Paralimpiadi:
una prospettiva umana sul mondo dello sport
di Vito
Scalisi
Priva dei fasti che accompagnano
la sorella maggiore Olimpiade, le Paralimpiadi hanno comunque coinvolto
milioni di persone appassionate alle prestazioni degli atleti con
abilità differenti. I Giochi olimpici è vero sono
ancora oggi un’altra cosa: investimenti multimilionari e figli
degli sponsor che ne fanno da padroni nonché simbolo di un
patriottismo da reinventare e circoscrivere come in ogni epoca intessuta
da gravi tensioni internazionali. E allora cosa farne di una ennesima
edizione, la Xiiª per l’esattezza, dei giochi per disabili?
La medicina addetta alla creazione del superuomo robotizzato e dopizzato
prova un po’ di frustrazione nel dover osservare i propri
limiti e le proprie incertezze lì dove ancora oggi amputazioni,
cecità, sordità, paralisi, etc. roba d’altri
tempi insomma, appaiono fenomeni irrisolvibili accompagnati da profondi
traumi e difficili percorsi riabilitativi spesso in strutture, anch’esse,
da riabilitare. I media sembra abbiano compreso tale frustrazione
sino al punto da approdare ad un oscurantismo medievale. Mentre
la Rai, proprietaria dei diritti, pensa bene di affidare la gestione
della kermésse al neo digitale terrestre con un auditel esclusivo
ad appannaggio dell’on. Gasparri [unico in possesso oggi di
tale mezzo, ndr.], i Tg nazionali, che tanto spazio avevano affidato
alle splendide prestazioni degli atleti normodotati italiani ad
Atene, non sprecano una sola parola sulle 19 medaglie dei nostri
atleti paralimpici. Fuor di polemica, i Giochi per diversamente
abili hanno rappresentato un grande momento di espressione sportiva,
forse ancora l’unico non mercificato e denaturato dal business
globale. 4.000 atleti disabili provenienti da 130 Paesi e costituenti
ben 2000 squadre ufficiali si sono cimentati in 21 discipline ufficiali.
Numeri giusti di una competizione internazionale. I nostri atleti
sono stati impegnati in quasi tutte le discipline donandoci 4 splendide
medaglie d’oro. Per prima è arrivata quella della sirenetta
napoletana, Cerasuolo Immacolata, una farfalla d’oro nei 100m.
L’invincibile Alberto Pellegrini ha poi bissato con la Sciabola.
Fantastico il terzo oro di Paola Fantano nel tiro con l'arco. Ed
infine, ma non ultimo, l’oro di De Vidi nella Maratona in
carrozzina, a chiusura delle competizioni. Lo stesso Stefano Baldini,
vincitore della maratona olimpica di Atene 2004, si è poi
complimentato con Alvise. «Quando ti ho visto correre - gli
ha detto il maratoneta diversamente abile - ho cercato di studiare
ogni dettaglio dalle immagini della televisione e a dire il vero
le salite non mi erano sembrate così dure, invece in gara
credevo di morire». I nostri campioni ci regaleranno, c’è
da scommetterlo, tanti altri momenti d’oro proseguendo nella
lotta esistenziale e sociale contro gli innumerevoli ostacoli, a
volte invalicabili, costruiti dalle nostra società.
Storia
delle paralimpiadi
Individui affetti da paralisi spinale
traumatica sono stati i primi disabili a praticare un’attività
sportiva. Tale attività pionieristica ebbe origine in Gran
Bretagna, nell’ospedale di Stoke Mandeville [Aylesbury], non
lontano da Londra, grazie all’entusiastica opera di Sir Ludwig
Guttmann, neurochirurgo, direttore di quel centro di riabilitazione
motoria. Il centro fu aperto il 1 febbraio 1944, durante la seconda
guerra mondiale, ed i primi paraplegici a cimentarsi nelle varie
discipline sportive furono giovani di ambo i sessi appartenenti
alle forze armate britanniche, portatori di lesioni midollari per
cause belliche. L’iniziativa del Dr. Guttmann ebbe molto successo,
ed il 28 luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville
per atleti disabili, cui parteciparono sportivi handicappati ex
membri delle Forze Armate britanniche. Nel 1952 per la prima volta
i Giochi divennero internazionali, e nel 1960 si svolsero nel contesto
delle Olimpiadi di Roma. Era nata dunque la Federazione Internazionale
dei Giochi di Stoke Mandeville [ISMGF], che da allora indìce
annualmente una manifestazione sportiva comprendente vari sport,
come il nuoto, le corse, i lanci, il tiro con l’arco, la pallacanestro,
la scherma, il tennis-tavolo, il tiro a segno, le bocce. Nel 1964
vi fu un’Olimpiade per disabili a Tokio, con 390 partecipanti;
nel 1968 ben 750 atleti su sedia a rotelle presero parte ai Giochi
di Ramat Gan [Tel Aviv]. Nel 1972 i Giochi si svolsero ad Heidelberg
[Germania], ed i partecipanti furono più di 1.000. In occasione
dei Giochi Olimpici di Montreal del 1976 i Giochi per disabili ebbero
luogo a Toronto e per la prima volta vi parteciparono atleti membri
dell’ISOD. L’apoteosi del movimento sportivo per disabili
si ebbe nel 1988 a Seul [Corea del Sud], con una importante manifestazione
successiva alle Olimpiadi, durante la quale gareggiarono ben 3200
atleti provenienti da 65 Nazioni.
|