Speciale
L’altra medicina [2ª parte]
L'evidenza dell'atto medico
a cura di Laila Visentini
Prosegue il nostro viaggio nel mondo delle Medicine
Non Convenzionali [1ª parte uscita a giugno], questa volta
parleremo di: Omeopatia, Omotossicologia, Chiropratica e Osteopatia,
i loro meccanismi d’azione, per quali patologie vi si ricorre
più frequentemente. Ma i toni della querelle tra il mondo
della «medicina dell’evidenza» e quello delle
Medicine Non Convenzionali, in attesa dello status di «atto
medico», non si sono abbassati. Sul terreno delle professioni:
tutto sulle scuole, i corsi ed i percorsi di formazione per medici
ed operatori. Occhio, le MnC stanno guadagnando terreno ovunque.
Intervento
di Paolo Lucentini presidente omeoindustria
e-mail: omeoindustria@tin.it
Fin dal 1992, la direttiva europea
-conosciuta come 92/73/Cee - ha conferito a quelli omeopatici lo
«status» ufficiale di farmaci, assoggettandoli agli
stessi obblighi e regole delle specialità medicinali.
Le aziende italiane hanno accettato la sfida e si sono rapidamente
adeguate ai requisiti che le norme di buona fabbricazione dei medicinali,
vigenti in Europa, imponevano loro.
Lo standard produttivo si è, così, elevato tanto da
poter competere, in quanto a qualità, con quello dei medicinali
cosiddetti allopatici.
Ciò nonostante, le aziende omeopatiche sembrano trovare ostacoli
all’integrazione nei meccanismi di dialogo con le autorità
regolatorie e gli organismi scientifici con conseguente sensazione
di discriminazione, quanto meno culturale, da molti interpretata
come il fio da pagare per aver ottenuto «l’immeritato
riconoscimento giuridico».
Ed in tale ottica potrebbero interpretarsi, in Italia, la mozione
pungente del Comitato Nazionale per la Bioetica [Aprile 2004] nei
confronti delle medicine non convenzionali e recentissimamente,
in Francia -e con essa nel mondo- il giudizio dell’Accademia
di medicina che ha giudicato sorprendente la diffusione di medicinali
obsoleti e privi di fondamento scientifico come quelli omeopatici
e aberrante il loro rimborso da parte del servizio sanitario pubblico.
Tutto ciò fa pensare ad un’azione concentrica e quasi
concordata, certo non rassicurante per il futuro dell’Omeopatia
e, quel che è peggio, di migliaia di operatori del settore.
Tutto ciò, almeno per quanto
riguarda il nostro paese, appare incoerente con le recenti aperture
nei confronti delle pratiche di medicina tradizionale cinese in
merito alle quali sarebbe interessante approfondire i «trial»
clinici controllati e pubblicati a supporto dei fondamenti della
loro scienficità.
Al riguardo, sembrerebbe addirittura previsto l’avvio di un
piano di formazione medica e di ricerche scientifiche, di fatto
negate all’Omeopatia, pratica appartenente ad una solida e
secolare tradizione medica e, perciò, meritevole di essere
studiata.
Certo, le proporzioni fra Cina e Italia sono incommensurabili e
con esse anche i mercati...
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