La performance del corpo nella
risposta da stress
Intervista
a Alberto Panerai
alberto.panerai@unimi.it
Alberto Panerai è ordinario
di Farmacologia presso l'Università Statale di Milano. Da
molti anni la sua ricerca si rivolge alla fisiopatologia nel trattamento
del dolore e ai rapporti fra sistema nervoso centrale e sistema
immunitario. È autore di oltre 200 pubblicazioni su riviste
internazionali e libri in Italia e all'estero.
Professor Panerai, immaginiamo
che l’organismo si prepari a reagire a una condizione di tensione,
di pericolo o a un’importante prestazione fisica, può
descrivere cosa accade e quali sono gli effetti immunosoppressivi
dello stress?
Nello
stress acuto, ma di breve durata, l’organismo rilascia nel
circolo sanguigno due principali ormoni, l’adrenalina e il
cortisolo. Entrambi sono liberati dalle ghiandole surrenali e sono
fondamentali nell’organizzare le risorse energetiche del corpo
per disporre un’efficiente risposta fisiologica. L’adrenalina
prepara l’organismo all’azione, stimolando l’attività
cardiaca, l’irrorazione sanguigna ai muscoli e la funzione
respiratoria. Il cortisolo regola il metabolismo dei carboidrati
e dei grassi facendo aumentare la glicemia, la fonte principale
d’energia. Al contrario del cortisolo, di cui non avvertiamo
direttamente gli effetti, l’adrenalina induce quei sintomi
propri dello stress che condizionano lo stato di “allerta”
percepito attraverso tachicardia, tremori e intensa sudorazione.
Nello stress cronico i fattori coinvolti sono gli stessi, ma una
loro azione prolungata nel tempo può avere diversi effetti
negativi. L’indebolimento del sistema immunitario, in particolare,
è indotto sia per effetto periferico del cortisolo che per
effetto, nel Sistema Nervoso Centrale, dell’oppiaceo endogeno
Bendorfina e delle citochine.
Dopo un certo tempo i cambiamenti nel sistema cardiovascolare provocano
ipertensione che, a sua volta, può danneggiare il cuore,
i vasi sanguigni e i reni; i muscoli si indeboliscono e possono
svilupparsi ulcere gastroduodenali e particolari sensibilità
ad alcuni tipi d’infezione.
Però trarre conclusioni generali concernenti l’esistenza
di una relazione diretta fra stress e malattia è comunque
scorretto, poiché si possono verificare in persone e condizioni
differenti effetti anche opposti.
Che effetto hanno gli ormoni steroidei sulle funzioni cognitive,
come la memoria e la concentrazione?
Come dicevo prima, il cortisolo aumenta nello stress acuto. Nei
soggetti giovani che hanno più capacità ad affrontare
e controllare gli eventi stressanti [coping], la concentrazione
del cortisolo nel circolo sanguigno scende rapidamente a fine stress.
Nell’anziano o in assenza di coping, i livelli restano elevati
a lungo. L’esposizione prolungata di alcune aree cerebrali
al cortisolo è stata indicata come una delle cause degli
effetti dello stress sulla memoria e, a lungo termine, su altre
capacità cognitive, quali la concentrazione e l’apprendimento.
Nell’Alzheimer, la forma più diffusa di demenza senile,
una disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene con aumentati
livelli di cortisolo è il segnale tipico di questa malattia.
Come contrastare il processo che lega stress, invecchiamento
e danni alla memoria?
Lo stress è un fenomeno che coinvolge totalmente il sistema
endocrino e, attraverso questo, il sistema nervoso centrale e il
sistema immunitario, inducendo una serie infinita di eventi a catena
che tendono a controbilanciarsi fra effetti positivi e negativi.
Ci sono a disposizione vari strumenti per poter intervenire su questi
effetti, sia farmacologici che comportamentali. Ma ciò che
è veramente importante per poter intervenire è la
capacità, innanzitutto del soggetto stesso, di saper prevedere
e avvertire la situazione di stress per poterla modificare in modo
adeguato.
Ricordiamo che per alcune persone lo stress può non indurre
alcun danno o anche essere un fattore di miglioramento delle prestazioni
o delle funzioni fisiologiche stesse come, per esempio, la risposta
immunitaria.
Il
libro
Che stress! Effetti sulla
salute,consigli pratici, terapie
Edizione: Tecniche Nuove,
costo: 16,00 Euro
Di tutto e di più su questo argomento in una raccolta di
brevi saggi
con il coordinamento scientifico di Alberto E. Panerai
Per
saperne di più
Le molecole dello stress (glossarietto)
di Davide Gaglio
L’Adrenalina
è un ormone coinvolto nella risposta dell’organismo
in caso di stress acuto. È responsabile dell’ immediato
approvvigionamento delle risorse energetiche. Esso, infatti, accresce
la concentrazione del glucosio nella circolazione sanguigna, è
un vasodilatatore delle arterie muscolari e coronariche, aumenta
la frequenza cardiaca e rilassa la muscolatura addominale e bronchiale
stimolando così la respirazione polmonare. Quest’ ormone,
grazie alle sue proprietà, è usato in medicina per
via endovenosa in caso d’arresto cardiaco o shock anafilattico.
Il Cortisolo. Un aumento di questo
ormone nel sangue si verifica nel corso di varie circostanze, come
ad esempio il freddo, il dolore, il digiuno, i traumi fisici, gli
interventi chirurgici, la gravidanza, il parto e in tutte le situazioni
che possono provocare ansia. La sovrapproduzione cronica di cortisolo
contribuisce a causare degenerazione muscolare, ipertensione e compromissione
dei sistemi immunitario e riproduttivo.
Le Endorfine anche dette “oppioidi endogeni”
a causa delle simili proprietà biologiche con gli oppiacei,
sono un gruppo di molecole note per le loro proprietà analgesiche.
Esse sono prodotte dall’organismo in condizione di stress,
come difesa fisiologica contro il dolore e con un’azione più
potente della morfina. Le endorfine svolgono anche un importante
ruolo come neurotrasmettitori nella regolazione dei processi di
memorizzazione e di apprendimento.
Le Citochine sono sostanze
proteiche prodotte da alcune cellule e fungono da mediatori per
l'eliminazione di sostanze tossiche dall'organismo. Sotto il nome
collettivo di citochine sono raggruppati molti tipi di molecole
diverse, tra le quali anche le interleuchine, coinvolte soprattutto
nella risposta immunitaria dell’organismo durante i processi
infiammatori. Si pensa che questa classe di molecole possa essere
anche implicata nella regolazione della veglia, del sonno e della
memoria.
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