAY SI NASCE O SI DIVENTA?
Omosessuali si nasce o si diventa? La questione non è da poco, visto
che la propensione per l’una o l’altra ipotesi porta automaticamente a
diversi, se non inconciliabili, modi di “trattare” - politicamente - i gay.
Tra i sostenitori della tesi ambientalista, secondo la quale si diventa gay
a seguito dell’esposizione all’ambiente sociale in cui si cresce e all’educazione,
si trovano parecchie persone che pensano che gli omosessuali
siano individui “cresciuti male”, se non da rieducare almeno
da impossibilitare ad ostentare la propria omosessualità, attraverso il
matrimonio, o a trasmetterla culturalmente, attraverso l’adozione. Tra i
sostenitori della tesi genetica, secondo la quale gay si nasce esattamente
come si nasce con i capelli rossi, è più frequente che si trovino
persone che pensano che gli omosessuali siano individui tali e quali
agli altri. A meno di non voler richiamare in campo la teoria eugenetica,
l’ipotesi della “causa genetica” dell’omosessualità ha il vantaggio
di evitare una colpevolizzazione: nessuno può infatti scegliere il proprio
corredo genetico. Nell'ultimo decennio, le tesi genetiche si sono
guadagnate sempre più credibilità grazie ad importanti scoperte. Come
quelle che riportano l’individuazione, in alcune regioni cromosomiche,
dei geni responsabili della trasmissione del carattere dell’omosessualità
[7q36, 8p12, 10q26, Xq28] o come la scoperta che un gruppo
di neuroni dell’ipotalamo [INAH- 3] tende ad essere più piccolo negli
omosessuali che negli eterosessuali, così come è più piccolo nelle
donne che negli uomini. Ora, a dare man forte alla posizione genetica
arriva una ricerca statunitense, subito raccontata dal New York Times.
La ricerca vede protagonisti due gemelli di sette anni, Patrick e Thomas,
stesso patrimonio genetico ma anche stessa educazione ed ambiente
sociale. Ciononostante, è facile osservare quanto siano diversi. Uno
risulta dolce sensibile ed effeminato, l’altro aggressivo e più impetuoso:
quando i gemelli avevano due anni, Patrick trovò nell’armadio le
scarpe della mamma e le indossò. A tre anni, mentre Thomas impugnava pistole giocattolo, Patrick diceva che il suo giocattolo preferito erano
le bambole Barbie. L’anno scorso, la maestra ha chiamato la madre
dei due gemelli per dirle che Patrick metteva a disagio i compagni
di classe perché insisteva nel dichiarare di essere una femmina, non
un maschio. Interpellato uno psicologo, la sua mamma ha scoperto che
tale comportamento ha un nome scientifico: “childhood gender nonconformity”
[Cgn], ossia un'infanzia non conforme al proprio sesso. Esistono
considerevoli ricerche del fenomeno, secondo le quali il 75 per
cento dei bambini affetti da “Cgn” diventano omosessuali, o bisessuali,
quando sono grandi. Se ciò è vero, tuttavia, perché un gemello ha tendenze
femminili e gay, mentre l'altro cresce eterosessuale? Freud sosteneva
che l’omosessualità deriva da fattori ambientali, dall’educazione
ricevuta dai genitori, da una madre troppo protettiva: ma nel caso dei
due gemelli, la madre e l'educazione ricevuta sono identici per entrambi.
Le teorie più recenti hanno dato invece maggior credito all’ipotesi opposta,
ossia a cause genetiche dell’omosessualità. Ma i gemellini Patrick
e Thomas hanno ricevuto lo stesso, identico patrimonio genetico.
E allora, perché hanno un diverso orientamento sessuale? La risposta
definitiva non è ancora arrivata, ma nuove prove stanno ulteriormente
rafforzando l'importanza di fattori genetici e biologici nello sviluppo
di una o dell’altra preferenza sessuale. La conoscenza scientifica in questo
campo farà comunque passi da gigante in poco tempo, grazie a uno
studio quinquennale condotto negli Stati Uniti su cinquemila fratelli, eterosessuali
e omosessuali, e a rivoluzionarie ricerche in Svezia, in Austria
e in altri paesi europei. Per quanto riguarda in particolare Patrick
e Thomas, l’opinione degli esperti è che la differenza sia nata nel ventre
materno, durante i nove mesi di gravidanza: quando Patrick potrebbe
avere vissuto uno stress pre-natale, a causa della sua posizione nell’utero,
del flusso di sangue che arrivava, o di altri fattori al di fuori del
controllo della mamma.
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